𝓒𝓐𝓟𝓘𝓣𝓞𝓛𝓞 2

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Taehyung's pov

"Taehyung hai 17 anni ,non sei più un bambino, dammi immediatamente il telecomando!" mi urla Jungkook con tono intimidatorio. Dio quanto lo detesto. Sono ormai sei anni che vivo con i Jeon e non mi hanno mai fatto mancare nulla, a partire dall'affetto di due genitori. Li adoro e li ringrazio tuttora per avermi salvato da quell'inferno dell'orfanotrofio, ma non li ringrazio per avermi fatto conoscere un altro tipo di inferno. Il suo nome è Jungkook e purtroppo è il figlio biologico di Shin e Seojun. È il ragazzo più odioso, insopportabile, egocentrico, fastidioso, maleducato, rude e stronzo che io conosca. Perché la penso così? Beh perché questo essere, mi rifiuto nel pensare che sia una persona e non un animale, non fa altro che trattarmi male sette giorni su sette. È più grande di me di un anno, eppure crede di essere il padrone di sto cazzo e di poter fare tutto quello che vuole, quando vuole. Per non parlare dell'infinità di ragazze che entrano ed escono dalla porta di camera sua, sembra un cazzo di club a luci rosse aperto 24 ore su 24, e come se non bastasse, essendo le nostre camere una di fronte all'altra, sono costretto a sentire tutto quello che succede lì dentro. Che schifo! Solo il pensiero di lui che... Ah! Comunque dov'ero rimasto... Ah giusto! Ora il rompicoglioni qui presente, sta rompendo perché pretende di dover avere lui il controllo della televisione quando invece spetterebbe a me in base a una tabella che facemmo un po' di tempo fa. Mamma e papà non ci sono, quindi lui crede di potermi mettere i piedi in testa come ogni santissima volta, ma si sbaglia di grosso.
"Sentimi bene coniglio ciclato! Avevamo fatto una tabella che tu puntualmente ti rifiuti di seguire. Vedi di non rompermi le palle a va al supermercato a comprarti qualche carota per tranquillizzarti, magari anche qualche assorbente!" gli rispondo a tono. Tra noi è sempre così, un litigio dopo l'altro. Ora come ora sta diventando anche stancante e mentre da piccolo pensavo fosse una cosa normale discutere tra fratelli, con lui la situazione degenera ogni giorno di più fino a diventare letteralmente estenuante. Non vorrei avere questo rapporto con lui, in realtà non l'ho mai voluto. Non so con precisione cosa io abbia fatto per scaturire in lui questo odio nei miei confronti, ma ho intenzione di parlargli una volta per tutte.
"Sai che c'è? Tu non dovresti nemmeno essere qui! Saresti dovuto essere vicino ai tuoi genitori sei anni fa, steso sull'asfalto accanto a loro, morto!" i suoi occhi trasudano rabbia. Mi guarda come se volesse bruciarmi l'anima, e puntualmente, riesce sempre a beccare il punto giusto. Non appena si rende conto delle parole appena uscitegli dalla bocca, la sua faccia lascia spazio alla preoccupazione e al pentimento, ma ormai è troppo tardi. Le lacrime hanno già iniziato a scendere lungo le mie guance e io non sono in grado di fermarle. So che non dovrei ascoltarlo, che dovrei farmi forte e affrontarlo come tutte le volte, ma so anche che ha ragione. Sarei dovuto morire con loro, quel giorno. Fare compagnia ai miei genitori. Se non avessi iniziato a fare i capricci per la fretta di andare a quel maledettissimo acquario, molto probabilmente papà sarebbe riuscito a scansare l'altra macchina e si sarebbero salvati. È tutta colpa mia, Jungkook ha ragione. Non sono buono a nulla. Combino solo guai e sono un peso per tutti. Lui me lo ripete sempre, forse è ora di seguire il suo consiglio e andarmene da qui. Lasciar vivere Shin e Seojun in pace, con il loro vero figlio. Colui che mi odia da anni ormai. Prima non era così. Appena arrivato mi sentivo perso, fuori luogo, ma Jungkook mi aiutò ad ambientarmi. Facevamo tutto insieme. Andavamo al parco, vedevamo le partite di calcio, ci scambiavano consigli sulle ragazze, non essendo tanto esperto più volte era lui che ne dava a me, ma nel complesso eravamo una vera squadra. Inseparabili. D'un tratto verso i 15 anni, più o meno quando capì di essere gay, iniziò ad ignorarmi. Non mi salutava più, a scuola faceva finta di non consocermi e quando eravamo a casa era come se fossi un fantasma, inesistente ai suoi occhi. Tutto questo mi fece molto male, sentivo come se una parte di me si fosse spezzata ulteriormente dopo la morte dei miei genitori. Spesso provai a parlare con lui, a chiedergli il perché di questo cambiamento improvviso, ma niente. Le uniche parole che scambiavamo tra di noi, erano a tavola quando eravamo praticamente costretti a parlare per non far preoccupare i nostri genitori. Ma ora, ora aveva esagerato. Non mi aveva mai detto cose tanto brutte, si era sempre limitato a qualche offesa innocente.
"Hai ragione" dico con la voce rotta dal pianto e gli occhi fissi sul pavimento pur di non incontrare i suoi.
"No no no, Taehyung perdonami. Ho esagerato, non volevo dire quello" mi dice cercando di avvicinarsi, ma io prontamente mi scanso.
"Ma lo pensi e questo è quello che conta" gli do le spalle e mi avvio verso la mia camera, pronto a buttarmi a peso morto sul letto e soffocare le grida nel cuscino.
"Non ti disturberò più. Non mi avvicinerò più a te e non ti parlerò più, se non davanti a mamma e papà. Contento? Non sarai costretto a sopportare questa feccia umana e ad averla intorno" finisco con una risata malinconica e proseguo verso la mia stanza. Posso stare tranquillo, so che non mi seguirà. Non l'ha mai fatto.

¡Brothers by chance, lovers by choice! [KOOKV] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora