1 - Il Santuario di Limes

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Sei mesi dopo l'Epilogo

Anche senza la neve dell'inverno, il sentiero per il Santuario di Limes era decisamente impegnativo. Forse per le rocce disposte come spuntoni lungo tutta la montagna, forse per la vegetazione che ostacolava quell'ascesa o forse perché ancora dopo tutto quel tempo non mi ero abituata a quell'infinita salita. A volte la compagnia e le chiacchiere mitigavano quel duro percorso, ma quella fresca mattina di fine settembre, ero sola su quel sentiero.

Mi fermai qualche secondo per riprendere fiato e il mio sguardò si posò tutt'attorno, sopra le vette appuntite e rocciose fino al Picco dell'Aquila, sui rigagnoli d'acqua fresca che scorrevano a valle, sull'erba schiarita dall'estate e sulle cime degli alberi scossi dal vento. Quella vista avrebbe sollevato l'anima a chiunque, ma non lo fece con la mia e, conscia di quella eccezione, ripresi a camminare verso le sorgenti.

Ero cambiata in quegli ultimi mesi, la mia vita era stata decisamente stravolta da alcuni segreti celati tra quelle montagne. Vivere in un paesino di cinquemila anime non mi aveva risparmiato da un intero mondo fatto di stregoneria, superstizioni e lupi mannari. Scoprire che Marco, il mio migliore amico, era uno stregone e che sua sorella Beatrice era una luna nascente, una licantropa, aveva in qualche modo turbato i ricordi della mia giovinezza. Conoscere il giovane erede dei De Leonibus, percepire il legame che ci univa e diventarne la Compagna, legandomi al Branco della Neve, mi aveva sconvolta come solo certi sentimenti sanno fare. Ma quello che più di tutto mi aveva provato, quello che aveva lasciato un segno indelebile, cambiandomi per sempre, era stato vedere la madre del Lupo Bianco dare la sua vita per me. Il sacrificio di Fedora era costantemente nei miei pensieri e tutto avrei dato pur di riportarla in vita e tutto avrei fatto pur di renderla fiera di me come Compagna. Salire di prima mattina al Santuario di Limes per salvare il branco da un pericolo imminente era decisamente una di quelle cose, per quello ignorai il fiatone e continuai imperterrita la mia ascesa.

Quando giunsi di fronte alle familiari rocce appuntite e percepii lo sciabordio dell'acqua, il mio cuore si risollevò immediatamente ed entrai fiduciosa. L'immensa parete di granito bianca si stagliava d'innanzi a me, illuminata dalla luce che riusciva a superare le rocce, l'acqua limpida e calda era stesa d'innanzi all'entrata come se nulla potesse turbare la sua quiete.

Il profumo calcareo di quel posto magico mi raggiunse in un istante, rievocando molti ricordi: il primo momento in cui Stefano aveva posato il suo sguardo su di me, il giorno in cui accompagnata da Fedora ero stata marchiata col simbolo del branco e l'ultima volta che mi ero recata lì, insieme al Lupo Bianco, il giorno dell'Equinozio di Primavera.

Allontanai quei piacevoli ricordi per concentrarmi sullo scopo di quella mia visita. Mi sfilai velocemente le scarpe, le calze ed i pantaloni, ed entrai nella sorgente calda lasciando che l'acqua mi lambisse le gambe.

Feci un ultimo sospiro e presi a disegnare sulla superficie limpida un enorme fiocco di neve ed in un attimo familiari rivoli d'acqua presero a scorrere lungo la bianca parete di roccia, plasmandola fino a disegnare l'entrata del Santuario.

L'eco divertito della mia voce si diffuse nella grotta: -Bentornata Alice.-

Sarebbe stato il colmo sentir una voce oltre la mia in quel magico posto: solo il Lupo Bianco e la sua Compagna potevano aprire il Santuario, nessun'altro ne aveva il diritto o il potere. E siccome ero certa che Stefano non mi avesse seguito fin lì, nessuna voce oltre la mia avrebbe mai potuto risuonare.

Risoluta attraversai il varco nella roccia dove sopra riluceva scolpito un fiocco di neve, e seguendo la luce, giunsi attraverso il corridoio alla sala circolare della grotta scavata con la magia. Era tutto come ricordavo: le pietre preziose incastonate nella volta e l'acqua di un azzurro brillante che ricopriva il pavimento rilucevano come di luce propria, illuminando i tesori del santuario. La stalagmite al centro ergeva il bacino di pietra con sopra familiari cristalli dal colore azzurrino, e ai piedi di questo un'enorme forziere dorato.

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