Damiano Orler. PARTE II

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Fu poi, mentre in autobus percorreva la solita linea mattiniera
per portarsi al lavoro, che il suo futuro si schiuse come
un melograno sotto mani sapienti.
Se ne stava appoggiato in piedi dentro quel mezzo stracolmo,
quando sulla sinistra, appoggiato con un gomito al sedile,
notò Fabio Coser con il suo enorme zaino carico di libri di scuola.
Doveva avere qualcosa come sedici anni e il viso affilato
e smunto, sopra una complessione fisica esilissima, rasente
il rachitismo, un grosso ciuffo di capelli corvini e mossi
alla sommità di una fronte molto spaziosa.
"Diventerà calvo quel ragazzino. Come me."
Rifletté Damiano, mentre non lo perdeva un attimo d'occhio.
Fabio teneva gli occhi ostinatamente rivolti al suolo mentre
veniva sballottato dal tragitto, e i suoi compagni lo prendevano
ferocemente per il culo, quando non lo evitavano come un appestato.


"Ma come ho fatto a non notarlo prima?"
Pensò Orler, scrutando a fondo in quegli occhi nocciola,
profondi e angosciati.
"Quel ragazzo sono Io spiccicato alla sua età. Identico.
La stessa persona.
Per qualche strano scherzo del destino non è nato dopo
la mia morte. è il mio avatar, il mio doppelganger.
Ripercorrerà tutte le mie strade, ne sono certo,
intraprenderà tutte le mie delusioni ed illusioni,
si innamorerà e proverà desiderio fisico per una ragazza
che non lo ricambia.
Entrerà ed uscirà da studi di psichiatri e psicoterapeuti
senza soluzione di continuità.  E proverà un amore
doloroso e frustrato per il mondo intero
e per la gente comune."

Immerso in quei pensieri non si accorse di avere saltato la sua fermata,
ma rifletté che sarebbe stata anche l'occasione per registrare
mentalmente  dove fosse sceso Fabio Coser, e quale scuola frequentasse.
Il mezzo si mosse verso la collina e si fermò presso l'istituto
professionale che Damiano stesso aveva subito nell'adolescenza.
In quel punto i ragazzi calarono spintonandosi, e il suo alter ego
finì faccia a terra sul marciapiede fra le risate dei bulletti.
Lui provò una fitta al cuore, ma lasciò che le porte si richiudessero
e l'autobus tornasse a fare il suo giro, per portarlo sul posto di lavoro.
Il giorno dopo prese un permesso e si piazzò, a mezzogiorno e mezzo
spaccato davanti alla scuola, per attendere l'uscita
del suo avatar: la sua matrice adolescenziale.

Il fuoco (dentro)Where stories live. Discover now