Sono ancora persa nel marrone degli occhi di Stash, che mi tiene fra le sue braccia, quando mi sento prendere ai fianchi da due mani sconosciute che, con forza, mi allontanano dal quel posto sicuro.
D'istinto afferro un polso di Stash e lo trascino insieme a me non so dove.
Nel caos di tutta la grande aula di registrazione, vengo spinta all'interno di un corridoio secondario dello studio, a me sconosciuto.
Al buio Stash mi viene completamente addosso facendomi scontrare, con la schiena, al muro dietro di me.
"Oddio scusa, tutto okey? Ti ho fatto male?" Sento la sua voce sopra di me.
"Non ti preoccupare, sono ancora in piedi" affermo mentre le miei mani si sono accidentalmente appoggiate sul suo petto.
Che imbarazzo! Meno male che è buio! Queste mie ultime parole famose passano fra i miei pensieri appena prima che la luce viene accesa.
Guardo le mie mani sulla maglietta bianca di lui mentre il ragazzo mi guarda dall'alto della sua figura.
"Stash, sei impazzito? Cosa mai ti è saltato in mente?" Una voce fuori il nostro campo visivo, spezza il silenzio imbarazzante che aleggia fra me e il giovane professore.
Ci giriamo verso Maria, che un po' scioccata e un po' furiosa, si avvicina a noi con passo svelto.
Non è mai capitato di vederla così. Forse neanche a Stash.
Subito lui si allontana da me a testa bassa, si porta una mano dietro la testa mentre l'altra la nasconde in una tasca della sua giacca di pelle nera.
"In diciotto anni di Amici, nessun professore ha fatto quello che tu hai appena fatto. Un professore che consola così un'alunna, in quella maniera che hai fatto tu e per di più davanti a tutta l'Italia ?! Lo sai quanto ci tengo a te, Stash, ma questa volta mi hai fatto andare su tutte le furie. Non voglio che tu perda il posto, per un gesto del genere, perché come professore, ragazzo e artista vali tantissimo. Dovrai rimediare questo tuo gesto, ora non so, sinceramente, quando, come e in che modo ora ma al più presto devi pur dire qualcosa. Si è scatenato il caos nello studio! Lo faccio anche per te, per lei e per voi. Capisci?".
Quando Maria smette di parlare, rimaniamo completamente in silenzio, entrambi imbarazzati.
"Scusa Maria. E' vero, non mi sono controllato come dovevo. Però se ho fatto questo gesto è perché comunque una ragione sotto c'è. Quella di oggi è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Sono sicuro che a tempo debito Cloe forse si sbloccherà per dire qualcosa." Conclude con fermezza Stash.
Io non ho fiato per tutto il tempo, troppo stordita da tutti questi piccoli avvenimenti.
Tengo gli occhi bassi, poi un pensiero mi passa per la mente e decido di parlare, cercando di dosare le parole e i fatti nella maniera giusta.
"Posso solo dire che Stash ha ragione. Ha sentito cose che nessuno ne è a conoscenza; né tu, Maria, ne le mie compagne di stanza. Ero già in tensione da tutta la settimana. Cerco sempre di non metterlo a vedere; mi sa che oggi non ci sono riuscita. Non è che al primo "no" mi butto giù. Lo accetto e me lo tengo. Forse solo il fatto di ciò che le parole di Stash mi hanno fatto sentire, in maniera positiva, hanno sbloccato qualcosa che prima tenevo dentro e che mi faceva del male. Con rispetto e delicatezza ha toccato un vuoto dentro di me, nel profondo, che è riuscito a colmare nella maniera giusta. Ha esagerato, sì e si è visto. Però sono più che certa che lui sarà in grado di sistemare la situazione. È un ragazzo profondo, intelligente e con il cuore d'oro. Non se ne trovano più di ragazzi come lui in giro. E.." cerco di creare una continuazione a questa mia frase ma vengo bloccata da Stash
"E io, qualunque cosa accadrà, sono solo deciso di aiutarla." risponde lui deciso.
Rimaniamo tutti e tre in silenzio per un tempo che sembra interminabile.
Io non ho smesso di guardarlo con gli occhi e la bocca spalancati per l'incredulità.
"Stash, tu.." cerca di dire Maria ma viene interrotta da qualcuno che apre la porta del corridoio e la chiama.
Senza dirci nulla ci guarda e si allontana lasciandoci completamente soli nella silenziosità irreale del corridoio.
Sembra di essere all'interno di una bolla, quasi del tutto isolati mentre, al di là dell'accesso, dalla sala principale arrivano sommesse e quasi lontane differenti voci.
Nel silenzio si sentono solo il suono leggero dei nostri respiri.
Alzo gli occhi e incontro i suoi ma faccio fatica a sostenerli.
Il suo sguardo è potente, intenso e magnetico.
I suoi occhi sono talmente profondi che sembrano, con un rispetto immenso, indagarti dentro e ancorati a se, tasmettendoti un' infinita sicurezza.
Senza dire nulla mi abbraccia, nascondendomi nelle sue braccia. "Grazie" sussuro contro la sua giacca di pelle.
Dopo qualche secondo sento che il suo abbraccio si fa sempre più stretto intorno al mio corpo.
"Qualsiasi cosa tu abbia bisogno, non esitare a chiamarmi. Non so come ma so solo che troverai la maniera giusta."
Lentamente annuisco mentre, di slancio, allaccio le mie braccia attorno al suo busto.
"Ti ha ancora chiamato?" Mi chiede cercando il mio sguardo.
Rimango in silenzio non sapendo cosa dire e, senza accorgermene, mi nascondo, premendo il volto fra le pieghe della sua maglietta in cerca di un rifugio.
Con delicatezza mi stringe a sé poi, piano, appoggiando le sue mani sulle mie spalle, mi allontana di poco da quel posto caldo che sa di rose e fresco.
"Cloe, ti ha chiamato? Ti ha detto altro?" Mi chiede mentre, con alcune due dita sotto al mio mento alza dolcemente il mio volto e cerca i miei occhi.
Scuoto leggermente la testa mentre lui, dolcemente, fa una smorfia di disapprovazione.
" Te lo si legge negli occhi che qualunque cosa ti abbia detto, ti è rimasta addosso come un macigno" mi dice dolcemente.
"Ti va di parlarne?" Mi sussurra all'orecchio; accarezzandomi con una mano una guancia.
A questo suo tenero gento chiudo gli occhi a causa di una strana sensazione che mi fa provare a livello del cuore.
Mi sento accettata da qualcuno che mi vuole aiutare, che vuole proteggermi e che vuole farmi star bene; ed è da un po' di tempo che manca un po' di tutto questo nei miei giorni.
Poi il mio cervello, contro la mia volontà di lasciarmi andare e farmi cullare dalle braccia di Stash, mi riporta alla realtà, mentre un senso di rabbia e
frustrazione riempiono ogni mio pensiero.
Bruscamente, senza volerlo, mi allontano da lui che prontamente mi blocca tenendomi con due mani sulle spalle.
"Cosa ti devo dire Stash?! Sono le stesse cose che mi ha detto, e che ho detto anche a te, tre settimane fa. Ancora quando c'era in ballo la formazione della classe. Ogni volta incasso, lo sai. Non ho detto niente a nessuno, tranne a te che da quando la prima volta mi hai trovata al telefono, fuori dagli studi, mi sono lasciata prendere dalla situazione e ti ho raccontato come stavano le cose. Ora non è cambiato nulla. E ti dico la verità. Io non mi apro con nessuno se non sono sicura al cento per cento. Con te è stata una cosa diversa. Sapevo di trovarmi al sicuro. Nessun'altro sa qualcosa. Solo tu. E ti chiedo solo di essere paziente con me. Solo questo."
Sospiro alla fine quando anche l'ultima parola non è più intrappolata fra i miei pensieri.
Il ragazzo che ho davanti a me mi guarda con i suoi occhi magnetici, sorride e mi sposta una ciocca di capelli dietro alle orecchie.
"Tranquilla, qualsiasi cosa pur di vederti felice" mormora, quasi non volesse farsi sentire da qualcun'altro.
"Dopo la puntata, lo so che non si può, ma volevo portarti in un bar che conosco io, qui vicino agli studi. Ti assicuro che cercherò di trovare la maniera per non farci vedere e ne parlerò prima con Maria. Vero che hai bisogno di parlare? Io non voglio obbligarti ma percepisco solo una necessità, da parte tua, di voler tirare fuori tutto ciò che ogni attimo ti fa pesare il cuore e la mente. Ti fidi di me?" Mi chiede dolcemente.
Annuisco e piano gli sorrido mentre mi rifugio per l'ennesima volta contro il suo petto caldo.
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Sulle Note Di Una Canzone || Stash
Ficção AdolescenteMentre lei ballava, lui s'innamorava. Mentre lui cantava, lei viveva.