La sua cura è distruzione

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Non ho molta fiducia nell'essere umano, devo dirlo. Sono stata ferita più volte da chi pensavo mi amasse, da chi pensavo mi avrebbe protetta. La verità è che non puoi e non vuoi fidarti di nessuno, ma al contempo c'è qualcosa di così bello nel fidarsi, che non si può fare a meno di sbagliare ancora. Non ho fiducia nella nostra società, nel nostro modo di vedere le cose, di elaborarle ed intenderle, né tantomeno ho fiducia in me stessa, reduce come sono di molti sbagli commessi ed eterni sermoni che ogni giorno mi rifilo senza pensare alle conseguenze. Una persona normale dovrebbe autopreservarsi, no? È indole umana l'avidità, l'egoismo, per certi versi. Viviamo in un mondo in cui se segui il bulletto e tratti male il debole vieni elogiato, se lo difendi fai tenerezza. Perché devi essere stato debole per fare qualcosa di talmente folle come opporti, ma questo gli altri non lo sanno. L'empatia scarseggia, purtroppo. Ma in fondo, all'interno di ciò che noi chiamiamo empatia, che altro non è che la comprensione e l'immedesimazione l'un l'altro, non esiste una piccolissima scintilla di egoismo? Viviamo in una società falsa, confusa, non siamo né forti né deboli, semplicemente coesistiamo in qualcosa di incomprensibile e mutevole e paghiamo le conseguenze della nostra stessa esistenza. Eppure, in questa discarica di rifiuti umani pronti ad attaccarti alle spalle e screditarti, improvvisamente riacquisto la fiducia nel prossimo proprio quando sono ormai convinta di potercela fare da sola. È una bella sensazione: sfuggevole, delicata. Conosci una persona, te ne infatui, magari te ne innamori. Non sai se andrà bene, se ti sentirai meglio, se in qualche modo riempirà quel vuoto che hai dentro. Eppure c'è un momento in cui tutto scompare. Siete solo voi due, il silenzio regna e perfino il tuo cuore per qualche attimo vorrebbe smettere di battere, ma preso dall'adrenalina della situazione fa esattamente il contrario;
‌e improvvisamente decidi che è il momento di spingersi oltre, di fare un passo più lungo della gamba e sperare che riuscirai a tenerti in piedi lo stesso. E magari ce la fai, e tutto va bene. È fugace, ma ti senti meglio. È come ricevere morfina quando stai per morire, e desiderare che te ne sia data sempre di più. Poi però esageri, e non resta più altro che cenere. Questo è il lato collaterale dell'amore: la sua cura è distruzione.

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