Era il 15 Marzo del 2009, ed io ero a casa mia situata in piccolo paesino della Francia poco distante dalla immensa e lussuosissima Parigi, il mio paesino aveva ben poco di lussuoso a dirla tutta.
Apparentemente avevo una vita perfetta, famiglia adagiata, genitori sempre troppo presi dal lavoro per accorgersene di qualunque cosa non andasse in me, voti ottimi a scuola e un cane davvero tanto carino che adoro perché mi tiene sempre compagnia.
Da piccola, per via del lavoro dei miei, ho passato molto tempo con babysitter e i miei nonni, la verità è che ogni ragazza che i miei genitori sceglievano di affiancarmi non mi andava bene, io volevo stare con i nonni.
Grazie a mia nonna ho appreso l'amore per la vita, e grazie a mio nonno, attraverso i suoi racconti, la voglia e la forza di affrontare le più dure delle situazioni.
Avrei passato tutta la mia vita con loro, sul divano rustico ideale per la campagna davanti il camino; ma purtroppo tutto è cambiato, mio nonno invecchiava sempre di più e presto mia nonna è caduta in malattia.
Durante il tempo rimasto, presi sul serio i loro insegnamenti e iniziai a sciare su un piccolo libro, trovato in cantina, con solo un ritratto dei miei nonni, ancora giovani, in prima pagina, scrivevo poesie, su di loro, il loro eterno amore e della mia vita che giorno dopo giorno cambiava sempre di più.
Scrivevo e basta, non so il motivo preciso, mi faceva star bene scriverle, ma non leggerle. Non leggevo mai due volte ciò che avevo scritto, una sola volta per controllare i vari errori grammaticali, poi basta; nuova pagina.
A volte credo sia tutta colpa mia, la malattia di nonna Carla o il precoce invecchiamento del nonno Raffaele.
I medici pensano che la nonna sia affetta da una forma di demenza temporale dovuta all'età e alla mancanza dei luoghi nativi,portandola a pensare di essere una ragazzina;nel caso di nonna Carla l'Italia, i miei nonni sono entrambi italiani, toscani per precisione, si sono conosciuti in Puglia però, in vacanza, il nonno appena finito il militare e la nonna dopo aver lottato e passato l'ultimo anno del magistrale.
Decisero ben più tardi di andare a vivere in Francia, fra gli anni settanta-ottanta, quando la nonna era al sesto mese, in attesa del mio papà.
Non ho mai capito perché mia nonna, insieme al nonno, scelsero proprio la Francia o perché proprio Giverny.
Forse hanno scelto quel piccolo paesino per il caratteristico clima primaverile-estivo-primaverile, un luogo romantico come nonna Carla e dolce come il loro lungo e vero amore.
A volte credo che non esista più l'amore, o almeno non più quello come il loro, duraturo e costante in cui la moglie coccolava il coniuge ed esso, a sua volta, coccolava lei, ma non con gestì fisici, no, ma di quelle piccole attenzioni quotidiane che fanno la differenza, come ad esempio, era consono fare per la nonna nel periodo invernale, mettere il pigiama del nonno sul termosifone in modo che si riscaldasse e se lo mettesse caldo, per il nonno, invece, non c'era niente di fisso, le metteva la coperta quando si addormentava guardando la tv, le preparava il pranzo e glielo serviva al letto quando era influenzata, e addirittura all'inizio della sua malattia iniziò lui a prendersi cura di lei, così come lei fece con lui per tutti gli anni trascorsi insieme.
Sentivo che non mi sarei mai innamorata di qualcuno realmente, certo delle cotte le ho prese anch'io.
La mia prima cotta è stata in terza elementare quando arrivò un nuovo bambino trasferitosi da poco fa Strasburgo, per il suo lavoro era costretto a cambiare città ogni cinque anni senza mai sapere la prossima destinazione. Si chiamava Alvin, alto per la sua età, biondo ma non troppo, magro e con degli occhi verdi da togliere il fiato, era carino con me, a differenza degli altri bambini che mi hanno sempre fatta sentire diversa per via dei miei denti, incredibilmente larghi fra loro e sporgenti. Alvin non mi faceva pesarese la differenza dei miei denti, al contrario delle altre bambine che venivano in classe con me, erano delle vere arpie figlie di papà. Finì le elementari, iniziai le medie, Alvin rimase fino a metà dell'ultimo anno, poi è partito di nuovo, nuovo semestre scolastico , nuovo anno, nuova città e nuova vita per il mio unico caro amico vero.
Nel frattempo, nel periodo delle scuola media mi trasformai in un piccolo anatroccolo, bassa apparecchio dentale e occhiali da vista doppi come il fondo di una bottiglia di vetro.
Ridotta com'ero nessuno mi avrebbe mai accetta, certo, la pubertà arriva un po' per tutti, ma io sembravo esserci caduta dentro. Venivo presa in giro. Mi inscrissi anche in palestra, ci andai per un solo giorno, vidi alcune mie compagne di classe che ben presto iniziarono a ridere di me, rimasi due ore chiusa nella cabina doccia della palestra, non volevo uscire, mi vergognavo.
Il giorno seguente come di mia consona routine andai a casa dei miei nonni in campagna, entrai, notai subito qualcosa di diverso dalle altre volte, come se non ci fosse nessuno nel salone, a voce alta gridai:
<<NONNAAA DOVE SEI?>>
<<arrivo amore>> mi rispose dolcemente nonna Carla.
Non sapevo cosa stesse facendo mia nonna, ma soprattutto non vedevo e sentivo il nonno. Vedo la nonna, era bellissima, indossava un tailleur di seta nero con una décolleté nera con un tacco non molto alto e adatto per lei, e infine una pelliccia di visone.
Non avevo mai visto nonna vestita così, era incantevole, aveva un trucco molto delicato e abbinato all' outfit, sembrava un'attrice in sfilata al red carpet del cinema di Venezia.
Sentimmo suonare il clacson di una macchina.
Uscimmo. Era mio nonno, che da fuori ci stava aspettando in macchina da un pezzo, anche lui era vestito un tutto in tiro, ma ancora non avevo capito il perché. Salì in macchina. Arrivammo nella immensa Parigi, i miei nonni erano vestiti idoneamente al contesto a mia differenza. Arrivati vicino la Galeries Lafayette il nonno ci fece scendere dall'auto,
<<Carla ci vediamo qui alle 7.00pm in punto>>
<< va bene>> disse sempre molto dolcemente mia nonna,
<<ciao piccolo angioletto>> mi disse il nonno mandandomi un bacino con le labbra, io mi limitai a sorridere.
Non capivo cosa stesse succedendo intorno a me, vedevo gente, automobili, tram, cani e negozi di ogni fabbisogno.
<<andiamo Sofi>> disse la nonna tendendomi un braccio, l'afferrai e proseguimmo la strada fino all'immensa galleria. Una volta entrati iniziai ad ammirare le decorazioni e lo stile della galleria, era lussuosa, c'erano un sacco di aree al suo interno, io e la nonna andammo in un negozio di abiti, erano abiti importanti, da cerimonia, mi fecero sedere, e poco tempo dopo mi portarono alcuni abiti, tailleur gonna e tailleur pantalone, vestitini a impero e vestiti con il tulle, insomma avevo di tutto fra le mie mani.
Entrai nel camerino, misi per primo il tailleur gonna, mi guardai allo specchio, scoppiai in lacrime, piangevo in silenzio, non volevo mi sentissero, non volevo attirare l'attenzione su di me. Entrò nonna Carla nel camerino, mi guardò e capì tutto, dicendomi che sapeva sarebbe successo. Il tailleur gonna non si chiudeva, era stretto, usciva tutta la mia pancia da dentro. Mi sentivo orribile, ancora una volta.
La nonna mi abbraccio forte e mi fece un discorso sulla bellezza, di cui non ne ho mai parlato con nessuno, custodisco quelle parole come fossero diamanti puri.
<<questo lo prendiamo, anche se ora ti va stretto, ora prova altro, abbiamo un occasione a giugno>>
<<va bene nonna>> le dissi con un filo di voce e gli occhi ancora rossi, avrei voluto altre spiegazioni, ma non sono stava abbastanza forte.
Provai tutto, i vestiti mi facevano sembrare molto più grassa e bassa, il tailleur pantalone, invece, sembrava fosse fatto me, mi sentivo a mio agio e anche molto elegante.