c i n q u e

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Giovedì
19/09/18
10:00

Eva
07:15
Ei, che è successo ieri? Sei andata via prima, tutto bene?

Eleonora
07:00
Emma, ieri sei corsa via, è successo qualcosa?

Giovanni
Ei, va meglio?
06:30

Non risposi a nessuno, presi la mia roba e uscì in cortile calandomi gli occhiali da sole sul viso. Raggiunsi le ragazze, coprendo le nocche con il giubotto. «Allora sei viva! Che cavolo hai fatto ieri?» chiese Silvia venendomi in contro per poi abbracciarmi. «sono stata male, non bevevo da molto» dissi ridendo. In fondo non era proprio una bugia, solo una mezza verità. «Vabbè ma voi? Che mi dite?» dissi sedendomi accanto ad Eleonora che continuava a lanciarmi sguardo prepccupati. «No ragazze il degrado totale. Mi hanno detto che la Covitti ubriaca fradicia ha provato a paccars il fratello della migliore amica ma tipo si è girata e ha vomitato sulle scarpe di Ginevra. Stavano per menarsi, uno spettacolo.» disse eva facendo scoppiare tutte a ridere. Restammo a chiacchierare finché non sentimmo il suono della campanella. Io ed Eleonora ci alzammo per ultime mentre le altre erano già entrate. Mi diressi verso l'ingresso ma prima di varcare la soglia la mia amica mi bloccò per la spalla. Mi voltai subito notando la sua espressione seria. Abbassò lo sguardo «che è successo cob la mano?» io la guardai un attimo per poi infilarmela in tasca «tranquilla, non è niente. Ema mi ha fatto incazzare e come una cretina ho tirato un pugno ad una saracinesca. Ora va tutto bene, non preoccuparti» la salitai senza darle tempo di dire altro e corsi in classe.

Giovedì
19/09/18
14:03

Una volta uscita da scuola ero pronta a prendere l'autobus, raggiungere casa e dormire un po', ma una volta superato il cancello notai una macchina fin troppo e poggiato ad essa l'ultimo ragazzo che avrei voluto vedere quel giorno. Sbuffai e mi avvicinai a lui mordicchiandomi il labbro per evitare una sfuriata. «Ciao!» mi disse lui sorridendo «Che vuoi?» chiesi incrociando le braccia al petto. «Sono venuto a prenderti. Non era...abbastanza evidente» disse indicando la macchina. «Divertente Ema. Prendo l'autobus.» feci per andarmene ma lui mi prese il braccio. «Oh, ma che ciai?» disse facendomi girare verso di lui. «Ma sei scemo? Emanuele possibile che non capisci mai quanto mi fai incazzare? Prima mi dai bacini mentre balliamo poi vai ad offrire da bere alla prima che ti passa davanti con un bel culo». Lui continuò a carcare di prendermi le mani ma puntualmente lo scanzavo spingendolo via. «Mado, Emma, sto casino pe na birra?» «Una birra? Mi prendi per il culo? Manco ti sei accorto che me ne ero andata». Lui distolse lo sguardo e sospirò, poi si staccò dall'auto e mi mise le mani sul viso portandomi a guardarlo negli occhi. «Mi dispiace, okay? Ciai raggione, sono un coglione», mi calmai un po' ma cercai comunqur di evitare il suo sguardo il più possibile. «Ei...» mi sussurrò, poi mi stampò un bacio leggero sulle labbra. Una volta staccato il contatto fu inevitabile. «Dai sali, ti porto a casa»

Domenica
22/09/19
08:02

«Sveglia fiorellino» disse mio fratello cercando di farmi io solletico sul naso. «Dai Nico, fammi dormire!» dissi con voce impastata dal sonno per poi ficcare la testa sotto il cuscino. La sua voce di domenica mattina non era proprio un dolce suono. «Dai, sfaticata. Tra poco passano amici miei per pranzo» disse tirandomu via le coperte di dosso. Sbuffai e mi misi a sedere stropicciandomi gli occhi. «Ci vivo anche io in questa casa, perché le cose le so sento all'ultimo?» dissi strofinandomi gli occhi che scacciare il sonno. «Non era in programma in verità. Dai non rompere e vestiti. Sono quelli di scuola tua eh.». Mi decisi ad alzarmi e dopo aver preso dei vestiti a caso nell'armadio mi chiusi in bagni per fare la doccia e dopo una ventina di minuti ero per lo meno in condizioni decenti. Sospirato per lq stanchezza che avevo ancora addosso, poi uscì dal bagno iniziando a farmi una coda per non avere tutti i capelli davanti al viso. Voltai l'angolo per raggiungere il salone, grattandomi la fronte mentre pensavo a come sarebbe andata a finire quella giornata, quando finii addosso a qualcuno. Indietreggai di un passo poi lo guardai.
«scusa»
«figurati» rispose Gio sorridendo. Evitai il suo sguardo il più possibile. Quegli occhi mi attraevano come nulla prima di allora, e questo mi spaventava da morire. Perché non mi sentivo così con Ema?
Lo sorpassai goffamente e raggiunsi il salone. I ragazzi erano tutti seduti, chi sul diveno e chi a terra, mentre parlavano di una qualche partita di cui io non sapevo nulla. Li salutai e mi sedetti sulla poltrona e presi a scorrere sulla home di instagram in preda alla noia. Il calcio non era proprio il mio principale argomento di conversazione.

Ema
11:02
Casa libera stasera?

Lessi il messaggio senza visualizzarlo. Mi portai le gambe al petto e guardai di traverso mio fratello. «Nico?» la conversazione si bloccò in un secondo, lui mi rivolse la sua attenzione.
«ci stai stasera?»
«no guarda mi sa che sto fuori. Edo stai co Eleonora oggi?»
«no cia tipo una cena co quelle delle medie»
«apposto, mi ospiti?»
«certo».
Mi voltai del tutto verso di lui sbloccando lo schermo del telefono pronta a rispodere. «Per che ora torni domani» «Boh, ma tanto quello va sempre via presto. E pure se fosse mica mi sconvolgo eh» mi ripromisi di picchiarlo in un secondo momento. Mi limitai a guardarlo male e a sbuffare per poi tirargli un cuscino facendo scappare una risata agli altri, tranne Gio che accennò un sorriso grattandosi la fronte.

Io
10:04
Libera. A che ora arrivi?

Ema
10:04
Per le otto, porto io la cena.

Bloccai il telefono riposandolo in tasca, pou cercai di partecipare alla conversazione.

Domenica
22/09/19
20:03

Ero seduta sul divano a guardare il telefono solo da pochi minuti, il citofono suonò proprio quando sulla home comparve il video super mosso di un concerto. Lanciai il telefono suk divano e corsi alla porta, aprii e lo trovai con due cartoni di pizza in mano.
Lui mi sorrise.
Io gli sorrisi.
Entrò e gli chiusi la porta alle spalle. Poggiò i cartoni sul tavolino posto tra la tv e il divano, so voltò poi mi venne in contro abbracciandomi. Gli portai le braccia attorno al collo, le dita strette tra i suoi capelli, il volto tra la clavicola e il collo. Venni invasa dal suo profumo così familiare. Sapeva di sigarette e di quel profumo da uomo di cui non ricordavo mai il nome. Mi strinse forte per i fianchi, mi diede qualche bacio sulle tempie. «mi dispiace, scusami...» mi sussurrò. Presi il suo volto tra le mani per guardarlo. Lo accarezzai spostando una ciocca riccia dal suo viso, poi gli diedi un bacio, uno dei pochi delicati che ci scambiavamo solo dopo aver litigato. Quando ci separammo lo guardai un momento per poi andate sul divano. Poggiai la schiena sul bracciolo e le mie gambe sulle sue. «allora, che guardiamo?» chiesi mentre lui mi accarezzava la coscia. Optammo per uno dei nostri classici e mangiammo pizza ler un tempo che a me sembrò eterno, nonostante fossero passati solo trenta minuti. Quello era il film che avevamo visto esattamente un anno prima, al nostro terzo "appuntamento". I nostri guardi si incrociarono e ci sorridemmo con complicità. Mi prese per la vita e mi fece sedere in braccio a lui, stringendomi per calcellare ancora di più la poca distanza che c'era tra noi. «buon anniversario Emma.»  poi si gettò sulle mie labbra nel preciso istante nel quale, un anno prima, ci eravamo scambiati il nostro primo bacio.
Quella serata si concluse come tutte le altre. Raggiungemmo la mia camera senza finire il film, lasciando i vestiti sul pavimento.
Quanto avrei voluto che quel giorno non finiase mai...

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 13, 2023 ⏰

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Reciprocamente Necessari || Giovanni GarauDove le storie prendono vita. Scoprilo ora