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Nel frattempo, Louis era riuscito a fuggire. Ancora non riusciva a crederci!

Gli era venuto un lampo di genio quando la voce Zayn aveva detto «È davvero un incubo, questo.»

Se quello era un incubo, allora poteva governarlo e decidere cosa fare. Come quando riesci a sognare quello che vuoi. Certo, doveva rilassarsi, altrimenti non ce l'avrebbe fatta. Prese alcuni respiri profondi e disse quello che desiderava ardentemente:

Uscire di lì.

E infatti si era ritrovato in una foresta strana e fitta, dai rami contorti, con un unico sentiero iluminato da luci che non provenivano da nessuna parte.

Ovviamente, si era incamminato per trovarne una fine e magari incontrare qualcuno. Così avrebbe potuto chiedere indicazioni.

Ma oltre ai bizzarri animali che popolavano l'intricata vegetazione, non c'era anima viva. O morta.

Cominciò a preoccuparsi quando il sentiero scomparì lentamente. Non sapeva più in che direzione andare, e i cartelli confusi che puntavano ovunque non lo aiutavano.

Si sentiva tanto stanco, l'ansia gli attanagliava lo stomaco e le voci si sovrapponevano le une sulle altre.

Si sedette sulla radice sporgente di un albero, nei pressi di uno stagno.

E aspettò.

Un segno, una dritta, un salvataggio.

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«CHE COSA?!»

L'urlo di Harry risuonò in tutto l'edificio, tanto forte da causare un terremoto nel corridoio infinito.

Subito accorse Nick, come un valletto, e in seguito anche i gemelli, spalla contro spalla. Ghiro rimase dov'era.

«Cos'è successo?!» fece Nick, con il fiatone per essere arrivato velocemente.

«Louis!» rispose il riccio, secco come una botta in testa, senza nemmeno guardarlo in faccia. Sembrava scosso.

«Come diavolo ha fatto quel bimbetto...» iniziò Pinco Panco.

«...A liberarsi delle manette?» terminò Panco Pinco.

«Deve aver capito che può controllare ciò che accade. Dannazione!»

Disse il demone, diventando all'improvviso rosso e caldo, quasi prendendo le fattezze dello stesso Lucifero. Gli occhi neri, non più verdi, guardavano il vuoto come per trovarci una risposta.

Nick annuì senza lasciar trasparire alcuna emozione, cosa che lo rendeva più competente di chiunque altro, nel Regno.

«Cerca di stare calmo, lo troveremo.»

Provò a tranquillizzarlo il magrolino.

Harry commentò:

«Certo che lo troveremo. Se così non fosse, sappiate che distruggerò chiunque osi avvicinarsi a me in futuro.»

Detto questo, schioccò le dita e si teletrasportò fuori, dove la scogliera si stagliava contro il mare in tempesta e gridò, cercando l'amplificazione migliore:

«LOUIS!»

Pronunciò così tante volte quel nome che ormai suonava come un lamento e non come la parola dolce che in realtà era.

Contemporaneamente a lui, Nick si avventurava lungo la spiaggia.

Stava pronunciando delle bruttissime parole contro Harry, che lo costringeva a cercare un umano insignificante in lungo e in largo.

Ma era obbligato a farlo: sapeva che il demone teneva a Louis più di ogni altra cosa e che anche il piccolo ricambiava, nonostante il tradimento subìto.

Per quanto Nick potesse essere crudele e insensibile, non era cieco e certamente non pigro.

Assieme a lui, ma in un punto diverso, anche i gemelli si stavano dando da fare per cercare Louis.

Percorrevano il famoso corridoio a ritroso, stando attenti a non svegliare qualche incubo con i loro schiamazzi.

Harry era in ansia.

Louis stava per mettersi a piangere.

Ghiro non faceva niente.

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Lo stagno vicino al quale si era seduto ospitava una famiglia di ranocchie tanto buffe, di quelle che i bambini disegnano con i pennarelli.

Forse erano l'unica cosa che salvava Louis da un attacco di panico.

L'atmosfera che lo circondava era misteriosamente macabra, quasi onirica, e lasciava tutto all'immaginazione. Sempre meglio del manicomio, ma peggio della camera di Harry.

Per la prima volta nella sua breve vita di sbalzi d'umore, il ragazzino rimpiangeva di non aver fatto il bravo. Magari, rimanendo là, avrebbe fatto pace con il riccio. Magari lo avrebbe tenuto con sé al sicuro.

Invece no! Lui era scappato dall'unico posto che gli dava un po' di certezze.

Non si soffermò a lungo in questi pensieri, perché ad un certo punto sentì una voce che, chiaramente, non apparteneva al suo subconscio.

«Non sai dove andare?»

Era una voce calda e divertente, simile a quella che aveva Niall quando parlava nella sua testa con la bocca piena, ma più profonda.

Si guardò attorno per un bel po', fino a quando non vide una sagoma distinta sul ramo dell'albero vicino.

Era...

«Un gatto?» fece, stranito, arricciando il naso adorabilmente.

«Non sono un semplice gatto, io sono uno Stregatto!»

Lo corresse il felino, che di felino aveva solo l'aspetto. Ma, sicuramente, non era comune. Sembrava composto da aria per come fluttuava leggiadro, e per come era apparso dal nulla.

Louis non si fece troppe domande e sorrise:

«Beh, Stregatto. Puoi dirmi se qua vicino abita qualcuno? Qualcuno che non sia terrificante o suonato.»

Lui rise, rotolandosi tra le foglie della quercia, svelando un sorriso esagerato che gli andava da un orecchio all'altro.

«Oh, bambino. Ne troverai ben pochi...»

«Di chi?»

«Di non terrificanti!»

A quelle parole Louis abbassò lo sguardo, vicino alle lacrime, ma si ricompose.

«Non importa. Di chi è l'abitazione meno distante?»

Lo stregatto, che non aveva smesso di far uscire dalla sua oscena bocca delle risate, rispose:

«Del cappellaio, se ti interessa. Basta seguire la musica. Ma fai attenzione: lì da lui, il tempo sembra non passare mai...»

E in un sussurro, scomparve.

NIGHTMARE (H.S. & L.T.)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora