Ritratto di chi non c'è più

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Una volta, per esempio, era rimasta da sola davanti alla Sedia di Van Gogh. Avendola osservata tanto a lungo le era parso addirittura di essere nella camera di Arles, in Provenza, nella Casa Gialla.
Si era poi ricordata dell'antitetica sedia di Gauguin, che aveva visto invece al Van Gogh Museum ad Amsterdam.
Le pareva giusta questa scelta: conservare i due dipinti in luoghi diversi. Perchè le due sedie, dipinte di spalle l'una all'altra, erano nate come simbolo di una divisione, di un addio.
Ed ecco che Van Gogh, passata quella follia iniziale che l'aveva portato a tagliarsi il lobo dell'orecchio e ad essere ricoverato, decise di dar vita a due ritratti: il suo e quello dell'amico perduto. Ritratti metaforici, che per la prima volta, non si servivano di fisionomie, ma di oggetti. Su quelle due sedie i due amici avevano passato giornate a conversare sul mondo, sull'arte. Se la sedia vuota dell'amico indicava la sua rottura con Van Gogh, la sua stessa sedia quasi pareva presagire la sua andata, la sua fuoriuscita dalla vita, che di lì a poco sarebbe avvenuta, dopo due anni, nel 1890, causa suicidio.
La sedia di Van Gogh è modesta, di legno e di paglia, dei colori che egli amava: giallo e azzurro, che alludevano al modo di dipingere di Van Gogh: alla luce del giorno, di fronte a un modello. In essa una pipa e la sua sacca di tabacco.
La sedia di Gauguin ha colori più caldi: verdi e rossi. L'atmosfera è notturna, una candela allude alla sua abitudine di dipingere di notte, a memoria, al contrario di Van Gogh. La sedia è di un legno scuro, raffinata, sopra di essa due romanzi francesi che alludono all'intelletto di Gauguin.
Anche le pennellate sono diverse: nella sedia di Gauguin Van Gogh si serve di meno colore, avvicinandosi allo stesso stile dell'amico.

Livia, che ammirava il pittore olandese e che pensava di poter in qualche modo guarire seguendo i suoi passi, un giorno imitò quel gesto simbolico. Anche lei aveva conosciuto la separazione da persone care.
Così un giorno dipinse la sua sedia.
Ed un'altra.
Sulla sua c'erano un mucchio di carte disordinate, messe lì alla rinfusa, e un fiore. Probabilmente aveva pensato che quegli oggetti potessero rendere al meglio e in sintesi la sua esistenza: sempre confusa e contorta, piena di incertezze e ripidità, ma con in cima alla montagna un unico faro, l'arte.
L'altra non era vuota: era interamente occupata da un giradischi, piazzato lì, di un azzurro molto chiaro.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 27, 2019 ⏰

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