30 d.C. // La prima tentazione

517 36 7
                                    


Crowley non era particolarmente entusiasta della giustizia ultraterrena. 

O per meglio dire, non era granché convinto della sua esistenza.

(Ancora adesso, quando pensieri come questo lo attraversavano, ritraeva istintivamente la testa fra le spalle; come aspettando l'abbattersi di una folgore dall'alto. Folgore che puntualmente non arrivava, lasciandolo a sentirsi allo stesso tempo un po' stupido, e molto fortunato).

Ma per essere intellettualmente onesti: qualcuno aveva mai assistito a un concatenarsi di eventi che corrispondesse a un qualsivoglia principio di equità? Di 'giustizia'?
Gli esseri umani ne sembravano ossessionati. Crowley l'avrebbe trovato pietoso, se non fosse stato irritante.

Il mondo funzionava così: persone perfettamente decenti, che non avevano mai fatto male a una mosca e davano sempre il buongiorno ai vicini, finivano in modi orribili.
Ridotte in schiavitù, affamate, mutilate.
Annegate.
Non necessariamente in quest'ordine.

Nel frattempo, personaggi detestabili ottenevano tutte le gioie terrene che era possibile conquistare.
Se ogni tanto anche loro morivano orribilmente, be', generalmente non c'era bisogno di cercare più in là di una meritata vendetta o di una cupidigia ancora più grande della loro.

(E se proprio si volesse aggiungere al danno la beffa: almeno, prima di morire le persone detestabili si erano divertite un po'.)

Sembrava che il corso capriccioso degli eventi non seguisse alcuna direzione.
La nave era alla deriva, il timone sbandava, nessun nocchiere in vista.

(Forse neppure quello che era successo ai tempi della Caduta aveva davvero avuto un perché.)

(Crowley cercava scrupolosamente di evitare questo particolare filo di pensiero).


Ad ogni modo, se era vero che tutte le somme sarebbero state tirate dopo la fine dei tempi, non sembrava che nel frattempo importasse granché a nessuno.
Fatta eccezione per lui e per l'angelo, naturalmente.

Da brave pedine, lui e Aziraphale reggevano gli stendardi delle rispettive fazioni, sventolandoli sulla scacchiera. Correvano su e giù per quella terra di nessuno  di cui, sospettava Crowley, a Inferno e Paradiso importava davvero molto poco.

Qualche volta aveva visto mandrie di animali correre all'impazzata senza sapere dove, colte da improvviso terrore. Si ferivano,travolgevano le persone che le avevano allevate, finivano in precipizi o dentro i gorghi di un fiume.
Ecco, il mondo era più o meno così: solo che, nel mezzo della carica, c'erano lui e l'angelo.
A fingere di credere di poterle darle una direzione.


"...Sei ancora con me, caro?"

Crowley tornò di colpo al momento presente.

Era mollemente allungato su un triclinio, con una coppa di vino greco fra le mani e negli orecchi il brusio di un banchetto ormai al declinare. A giudicare dalla luce delle fiaccole, quasi estinta dietro le lenti affumicate, erano ormai le ore più inoltrate della notte.

A parlare, a poca distanza da lui, era stata una donna dalla fronte incorniciata di riccioli, con occhi sornioni sotto il fiero arco di neri sopraccigli.

"Povera me. La mia conversazione deve davvero essere poco brillante." disse con voce tenera.

"Affatto; è che il tuo viso più brillante ancora mi aveva distolto dalle tue parole."

Un recupero un po' fiacco, ma non fuori copione.
La donna lo accolse con un sorriso distaccato.

"Forse allora dovrei limitarmi a sorridere e tacere." sussurrò, soave come una colomba e letale come un cobra.

"Non farmi pagare così caro il mio silenzio."

Claudia sorrise e non disse nulla, nascondendo le labbra rosse dietro una coppa d'argento.

Il Mondo PrimaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora