11° - Ondine.

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Quella sera il tempo non prometteva nulla di buono, avrebbe piovuto da un momento all'altro, il giovane Nedakh lo percepiva dai nuvoloni che si avvicinavano sempre di più.
Da qualche settimana aveva trovato un piccolo impiego giù al molo, doveva semplicemente scaricare la merce che le grandi navi portavano da regni lontani.

Dopo che quel mercante l'aveva lasciato ai confini del piccolo villaggio che affacciava sulle sponde del mare era stato più fortunato, magari stavolta pensava o meglio sperava, di trattenersi un po' di più.

Il mare gli ricordava la sua vecchia città, Atlantide, la ricordava appena così come i suoi genitori. Non riusciva neppure ad immaginare come sarebbe stata adesso la sua vita in quella lontana cittadina. Era consapevole del fatto che doveva andare avanti, dimenticare il passato.

Se solo si soffermava a pensare che avrebbe potuto essere il re di Atlantide rimpiangeva di essersene andato quella notte.
Non sapeva se la sua gente era sopravvissuta, se quell'antico regno risiedeva ancora o era stato completamente raso al suolo.

Era passato troppo tempo ma pensava spesso alla sua vita precedente, quando aveva servitori ai suoi piedi, un grande palazzo e no doveva andare di certo a lavorare per avere un po' da mangiare ed un posto dove alloggiare.

Per i suoi lavori gli era stato assegnato una vecchia locanda dove avrebbe passato le seguenti tre notti prima di ripartire nuovamente verso una nuova città che si trovava lì vicino.Ne aveva visitato in totale ventidue, non stava in un posto per più di tre giorni, massimo cinque se era fortunato.

Mentre si avviava alla locanda delle gocce d'acqua fredda iniziarono a bagnarlo, così aumentò il passo.
Non appena entrò notò subito il calore che emanava, molti uomini erano tranquillamente seduti al loro posto che bevevano vino, tutto troppo tranquillo per i suoi gusti.

Si avviò al bancone ordinando qualcosa di forte che lo avrebbe fatto subito addormentare.
Mentre si voltava con il suo rum urtò sbadatamente contro qualcosa, fortunatamente non successe nulla di grave, solo un po' di bagnato per terra.
Non appena alzò gli occhi per vedere con cosa aveva sbattuto ne restò completamente sorpreso. Era una giovane donna, con lunghi capelli nero corvino che le scendevano fin lungo la schiena, i suoi iridi azzurro oceano risplendevano alla luce di quelle candele.

Scosse la testa allontanando il calice dalla donna.
- Perdonatemi, non vi avevo visto. -
Accennò tranquillo mentre abbassava il capo come per fare un piccolo inchino.
- Spero che non le abbia sporcato il vestito... -

- Non...non fa niente... -
L'uomo si piegò per fare un inchino, gli chiese qualcos'altro che lei all'inizio non capì poi ci riuscì e abbassando il capo cercando qualche macchia di bagnato sul vestito aiutandosi con la mano.
- ...oh, io credo di no. -
Era rimasta imbambolata, non sapeva più che dire né se fare anche lei un inchino.

Il giovane Nedakh riposò il calice sopra il tavolo, temendo di combinare nuovamente qualche nuovo disastro come quello che aveva commesso.
Annuì sollevato, si aspettava di certo una diversa reazione dalla donna, qualunque ragazza si sarebbe irritata o infuriata se qualcuno le avesse buttato qualcosa addosso ad un vestito, ma lei evidentemente no, era diversa.

Era chiaro come la luna che non doveva essere di quelle parti, era troppo ingenua, troppo cauta per essere una del posto.

- E' stata molto fortunata allora, mi sarebbe dispiaciuto sporcare un così bel vestito.-

Accennò un sorriso ironico piegando la testa lateralmente mentre non toglieva gli occhi di dosso dalla donna.
- Dovrebbe stare più attenta dove va la prossima volta. Cosa ci fa un così giovane donna da queste brutte parti? -
Chiese con curiosità mentre continuava a giocherellare con la collana che aveva appeso al collo.

Magari la stava mettendo in imbarazzo senza neanche accorgersene, di certo non era sua intenzione. Era sempre stato un tipo chiacchierone, e sopratutto aveva sempre avuto una bella faccia tosta.

-Veramente io stavo andando sul palco, a cantare...-

Così diede un occhiata da quella parte e vide che un uomo con una folta barba si stava esibendo con uno strano strumento che teneva fra le braccia.

- Ma credo che dovrò andare da un altra parte , visto che hanno preso il mio posto... neanche tu sembri di queste parti o sbaglio?-

-Cos'è quello? -
Senza neanche accorgersene le erano uscite le parole di bocca e cercò di rimediare.
-Scusatemi, se volete potete anche non rispondere. -
Adesso era diventata di nuovo rossa e aveva abbassato lo sguardo.

Accennò un sorriso scuotendo la testa, con la mano prese delicatamente il ciondolo mostrandoglielo.
Era un autentico cristallo che emanava una luce propria, blu notte.
Era unica che rara, proveniente dal suo regno, ogni abitante era in obbligo di possederne una e lui non l'aveva mai tolta.

-Non ho niente da nascondere, è diventato solo un ricordo ormai per me. Apparteneva alla mia famiglia, al mio popolo. Un tempo...-

-Ora non più? -
A sentire il suono delle sua voce che pronunciava quelle parole si sentì decisamente presuntuosa e scortese.

- Non più. Ho abbandonato il mio popolo parecchi anni fa...Non so nemmeno che fine abbia fatto.-

Rispose sincero.
La sua mente iniziò a vagare in lontani ricordi passati, ricordava appena la sorella minore Kida, come la chiamavano tutti. Era così legati, non c'era giorni in cui non tornavano al castello con i proprio vestiti strappati o sporchi di erba fresca.
Non erano ancora pronti a diventare reali, e lui tanto meno e diventare Re.

Era stato un codardo ad andare via, abbandonare tutto, ma a quei tempi fu la scelta più saggia.

-Purtroppo si prendono sempre decisioni affrettate, ed ora eccomi qui, senza una meta, senza una casa. Mi basta solo viaggiare...-

Quelle parole erano riferite più a se stesso che alla ragazza.
Sospirò alzando nuovamente la testa e portando all'indietro i capelli argentei.
- Ma ho lasciato tutto alle spalle, si va sempre avanti da oggi in poi. O almeno finché serve.-

Accennò un sorriso portando le braccia dietro la schiena, non voleva di certo annoiare la ragazza con la sua storia drammatica.

Rhaegan si rese conto che si era fatto già molto tardi. Lasciò qualche moneta sul bancone,allontanò il bicchiere e con un sorriso si allontanò dalla ragazza.

- E' ora che vada, buona continuazione. -

Con un cenno della mano si allontanò dirigendosi verso le scale, ma prima che salisse il primo gradino si voltò nuovamente incrociando gli occhi della donna.

- Il mio nome è Rhaegan, è stato un piacere. -

- Ondine. -

Sorrise la giovane allontanandosi a sua volta.

Rhaegan non aveva mai incontrato qualcuno come lei, e in fondo sperava vivamente di poterla rivedere magari.

Queen of fire.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora