Capitolo 2.

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Capitolo 2

Mancano ancora più di due mesi alla partenza ma a me sembra già d'essere a metà del viaggio. Sono già più felice solo all'idea. Con Luke è finita sul serio, lo sentivo dentro che qualcosa si era spezzato. Gli voglio ancora bene, ma quando ho realizzato che non mi mancava nel modo in cui avrebbe dovuto, ed erano passati più di tre mesi dalla rottura, ho capito che non lo amavo più. In realtà era così da molto tempo, ma ci è voluto tutto il mio egoismo per rendermene conto. Continuavo a metterci una toppa qua e la, perché ormai far funzionare quella storia era diventato più importante della nostra felicità stessa e dei miei desideri. Fortunatamente abbiamo capito che andando avanti così avremmo solo rovinato ciò che rimaneva, quindi abbiamo deciso di affrontarlo e di lasciarci di comune accordo.

Quattro mesi dopo mi ritrovo single e con la vita stravolta, in senso positivo. Anche la mia seconda relazione amorosa è terminata e (escludendo Michael, dato che con lui non è durata più di qualche minuto) dopo Norman e Luke ho deciso che semplicemente non sono nata per questo: morirò zitella, pazienza.

Per riprendermi da tutti questi cambiamenti, ho deciso che il modo migliore per non pensarci sarà quello di godermi gli amici e quest'ultima estate insieme. Dovrò mantenere la concentrazione sulla partenza, questo si, ma ciò significa anche dover chiudere molte situazioni rimaste in sospeso.

Ho già parlato con il mio datore di lavoro, che più che tale definirei il mio mentore e mio grande amico. E' una di quelle persone a cui non puoi fare a meno di volere bene. Una di quelle che ti si attacca addosso e si lascia assorbire, come la Nutella sul pane.

Mi ha insegnato tutto ciò che riguarda la fotografia, mi ha insegnato prima di tutto ad amarla e poi a guadagnarmici da vivere lavorando insieme a lui.

E' il lavoro perfetto, mi da un senso di completezza ed è l'unica cosa che mi da stimoli positivi nonostante tutto. Malgrado sia andata via già troppe volte so per certo che potrò sempre ritornare da lui. Avete presente quando si dice " ho lasciato una porta aperta"!? Ecco, con Carter quella porta non c'è mai stata, è piuttosto un arco, aperto sempre e comunque, per forza di cose. Mi sento a casa mia anche a lavoro, anzi, troppo spesso mi ci sento più li, che a casa mia in se per se.

E' stato difficile dargli la notizia e anche se l'ho fatto con il sorriso e mostrandogli tutto il mio entusiasmo, in cuor mio so che mi mancherà da morire, lui e il lavoro.

Tra le altre cose che devo risolvere, c'è il monolocale nel seminterrato della villa dei miei genitori, dove una volta tornata dalla Spagna mi ci sono fiondata con tutta la mia roba per l'evidente impossibilità di riadattamento alla vita in famiglia. Non una qualunque, la mia famiglia. Non sopportavo più nulla, i rumori, le urla e il via vai continuo di persone, cani, gatti ecc...in più spesso il weekend mi ritrovavo a scattare foto nei locali e quasi sempre facevo le ore piccole e la mattina necessitavo silenzio tombale per riposare senza alzarmi con i chiodi in testa.

Beh, nonostante sia due metri sotto terra, mia sorella riesce comunque a trovare il modo meno dolce di svegliarmi, mettendosi a giocare con Nala, il mio pastore tedesco, facendola correre come una forsennata al piano di sopra. E con sopra, intendo dire proprio sopra il mio letto. Ogni volta é un rumore da incubo tra il cane, i mobili e le porte che sbattono, più le urla di felicità di mia sorella Sarah.

Dal canto mio, devo ammettere che non sono molto cordiale la mattina quando lavoro fino alle prime luci del mattino e dopo averci anche fumato su.

Comunque lei non solo non mi ascolta, mi prende anche in giro ed io conto i giorni, le ore, i minuti e i secondi per andarmene, finalmente.

In ogni caso quel monolocale è la mia salvezza, ci ho trascorso solo qualche anno però è stato fondamentale, specialmente in quest'ultimo periodo. E' il mio rifugio, l'unico posto in cui non devo sentirmi in colpa solo perché ho deciso di andare avanti con la mia vita. Adesso comunque è arrivato il momento di liberarlo e fare spazio al nuovo ufficio di mia madre.

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