2⁰ Capitolo

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Quegli occhi sembravano voler esprimere il nulla.
Vedevo l'apatia che contornava il suo volto, non esprimeva nessuna emozione, non ho mai visto nulla del genere.
Ci fissiamo, ci guardiamo, ci osserviamo, come a cercare qualcosa per capire chi siamo.
Non ho il coraggio di aprire la bocca, non ce la faccio, mette molta soggezione e questo è il risultato.
Alla fine prendo coraggio e dico: "chi sei?".
"Potrei farti la stessa domanda" risponde con tono arrogante.
"Bhe, te l'ho fatta prima io quindi ho la precedenza", dissi con fare piuttosto ovvio.
"Non credo ti debba interessare chi sono io, ma se ci tieni tanto, mi chiamo Diego" risponde annoiato.
"Io sono Mia"
"Non te l'ho chiesto" mi dice in modo superficiale.
"Io al contrario di te sono educata, comunque ciao" e quella fu l'ultima frase che completò quel dialogo.
Mi incamminai verso la porta dell'ospedale con fare tranquillo, sapevo mi stesse guardando ma non me me preoccupai, era solo uno dei tanti che si meritava di stare dove stava.
Ad un certo punto sentii un dolore, al centro del petto, che aumentava ogni volta che facevo un piccolo respiro.
Incominciai a sudare freddo, le mani mi tremavano ed alla fine le gambe cedettero, facendomi mettere in ginocchio. Sbarrai gli occhi, provai a chiamare qualcuno ma non riuscivo ad emettere un solo suono.
Dissi un flebile "Aiuto" ma ovviamente nessuno mi sentì.
"Aiuto, qualcuno la aiuti sta male".
Non ero stata io a parlare, era stato Diego, e non sapevo neanche perché lo avesse fatto, forse perché altrimenti avrebbe avuto i rimorsi dopo.
Un poliziotto sentì le sue urla e vedendomi accasciata a terra chiamarono subito un infermiere pronto ad aiutarmi.
Mi prese in braccio, non essendoci tempo per portare una barella e mi portarono subito in rianimazione.
Cominciai a vedere tutto sfocato, fino a perdere i sensi definitivamente.

*5 ore dopo*

Mi formicolavano le dita, ma iniziavo a riprendere conoscenza, la testa girava e gli occhi erano pesanti, ma piano piano iniziai ad aprirli.
Mi guardai intorno, cercando di capire dove mi trovassi quando mi venne in mente il motivo per cui stessi lì.
Un infermiere entrò in quella stanza e appena mi vide sveglia sorrise e mi disse "tranquilla Mia, è stato un un'attacco di cuore, ne hai avuti tanti in questi anni ma fortunatamente sta volta un ragazzo ti ha salvata"
...Diego...
"Adesso chiamo la dottoressa Moore e facciamo dei controlli per vedere se stai migliorando o peggiorando, okay?"
Io annuii disattenta, pensando a come quel ragazzo mi ha salvata, anche non conoscendomi.
Mi ha salvata...

*SPAZIO AUTRICE*
Ciao gente, questo è il secondo capitolo di 'Malattia' spero vi piaccia.
Se avete voglia lasciate un commento e una bella ⭐.
Scusate in anticipo se ci sono errori grammaticali, se ne trovate fatemelo presente per favore.
Un bacio😘.

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