36°- Esilio.

24 4 0
                                    

Kida, quella notte, non era riuscita a chiudere occhio. Doveva ancora assimilare tutti gli eventi che erano successi in quel giorno.
Suo fratello maggiore era tornato ad Atlantide, quasi tutti nel regno sapevano della sua esistenza, tranne lei. Si sentiva stupida e arrabbiata, persino ser Jhoran non le aveva detto nulla. Era una questione che doveva risolvere al più presto.
Si alzò dal letto, indossando la sua vestaglia e chiudendosi la porta alle spalle. I corridoi erano bui e silenziosi, ma lei sapeva come muoversi. Scese di sotto, nelle cucine. Aveva bisogno di un bicchiere d'acqua e non voleva svegliare nessuno delle domestiche. Ma non appena entrò in quella stanza, si accorse che era illuminata.
Si fermò sull'uscio, guardandosi attorno. Vicino alla dispensa, vide una figura. Prese la candela che era stata poggiata lì vicino, e senza indugiare, illuminò quella zona d'ombra.
- Scusatemi se vi ho spaventa.-
Una vocina rimbombò nella stanza, e una donna con la testa china si stava scusando con lei. Doveva essere una delle domestiche che era scesa lì per ordine di qualcuno, Kida non vi fece molto caso.
- Non inchinarti. Prendimi dell'acqua.-
La giovane donna dai lunghi capelli neri e il corpo magro e snello, seguì i suoi ordini. Era strano, non aveva mai visto quella domestica finora, forse perché nel palazzo la serviva sempre la stessa donna.
Prese il boccale, rimanendo in silenzio.
- Ho...visto i vostri draghi questa mattina, in piazza. Sono delle creature molto belle, ma anche spaventose.-
Kida alzò lo sguardo verso la ragazza, era davvero insolita. Nessuno della servitù aveva il permesso di rivolgerle la parola o addirittura conversare con la regina.
- Non farebbero del male a nessuno, a meno che non glielo ordini io.-
- Come fanno a...ad obbedirti?-
Adesso stava diventando davvero curiosa.
- Sono la loro madre, li ho fatti schiudere.-
- Non biologica--
- Ovvio che no, come potrei!-
Il silenzio era piombato nella stanza, la ragazza aveva smesso di farle domande finalmente. Ma era rimasta lì impalata a fissarla.
- Beh? Non dovresti stare qui con le mani in mano. Non so chi ti abbia ordinato di scendere qui, ma una domestica dovrebbe---
- Io non---
- Ondine!-
Una voce calda e tranquilla li interruppe. Kida si voltò a guardare, la figura alta di Rhaegan faceva irruzione nella stanza. Il ragazzo si avvicinò a quella donna della servitù, toccandole il viso e sorridendole. Kida era confusa, non capiva.
- Vedo che hai conosciuto Ondine, la mia compagna.-
La regina rimare senza parole, rimase lì a fissare entrambi con un certo stupore.
- Perdonatemi se vi ho confuso le idee.-
Sorrise Ondine, facendo un piccolo inchino. Era davvero graziosa, oltre ad essere molto bella.
- Stai attento Rhaegan, chiunque l'avrebbe scambiata per una cameriera se la lasci girovagare per il palazzo di notte.-
- Sta' tranquilla, è al sicuro con me.-
Sorrise il maggiore, facendo un cenno con la testa ad Ondine di raggiungere la loro stanza. La giovane donna li lasciò da soli.
- Per quanto tempo ti tratterrai ancora?-
- Come?-
Rhaegan non capiva dove volesse arrivare sua sorella.
- Ad Atlantide.-
- Io...pensavo di rimanere qui.-
Disse il ragazzo. Voleva essere il più sincero possibile con lei, ma a quanto pare non serviva a nulla.
- Questo non è il tuo posto, faresti meglio ad andare.Non ti voglio qui.-
E così dicendo, si incamminò per tornare a dormire.
- E' anche il mio regno, casa mia. E che ti piaccia o no, non ho intenzione di andarmene.-
Rispose a tono, poco prima che lasciasse la stanza. Kida non rispose, ma sapeva che l'aveva sentito forte e chiaro.

La mattina presto, la regina convocò nella sala del trono le sue guardie reali e con loro, anche il comandante.
Kida era seduta sul trono, con la sua solita espressione di vuoto, e osservava uno ad uno i suoi uomini. Fino a quando non entrò nella stanza anche ser Jhoran.
- Ti stavamo aspettando.-
Commentò la regina al suo arrivo. L'uomo si inchinò, molto formalmente.
- Sono qui ora.-
- Volevo parlare con te.-
Il comandante fece un cenno con la testa, ascoltando la sua regina.
- Sapevi che avevo un fratello dall'altra parte del continente?-
- Si.-
Rispose a stento l'uomo, colto di sorpresa per la domanda.
- Mio padre l'aveva aiutato a scappare, perché?-
- Pensava...che nessuno della famiglia reale si salvasse quella notte. Voleva che almeno uno restasse in vita per regnare.-
- Mio padre non mi ha mai voluta come futura regina di Atlantide...ha sempre preferito mio fratello.-
- Mi regina---
- NON CHIAMARMI COSI'!-
Jhoran rimase in silenzio, ancora chino e in ginocchio di fronte alla sua regina.
- Se fossi stata una vera regina per te mi avresti detto tutta la verità fin dall'inizio!-
- Non potevo...-
- Non potevi? Dovevi servire un solo sovrano, e hai scelto mio padre. Vattene!-
- Io vi amavo...-
La regina rispose a tono, senza dargli il tempo di  cercare altre vie d'uscita, altre giustificazioni.
- Mi amavi? Come osi tu parlarmi di amore? Se fossi stata davvero crudele come dicono tutti ti avrei fatto giustiziare, ma non ti voglio nel mio regno ne vivo ne morto. Tornatene pure dal tuo amato re o a servire qualcun altro.-
Jhoran non poteva credere a quelle parole ricolme di odio nei suoi confronti, come poteva bandirlo. Aveva sempre fatto tutto per il suo bene, non per i suoi interessi personali.
A quel punto si rialzò, avvicinandosi per sfiorare la sua mano, ma lei indietreggiò.
-Kida...-
- Non osare mia più toccarmi o pronunciare il mio nome. Prendi le tue cose ed entro il tramonto lascia questo regno. Se sarai ancora qui allo spuntare del giorno ti farò bruciare vivo dai miei draghi.-
Lui annuì soltanto. Il viso pieno di delusione, di rimpianto. Un solo sbaglio poteva compromettere un'intera vita di servigi e buona condotta verso la famiglia reale.
Stava accadendo tutto troppo velocemente. Jhoran non riusciva a distogliere lo sguardo dalla sua regina, che non lo guardava neppure. Non lo degnava neanche di uno sguardo.
- Vattene...adesso.-
Sussurrò a denti stretti, per poi voltarsi e tornare a sedersi sul suo posto.
Il comandante si sfilò il mantello della guardia reale, lasciandolo scivolare sul suolo e a passi decisi, lasciò la stanza.

L'ex comandante delle guardie era già in viaggio. Aveva lasciato il palazzo qualche ora fa, ed adesso era in cammino, verso la fine della città di Atlantide. Alle sue spalle non gli era rimasto più nulla.
Era questo quello che succedeva a chi cercava di proteggere il regno contro il volere della regina?
La sua unica speranza era Rhaegan, in fondo sperava che potesse far cambiare Kida. Che potesse spezzare quella maledizione che faceva mutare il suo animo. Se fosse possibile spezzarla.
O magari, e forse, Rhaegan sarebbe stato un re migliore. Quasi quanto suo padre.

Queen of fire.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora