Paco vive nella mia casa da ormai dieci anni: l'ho preso quando era solo un cucciolo di Corgi dal pelo candido a macchie color caffellatte, soffice come la neve che si posa delicatamente sulle strade d'inverno. È sempre stato un cane mansueto e anche abbastanza pigro, e ha sempre preferito rimanere seduto sulle mi gambe a farsi coccolare o dormire beatamente nella sua cuccia piuttosto che correre con gli altri cani al parco, e si può dire lo stesso di me.
Spesso si rintana nel mio studio mentre lavoro tra le carte o leggo un libro, mi guarda curioso come se anche lui volesse provare a capire le parole scritte sulle scartoffie o sulle pagine ingiallite delle enciclopedie e dei miei vecchi libri. A volte mi sembra che qualcosa la capisca davvero: è sempre stato un cane intelligente, a parer mio.
Oggi, però, mi è parso più attivo del solito: ha iniziato improvvisamente a girare in tondo per il salotto e a scorrazzare da una parte all'altra della casa, come se si fosse svegliato tutt'a un tratto da quel suo lungo stato di torpore che lo ha accompagnato in ogni momento della sua vita.
Decido di portarlo fuori per fare una camminata al parco: dopotutto, cosa potrebbe mai succedere se ogni tanto si cambiano un po' le proprie abitudini?
Ci metto poco a prepararmi per uscire, ma a Paco è sembrata un'eternità: per tutto il tempo mi ha guardato per tutto il tempo scodinzolando come implorandomi di sbrigarmi e di soddisfare quel suo irrefrenabile bisogno di uscire.
Finalmente mi infilo le maniche del giaccone nero alle braccia e varco la soglia di casa con Paco al guinzaglio, che sembra sempre più eccitato all'idea di poter correre liberamente; chissà qual è il motivo di questo repentino cambiamento.Non mi lascia neanche il tempo di percepire il freddo invernale che mi punzecchia la barba rada che già inizia a tirare in direzione del parco: ci siamo stati pochissime volte, cinque o sei al massimo, ma la strada se la ricorda come se qualcuno gliel'avesse impressa nella memoria con uno stampino.
A un certo punto perdo il controllo della mia mano, che si apre e lascia andare la corda rossa del guinzaglio senza quasi che io me ne renda conto. Nell'esatto momento in cui inizio a correre per inseguire Paco, eccolo che è già sulla strada, una BMW nera che passa veloce, ormai è troppo tardi per fare qualsiasi cosa.Mi alzo di scatto a sedere sul letto, il sudore gelido che mi attraversa la schiena e mi imperla la fronte, le mani tremanti. Era solo un sogno. Più o meno.
Paco è morto così, esattamente un anno fa.