Capitolo sei - PreparativiQuella mattina Emma si alza di buon'ora, prima ancora che si possa svegliare il terremoto di sua figlia per preparare la colazione ed avere già tutto pronto, per quando i bambini sono svegli. In realtà non lo ammette, ma è nervosa per la scelta del suo abito da sposa, ed è il motivo per cui è già in piedi praticamente all'alba.
Mentre è intenta a preparare la macchinetta del caffè, i pancake e la tavola, a giungerle alle spalle è il suo fidanzato, il quale ha sentito che si alzava e che non avesse fatto ritorno nel letto e così è sceso per vedere che cosa combinasse. Nel vederla già immersa nei preparativi per la colazione capisce subito che c'è qualcosa che la turba.
Le cinge la vita da dietro e le bacia il collo, tra i capelli e l'orecchio, cosa che ama fare pazzamente. Sentire il profumo di fiori dei suoi capelli lo fa letteralmente impazzire.
La ragazza sentendosi stringere da dietro sobbalza leggermente, ma una volta che sente le braccia calde e accoglienti del suo uomo avvolgerla, si rilassa, facendo sì che la sua schiena entri in contatto con il petto di lui.
«Che ci fai già sveglia love?»
«Uhm, non riuscivo a riprendere sonno» risponde semplicemente, appoggiando la testa verso la spalla di lui, per lasciare che i loro sguardi si incrocino e le loro labbra si uniscano.
«Nervosa per il caso o per la scelta dell'abito?» chiede dopo essersi separato dalle sue labbra ed essersi preso la sua dose mattutina di baci, almeno per il momento.
Emma si stupisce di come lui riesce a leggerle dentro, ogni volta riesce a capirla, anche se lei non dice una parola, semplicemente guardandola negli occhi. La conosce meglio di chiunque altro.
«Entrambi! Ma forse stamattina più per l'abito. Voglio trovare quello perfetto. Però un po' mi sento anche in colpa a trascurare le indagini per pensare al matrimonio... Non che non voglia pensarci è che...» fa per trovare le parole più adatte, più che altro per non far credere al suo fidanzato che ci abbia ripensato, non è così.
«È che vorrei che August fosse qui. Tutto qui. Condividere con lui questo momento felice. So però che lui non vorrebbe vedermi triste e vorrebbe che continuassi la mia vita.»
Killian la guarda e l'ascolta senza dire nulla e quando lei ha finito di parlare, la bacia semplicemente di nuovo.
«Lo capisco Love, ma hai detto bene. August non vorrebbe che smettessi di vivere. Ci penso io oggi a indagare, a ogni novità ti chiamo. Tu piuttosto...» la sua voce da seria e comprensiva, si trasforma in maliziosa e provocante: «Mi dici come sceglierai il vestito?» chiede. Ora Emma è voltata verso di lui, nonostante stiano ancora abbracciati.
Lei scuote la testa e scoppia a ridere di gusto: «Non ti dirò niente capitano.»
«Vedremo» risponde prontamente lui, iniziando a farle il solletico. Emma ride ancora più forte, tanto da non accorgersi che sta lanciando anche dei piccoli urli divertiti e per cercare di difendersi da quella tortura. Lo soffre da morire il solletico e Killian sa bene dove farglielo. Sui fianchi e sulla pancia sono i punti in cui lo soffre di più.
Sono talmente presi da quel loro gioco che non si accorgono che è l'ora in cui la piccola peste di Hope si sveglia. Poco dopo infatti la sentono arrivare alle loro spalle.
«Perché siete in cucina?» la sua vocina spunta tra le urla di Emma e le risate, più forte di essa, quasi che i due si spaventano.
«Ehi ragazzina, già in piedi?» chiede Emma separandosi da Killian per prenderla in braccio e darle un bacio sulla guancia. Guarda l'ora e si accorge che sono già le 6:30.
Hope si stringe alla sua mamma e poi allunga le braccia verso il suo papà e prontamente lui la prende in braccio a sua volta.
«Perché voi non nel letto?» chiede ancora la piccola.
«Perché non avevamo più sonno e abbiamo già preparato la colazione, vedi amore.» è Killian a risponderle e mostrarle la tavola apparecchiata.
«Pateik» esclama entusiasta di vedere il suo piatto preferito per la prima colazione già pronto in tavola. La mette seduta in modo che possa iniziare a fare colazione, perché ormai ora che ha visto i pancake non si riuscirà a dirle per nessuna ragione che devono aspettare Henry.
Per fortuna il bambino arriva poco dopo, svegliato dalle chiacchiere.
«Perché siete già tutti svegli?» chiede Henry guardando l'ora sull'orologio grande in cucina. A quanto pare questa è la domanda del giorno in casa Swan/Jones.
«Tua madre è un po' agitata per la prova vestito.» prontamente Killian la prende in giro ed è felice che è arrivato Henry con lui può liberamente farlo. Spesso anzi il bambino lo asseconda.
«Davvero mamma?» chiede lui ridendo di gusto.
Emma scuote la testa, piccata da quelle prese in giro dei due uomini e poi lei deve mantenere la sua scorsa da dura, non può mostrarsi invece romantica è felice come una bambina, o meglio come Mary Margaret, la quale spesso sembra Biancaneve che canta agli uccellini per la sua natura romantica e felice.
«È così, me l'ha confessato prima, ma ora deve mantenere il suo lato da dura.» dice Killian all'orecchio del piccolo.
Ma non così piano.
«Guarda che ti ho sentito.» lo rimprovera Emma e mette le braccia incrociate guardandolo male. Per poi ordinare a entrambi di mettersi seduti per fare colazione e smettere di fare i pagliacci di prima mattina. I due obbediscono, ma continuano a ridere e guardarsi complici, il comportamento di Emma è a conferma di ciò che sostengono loro.
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Take my hand, past the clouds we'll find the stars
FanficQuesta storia é il sequel di "There's no storm we can't out run, we will always find the sun" consiglio la lettura della storia precedente prima di leggere questa. Sono passati tre anni, Emma é ormai felice accanto a Killian stanno per sposarsi, ol...