παιδίον (pt.1)

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31 luglio 1707

Un vento, caldo e marino, soffia gentile tra le chiome folte degli alberi tra cui i rami s'annidano gufi bubolanti mentre nella scuderia i cavalli nitriscono nervosi. L'oscurità del grande giardino è frammentata dalla luce delle piccole lucciole, che volano, libere e rapide, nel cielo notturno. La pineta, la scogliera ed il paese interno invece sono avvolti nella tenebra e gli uomini intrappolati in sogni profondi.

È buio.

Tutto tace se non fosse che la dimora dei Martignano sia intrisa della luce delle candele ad olio e dal moto nervoso e rapido dei suoi abitanti. I latifondi, il giardino, le scuderie e la serra sono avvolte nella tenebra e nel silenzio più assoluto, al contrario della villa del conte, completamente illuminata. Difatti se non fosse per le urla e lo scalpitio rapido lungo le scale ed i corridoi, la dimora apparirebbe come un faro sulla scogliera. Nel salone illuminato dalle candele ad olio vi sono un fanciullo ed un bambino dai tratti simili mentre in cucina due donne sono intente a raccattare stracci ed acqua calda. Il bagno e la biblioteca invece sono avvolte nell'oscurità e nel silenzio e lo sarebbe anche lo studio se non fosse rischiarato dalle lampade, in quanto nessuno vi è all'interno. Nonostante ciò, vi sono dei fogli macchiati d'inchiostro sparsi sulla scrivania in legno scuro, alcuni libri riversi sul tappeto e la poltrona cigolante accanto alla libreria. Le scale ed i corridoi del piano superiore sono tutti illuminati insieme ad altre due camere: la stanza del conte e la toilette della contessa. Le salette dove dormono i pargoli invece sono avvolte nel buio e nel silenzio, ma le lenzuola sgualcite ed i guanciali riversi sul pavimento sono sintomo evidente del loro brusco risveglio.

Le domestiche s'affanno per le scale, incespicando di tanto in tanto nelle loro lunghe gonne nere, mentre il maggiordomo rimane fermo dinanzi al padrone di casa, seduto insieme alla figlia maggiore su un divanetto posto nel lungo corridoio vicino alla porta della camera matrimoniale. La fanciulla stringe la mano del padre, infondendogli coraggio, e l'uomo l'osserva con occhi lucidi. I loro cuori pulsano con ardore ed i loro respiri s'irregolarizzano sempre più mentre assistono timorosi al via vai delle domestiche. Un urlo più acuto degli altri fa scattare in piedi il conte, ma prontamente il maggiordomo gli si accosta, pregandolo di accomodarsi accanto alla figlia, rimasta immobile e con gli occhi sbarrati dalla paura, in quanto il momento non è ancora giunto. Il volto del conte s'arrossa per la collera e le labbra si serrano con forza. L'uomo compie un profondo respiro e tenta di placare l'animo, iroso e terrorizzato. Vorrebbe irrompere nella camera matrimoniale, stringere a sé la moglie e baciarla con ardore, ma non gli è possibile. Le domestiche gli sbattono la porta in faccia prima che possa entrare in stanza, obbligandolo di conseguenza a retrocedere ed a non lamentarsi, in quanto non sarebbe di alcun aiuto per la moribonda. Il conte porta le braccia dietro la schiena, stringendo tra loro le mani, per poi camminare avanti ed indietro con il capo chino, udendo distrutto le grida dolorose della consorte. La figlia maggiore l'osserva nervosa, ghermendo con forza la vestaglia e cercando invano di non puntare lo sguardo sulla porta chiusa alla sua sinistra. Passano i minuti e l'unico suono che s'ode sono le urla della contessa e le parole di conforto delle domestiche quando un improvviso vagito distrugge l'attesa. La fanciulla ed il maggiordomo guardano increduli la porta della camera matrimoniale mentre il conte riesce a malapena a reggersi sulle gambe tanta è l'emozione. Il pianto liberatorio del neonato fa piangere la figlia maggiore del padrone di casa e bruciare i padre di gioia. Il conte non riesce più a star fermo, irrompendo nella sua camera nonostante le suppliche della figlia maggiore e del maggiordomo. Non appena entra nella stanza, il suo interesse viene catturato dal letto a baldacchino in legno massiccio dove giace la sua consorte, stremata ed ansimante. La donna giace supina e con le gambe divaricate mentre il petto si muove lentamente, seguendo il suo atto respiratorio. Le sue membra, bagnate dal sudore, fanno apparire la vestaglia sporca di sangue come una seconda pelle, angosciando ancor più il marito. Le gemme, incandescenti e verdognole, del conte osservano commosse la moglie intanto che avanza verso di lei. Lo stomaco gli duole e le lacrime gli offuscano la vista, ma la felicità è così grande da non turbarlo oltre. Il cuore gli pulsa con ardore in petto ed il respiro quasi gli manca quando si siede accanto all'amata, sussurrando dolcemente il suo nome: «Amelia.»

La donna, stremata e dolorante, dischiude lentamente le palpebre ed osserva con amore il suo sposo. Gli sorride appena ed incastra le loro dita, permettendogli di avvicinarsi e prendere posto accanto a lei. La contessa sospira sollevata non appena poggia la schiena contro la moltitudine di guanciali intanto che le domestiche s'affrettano a pulirle le gambe e portar via i recipienti colmi d'acqua e sangue. Nella confusione la figlia maggiore riesce ad entrare, anche se è lo spintone di una serva a permetterglielo, che non s'interessa di lei e si avvicina rapida ai due consorti. Tossisce e porge loro la celestiale creatura, dichiarando commossa: «È una femminuccia.»

I volti dei due sposi s'animano di gioia mentre osservano con amore la neonata avvolta in fasce, che istintivamente s'accuccia contro il petto prosperoso della madre, vagendo con voce strillante. Il conte, emozionato come in rare occasioni, avvicina cautamente la mano verso il viso della creaturina, accarezzandole la guancia, paffuta e rosea. La contessa osserva innamorata il suo consorte e la figlia quando viene richiamata dall'ostetrica: «Come vorrebbe chiamarla?»

La nobildonna guarda il marito e, dopo aver ricevuto il suo tacito consenso, annuncia commossa: «Victoria Caterina Martignano.»

L'ostetrica sorride alla contessa, chinando il capo in segno di rispetto, per poi rivolgersi al conte: «Quando vi recherete all'ufficio anagrafe?»

«Non appena spunterà l'alba me ne occuperò personalmente.» Asserisce l'uomo con autorità. «Questa notte è nata una stella meravigliosa, Victoria Caterina Martignano, e questo avvenimento verrà registrato con estrema precisione.»

L'ostetrica china ilcapo ancora una volta, salutando i due padroni di casa e sparendo poco istantidopo oltre la soglia della stanza matrimoniale. La piccola Victoria continua avagire contro il petto prosperoso della madre in cerca di nutrimento, ma sfortunatamenteper lei non è compito della contessa sfamare sua figlia. Difatti subito dopo ilconte bacia la neonata sulla morbida fronte e la moglie sulle labbra carnoseper poi lasciare la casa e convocare la balia, ovvero l'unica donna che sfameràed accudirà Victoria. Non appena i suoi tre figli odono il rumore delle ruotedella carrozza sulla ghiaia, irrompono nella camera matrimoniale, accerchiandola madre ed osservando, curiosi ed emozionati, il nuovo membro della famiglia.

Victoria e Dimitrij Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora