3• Crazy

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Erano le 8 di mattina quando Alex si svegliò a causa dei raggi di sole che si erano posati sul suo viso pallido, appena aprì gli occhi notò che la ragazza non era più con lui, e il primo pensiero a passare per la sua mente non fu di certo piacevole, pensò che quella sera non era esistita veramente, o meglio, pensava che fosse stato tutto un sogno.
Si mise seduto sul divano per poi alzarsi e infilare le ciabatte, sbuffò sonoramente passandosi una mano fra i ricci scompigliati e con lentezza si diresse verso la cucina, dove lo attendeva "stranamente" una colazione già pronta, inarcò un sopracciglio prima di varcare la soglia e vide un'ombra, si ammutolì. Dopo qualche istante decise di entrare nel luogo e, appena vide una chioma di capelli rossi fece un sospiro. Si avvicinò a lei sulla punta dei piedi senza emettere alcun rumore e le cinse i fianchi con le braccia, mentre le sue labbra si posarono sul collo della più piccola dopo averle spostato una ciocca di capelli. La rossa sussultò a quel contatto afferrando una cucchiaia che era sulla mensola, a fermarla furono quelle labbra che avrebbe riconosciuto anche fra mille, le labbra che le fecero accennare un sorriso, spostò il capo leggermente di lato per far continuare indisturbato il ragazzo che ormai da una ventina di secondi era fermo con la bocca su quel lembo di pelle, quando lui si staccò passò la lingua fra le proprie labbra lasciando intravedere un altro succhiotto, che era vicino al marchio che il giorno prima aveva fatto.<Buongiorno anche a te> disse lei mordendosi di poco il labbro inferiore che era diventato di un rosso chiaro. <Ciao piccola> disse a sua volta mentre sorrise spontaneamente posando la testa sulla sua spalla. <Hai fame?> gli chiese. <Si, delle tue labbra> sussurrò al suo orecchio con voce roca per poi separarsi dal suo corpo e andare verso il tavolo, spostò una sedia e si sedette tirando verso di sé il proprio piatto contenente un uovo all'occhio di bue e delle fettine di bacon. <non è che sono avvelenati?> le domandò ridacchiando <oh bhe, questo non posso dirtelo, tu nel dubbio tenta, Romeo> disse con tono sarcastico sedendosi anche lei sulla propria sedia dopo aver preso della spremuta d'arancia, ne sorseggiò un po' mentre il corvino aveva già iniziato a mangiare. <Va bene Giulietta> un piccolo sorriso obliquo si formò sul suo viso dopo averle lanciato uno sguardo.
La mattina passò infretta, anche se i due stavano bene insieme.
Erano entrambi nella stanza del ragazzo, lei giocava al telefono da ormai qualche minuto, invece lui leggeva il suo libro preferito, ovvero, "La biografia di Freddie Mercury" aveva accennato una risata alla frase che c'era scritta "Roger Taylor, troppo bello per essere un uomo.".
Posò il libro cautamente sul comodino che si trovava alla sua destra e prese il telefono della ragazza fra le mani facendola perdere al gioco proprio quando lei si trovava alla fine.
<OH MA DAI SEI UNO SCEMO> urlò in un lamento la più piccola, mentre lui aveva posato il cellulare vicino al comodino.
<Mhm lo scemo che ti piace?> sussurrò a qualche centimetro di distanza da lei.
<Sta zitto.> incrociò le braccia al petto facendo una smorfia.
<No maxine, ti sei offesa piccina> trattenne una risata, e lei quando udì il nome con cui l'aveva chiamata gli saltò addosso mettendosi a cavalcioni su di lui. <Senti testa di cazzo non mi chiamare più così capito?!> sbraitò facendo quasi combaciare le loro fronti. Lui rimase in silenzio. <Mi hai fatto perdere al gioco e mi hai chiamata maxin-> ad interromperla furono le labbra del ragazzo sulle sue morbide. Si erano baciati, ancora una volta, non attendevano altro, ciò li faceva sentire veramente bene e, in qualche modo si sentivano rilassati quando ciò accadeva. Ormai era la terza volta, ma se a lui non importava, figuriamoci a lei. La presa della 16^ che teneva fra due pugni la maglia del ragazzo, era rallentata.
Le loro emozioni, ancora una volta, erano come impazzite. Gli ormoni oramai non si controllavano, e tutto questo per un solo bacio. Il bacio che ogni volta diventava più esigente come le loro labbra che avrebbero voluto vagare per i corpi l'uno dell'altro.
Le mani del ragazzo vagavano lungo la schiena della ragazza accarezzandone ogni centimetro. Le mani di lei, invece accarezzavano le sue guance, con quel tocco sensibile e delicato che lo faceva impazzire.

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