Approdo del Re

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La giornata era decisamente calda, come del resto era stata tutta la settimana.
L'estate aveva portato afa e un'incredibile quantità di umidità in tutta la capitale.
Il primo cavaliere si sistemò sulla sedia.
-Draghi?- si riempì il calice di vino slacciando il primo tornante della sua casacca di lino, faceva decisamente troppo caldo nella stanza del concilio ristretto.

-Mio Lord ti assicuro che i marinai con cui ho parlato ne erano più che certi.- Davos guardò cautamente il re che entrava sospinto da uno dei cavalieri in bianco.
-Ma quanto possiamo fidarci delle parole di un branco di marinai ubriaconi?- chiese Bronn sogghignando.

-Vi posso assicurare Ser che conosco bene questi uomini.- continuò il Cavaliere delle Cipolle con tono leggermente offeso, non aveva mai provato nessun tipo di affetto per le persone come il Maestro del Conio, e in quegli anni al servizio della corona la sua opinione non era affatto cambiata.

-Ma le parole di un paio di uomini non costituiscono la verità.- intervenne Brienne seduta dall'altro lato del tavolo.

Il comandante della flotta si voltò verso di lei -Per questo mi sono assicurato di avere più pareri, Gran Maestro?- sentendosi chiamato in causa Samwell prese un paio di lettere da una tasca del suo abito e le porse al Lord Primo Cavaliere.

Tyrion si massaggiò le tempio svuotando la coppa di vino, non era ancora ora di pranzo ed era già ubriaco. Prese in mano le lettere e le lesse con la fronte aggrottata.
Non si fidava di quelle dicerie, soprattutto se le informazioni venivano dal continente orientale.

-Dovremmo mandare degli uominini per esserne certi.- suggerì il Comandante della Flotta Reale.

-E rinunciare di conseguenza a soldati che potrebbero esserci utili? Le minacce di Dorne si fanno sempre più concrete, ci serve ogni singolo uomo.- esclamò Brienne risoluta.
Il Lannister non trovò niente da obbiettare su questo punto, si versò dell'altro vino, non potevano sottovalutare gli abitanti del regno più a Sud di Westeros, in quei quattro anni la pace si era fatta sempre più instabile, alcuni figli e figlie bastardi di Oberyn Martell stavano agitando il loro popolo sfidando sempre di più la corona, erano rimaste solo parole fino a quel momento ma prima o poi avrebbero smesso di nacondersi sotto la sabbia.
-Temo che Ser Brienne abbia ragione Davos, non possiamo mandare nessuno...-

-Non ce n'è bisogno.- disse all'improvviso il re gettando tutta la sala in un surreale silenzio, di solito si limitava ad ascoltare, talvolta riferiva qualche informazione che solo lui poteva sapere, ma raramente si intrometteva in questioni che riguardavano il regno.

-Mio re?- chiese Tyrion confuso -Avete ....visto qualcosa?- tutti in quella stanza sapevano che cosa era in grado di fare, quali erano le sue abilità e se qualcuno poteva certificare quelle stravaganti storie allora quel qualcuno era proprio Brandon Stark.

-Lo avete visto tutti.- disse in maniera criptica mentre i membri del concilio aggrottavano le sopracciglia e si guardavano a vicenda confusi, lui si voltò quindi verso la finestra rivolgendo il suo sguardo al cielo e tutti lo imitarono capendo all'istante a che cosa si riferisse.
La cometa rossa solcava il cielo azzurro di Approdo del Re da almeno due mesi, quando era comparsa i cittadini erano caduti nel panico scatenando rivolte e crisi in ogni vicolo, con il passare delle settimane però avevano imparato tutti a conviverci ed era diventato quasi normale trovarla nel cielo ad ogni ora del giorno e della notte. Erano molto diverse le opinioni riguardanti il suo significato, il popolino era fermamente convinto che una guerra civile incombeva sul regno visto che l'ultima volta era comparsa pochi giorni dopo la decapitazione di Ned Stark, il Credo invece la vedeva come un ammonimento da parte dei Sette per la mancata devozione del monarca, Bran aveva infatti rifiutato di abbracciare la Stella a Sette Punte preferendo farsi incoronare al cospetto degli Antichi Dei, i maestri d'altra parte la consideravano una promessa di un'estate lunga e fruttuosa mentre i marinai, ...beh loro parlavano di draghi.

-La cometa?- chiese Bronn sottolineando l'ovvio.

Il Gran Maestro aveva studiato il fenomeno con molto zelo da quando era comparsa così decise di intervenire: -L'ultima volta che una cometa del genere è stata avvistata ognuno le diede il proprio significato, la fine della primavera, il sangue di Ned Stark decapitato da Joeffrey Baratheon, la vendetta dei Greyjoy che decidevano di lottare per la loro indipendenza, nessuno di questi era tuttavia giusto...- mentre parlava aveva preso un pesante volume appoggiato su un tavolo a ridosso della parete.
-...I maestri della Cittadella hanno calcolato che il momento esatto della comparsa dell'astro è stato quando il respiro dei draghi è tornato in questo mondo dopo più di due secoli, circa dodici anni fa Daenerys Targaryen usciva dal fuoco con tre cuccioli di drago in grembo ed in quell'esatto momento la cometa rossa si è palesata.-

Il silenzio sprofondò nella sala, Tyrion socchiuse gli occhi prendendo un sorso di vino, sentire parlare della regina gli faceva male, molto, forse perché, in qualche modo, nella sua testa continuava a considerarla una regina, neanche lui sapeva perché, forse perché in fondo al suo cuore riusciva a comprenderla, c'era stato un momento nella sua vita in cui lui stesso avrebbe distrutto la capitale dalle fondamenta, aveva desiderato la morte degli abitanti di Approdo del Re più di chiunque altro, per questo in un certo senso si sentiva vicino a lei.
A volte ripensava ancora al giorno in cui era morta, come gli avevano comunicato la notizia, Verme Grigio era distrutto mentre lo portava nella Fossa dei Draghi, se vuoi ferire un soldato allora privalo del comandante che ha scelto di seguire, era stato Tywin Lannister a dirglielo.
Lui, d'altro canto, avrebbe dovuto essere soddisfatto, quello che la regina aveva fatto era imperdonabile, una strage, eppure non era riuscito a gioire della notizia, aveva pianto, lei era stata anche un suo fallimento, la amava, e sapeva che lei non era così, non era un mostro, un tiranno, era una donna sola e questo in parte era anche colpa sua. Sbattè le palpebre un paio di volte per cacciare via i ricordi.

-Che cosa stai cercando di dirci?- chiese Broon sistemandosi sulla sedia.

-Quei marinai non stavano mentendo.- rispose il re semplicemente.
-Non posso arrivare a guardare ciò che succede al di là del Mare Stretto, i miei corvi mi consentono di andare solo dove si trova mia sorella Arya ed attualmente è lontana da qualsiasi posto dove potrei assimilare informazioni sull'argomento.- disse tutto in tono freddo, apatico, quasi come se non gli importasse nulla.

-Che cosa dobbiamo fare maestà?- chiese Brienne con tono preoccupato. Lui la guardò per qualche secondo come se non si aspettasse quella domanda.

-Per ora...- rispose al posto suo Tyrion finendo il vino -..aspettiamo, la cometa è portata dai draghi, non dai cavalieri perciò per ora lasciamo correre e aspettiamo, Davos continua a rimanere in contatto con i marinai, qualsiasi informazione anche poco credibile sulla questione deve essere portata all'attenzione del consiglio.-

Parlarono ancora di questioni pratiche riguardanti il regno e po il re congedò il concilio chiedendo a Tyrion di rimanere ancora un momento
-Maestà.- disse lui avvicinandosi.
-Mi posso fidare di te?- chiese il ragazzo sulla sedia a rotelle senza guardarlo in faccia.
Tyrion aggrottò le sopracciglia confuso, non riusciva a capire il perché di quella domanda, erano quattro anni che lavorava per compiacere il suo re e il suo popolo, pensava che si fosse notato tutto il suo impegno.
-Vostra altezza lo sapete che lo sono, sono stato io a fidarmi di voi, a darvi il trono.-
Bran lo guardò in silenzio per qualche secondo.
-Allora preparati perché presto saremo in guerra.-





NDA: Allora, spero davvero che la storia vi stia piacendo. Mi piacerebbe poter leggere delle considerazioni da parte vostra quindi no esitate a commentare. Al prossimo capitolo.

TRUTH 2 - A GAME OF THRONES SEQUELDove le storie prendono vita. Scoprilo ora