Emma era piena di lui, dei sorrisi che modellavano le labbra carnose, delle iridi smeraldine che s'incatenavano alle sue, dei palmi sudati che le afferravano le gote arrossate, del suono carezzevole della voce.
Daniele era in ogni pensiero della ragazza, nei ricordi degli anni trascorsi tra i banchi di scuola, nella noia di giorni resi vuoti dal suo allontanamento, nella trepidante attesa che aveva seguito l'annuncio della madre: il vecchio amico era lì, sulla porta di casa.
Si erano salutati appena, avevano sussurrato un ciao a fior di labbra e, poi, i due giovani avevano iniziato a camminare uno accanto all'altro per le strade dissestate della periferia; parole che mai avevano pronunciato attendevano di venir fuori poiché, seppur fossero timorosi di perdere quel che restava della loro amicizia, ambedue smaniavano di rendere reale il sogno mai sopìto: appartenersi.
Era un cumulo di macerie il passato ed entrambi scavavano negli antri celati della memoria per trovare uno spiraglio che potesse illuminare il grigiore, quello in cui erano stati risucchiati da quando avevano smesso di cercarsi.
Inconsapevoli che, di lì a poco, altre macerie avrebbero seppellito non solo il passato, poiché il medesimo destino infausto attendeva i giorni a seguire.
Emma aveva innalzato il volto, le palpebre si schiudevano per permettere alle pupille di incastrarsi in quelle di Daniele e tremava, sebbene l'aria di fine novembre non fosse per nulla fredda.
Daniele scrutava, invece, ogni minuzioso dettaglio del volto di Emma, i polpastrelli lisciavano gli zigomi pronunciati, il naso sottile e le labbra piene.
Era lì, dove avrebbe dovuto essere già da tempo, in una strada dissestata, un vicolo alle spalle della Basilica di San Giustino, e aveva, innanzi a sé, la ragazza amata sin dagli albóri dell'adolescenza.
Le loro strade si erano incrociate quando erano appena bambini, Daniele sbuffava ogni volta che la sua vicina di casa arrivava a scuola senza treccia e i lunghi capelli castani finivano sul banco alle spalle di Emma, il suo.
Evitava di lamentarsi, la madre continuava a ripetere che doveva essere gentile con tutti, soprattutto con le bambine.
Quel giorno aveva dimenticato la merenda, la mamma era molto stanca, il fratellino nascosto nel pancione continuava a scalciare e Daniele non voleva affaticarla inutilmente.
Le labbra si erano imbronciate, ma aveva taciuto con la maestra; poi, la timida Emma aveva spezzato le due fette di pane e marmellata tirate fuori dal cestino e ne aveva poggiato una metà sul suo banco.
E, per la prima volta, ognuno di loro sorrise all'altro; iniziò con una merenda divisa e le loro anime si erano intrecciate per anni.
Avevano corso attraverso le campagne abbandonate, si erano azzuffati, amorevolmente, durante le prove del coro domenicale, e avevano trascorso insieme pomeriggi di studio per riuscire a comprendere le equazioni.
Mai avevano smesso di cercarsi, di respirarsi, nonostante i fremiti avvertiti ogniqualvolta che, ormai adolescenti, si sfioravano causalmente.
Emma aveva intuito l'origine delle pulsazioni a cui il suo cuore soccombeva quando erano troppo vicini, mentre la gola ardeva e le labbra si seccavano.
Daniele correva fino a perdere il fiato dietro a un pallone, lo sfiorava più volte prima di spingerlo nella porta avversaria e, appena la rete si gonfiava, volgeva lo sguardo sugli spalti per accertarsi che Emma avesse esultato.
Il sudore puntellava la colonna vertebrale e i nervi si accartocciavano appena i loro occhi s'incrociavano. Non capiva, preferiva non domandarsi nulla, ma continuava a bearsi dei sorrisi spontanei, degli abbracci silenti durante i temporali e di ogni attimo condiviso.
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Raccolta Di Racconti
Historia CortaRaccolta di Racconti pubblicati nelle antologie edite Historica edizioni e Rudis Edizioni Correva l'anno (Racconti Campani 2021) L'ultimo raggio di sole (Racconti Storici 2021) Il giorno zero (Racconti Liberi 2021) È NATA L'Emozione (Racconti di Nat...