1854 d.C. // La prima ricerca

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Il sole di maggio era dolce sulla campagna inglese, come se cercasse di farsi perdonare i lunghi mesi di freddo e pioggia.

Un alito di vento accarezzava i campi quel tanto appena da sollevare il profumo dell'erba e dei tigli; solo il trillo di piccoli uccelli punteggiava la quiete del mezzogiorno.
Così era senza fretta, e con un certo piacere, che lungo la strada orlata di botton d'oro avanzava solitario un gentiluomo.

Be', non esattamente un gentiluomo.
Si badi, non che gli mancassero gentilezza d'animo, nè urbanità dei modi. Anzi; se qualcuno l'avesse visto quel giorno bearsi al calore del sole, fermandosi di tanto in tanto per inspirare ad occhi chiusi il profumo dell'estate incipiente, avrebbe forse trovato fin troppo delicati il colorito roseo delle sue guance ed il suo portamento compostamente eretto, a metà fra l'educanda e il curato di paese.

D'altra parte, questo ipotetico qualcuno si sarebbe forse stupito della totale mancanza di affettazione di questo contegno. No: la spontanea delicatezza del gentiluomo era tutta dettata da una dorata serenità e da una soffusa, completa benevolenza, che lo circondavano di un'aureola quasi palpabile, mescolata alla nube luminosa dei capelli biondi.

Ladri, mendicanti e truffatori di ogni risma ne erano infallibilmente attratti come falene alla luce di una lampada.
E in effetti, anche la carrozza a nolo che lo aveva portato fuori città probabilmente gli aveva spillato per la corsa un prezzo più che doppio. 

Ma il gentiluomo non prestava a queste cose che un interesse bonariamente distaccato, considerandole inevitabili come il saccheggio dei fiori a opera delle api e la mietitura dei campi che presto avrebbe mortificato i prati tutto attorno.
Non era che parte del gioco di flussi e di riflussi, di scambi e contraddanze che facevano girare il mondo da... be', da quando lo conosceva.
E il gentiluomo poteva considerarsi una delle più antiche conoscenze che il mondo annoverasse; in effetti, si poteva dire che lo conosceva fin da quando era iniziato.

A dire il vero, era proprio per una insolita irregolarità in questo eterno gioco delle parti che il gentiluomo si trovava qui, nella ridente campagna del Sussex, in un soleggiato giorno di maggio del 1854.
La carrozza l'aveva lasciato all'imbocco di una stradina che si inoltrava fra i campi, per poi inerpicarsi su per una collina.
Giunto in cima, il gentiluomo trasse di tasca un fazzoletto ricamato per asciugarsi la fronte e si guardò speranzosamente intorno.

Ai suoi piedi il paesaggio era quanto di più pittoresco si potesse desiderare: morbide colline seminate di animali; campi orlati di basse staccionate; laggiù un fiumiciattolo che brillava al sole.
Niente per miglia attorno che ne turbasse la bucolica armonia.
Il gentiluomo si sentì lambire da una fredda lingua di inquietudine.

Non gli era troppo chiaro cosa si fosse aspettato di trovare; ma confidava che, seguendo l'ispirazione del momento, a un certo punto qualcosa sarebbe successo.

Funzionava sempre così. Le cose gli capitavano come d'inciampo mentre si lasciava trasportare, certo dei mezzi della divina provvidenza.

Ma forse, pensò con una punta di vergogna, la differenza era tutta lì: oggi non stava certamente agendo in accordo con i piani della provvidenza celeste.

Si strinse nelle spalle, sentendosi insolitamente esposto, lì sulla solitaria cima del colle; vide in lontananza un filo di fumo alzarsi da uno sparuto gruppo di case, e si affrettò in quella direzione.

In fondo, era quasi ora di pranzo.

°°°

"...e cosa vi porta da queste parti, così lontano da Londra, mr. Fell?" chiese la locandiera asciugandosi le rosse mani sul grembiule.

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