Capitolo 28

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Il sole era sorto un'altra volta, illuminando ancora la mia camera da letto e i nostri due corpi attaccati come se fossimo uno l'ancora dell'altro e come poteva non essere così? Il giorno in cui avrei dovuto risolvere, o almeno tentare di risolvere, la situazione con Ethan era arrivato inesorabile e rapido come da aspettative. L'ansia mi aveva raggiunto alla sera e mi aveva accompagnato nel mio sonno agitato e nel mio risveglio altrettanto turbolento. Magnus era ancora piacevolmente addormentato al mio fianco, tanto da rendermi difficile svegliarlo, anche se ero consapevole che non sarei mai riuscito ad uscire di casa senza il suo sostegno. 

-Amore... Svegliati per favore. - la mia voce gracchiava sia per l'ansia, sia per il poco sonno della notte. I suoi occhi simili a quelli di un gatto si aprirono lentamente, come quelli di un bambino che si svegliava per andare a scuola. 

-Ehi... buongiorno ? - la sua sembrava più una domanda e non potevo effettivamente dargli torto, non era per nulla un buongiorno ma avevo promesso ad entrambi che avrei cercato di chiudere questa storia una volta per tutte e continuare a rimandare l'inevitabile poteva sembrare un ottima idea per circa dieci minuti prima di trasformarsi in autolesionismo. 

-Sono nervoso. - a quelle due parole Magnus sembrò collegare tutti i punti e i suoi occhi si spalancarono, mandando alla schiena l'impulso di alzarsi rapidamente dal materasso facendo in modo che potesse abbracciarmi. 

-Andrà tutto bene Alexander, non sei da solo adesso ci sono io e non permetterò che quello stronzo ti faccia ancora soffrire in alcun modo. Sai quanti anniversari avremmo già festeggiato a quest'ora se non fosse stato per lui? - una leggera risata lasciò le mie labbra screpolate mentre lo guardavo con profonda gratitudine.  Mi staccai dall'abbraccio e vidi che ormai era arrivata l'ora di preparami per andare a lavoro. 

Sull'uscio di casa guardai Magnus e pregai che succedesse qualcosa che mi facesse rimandare tutto ciò. Il suo sguardo mi fece capire che non potevo più ripensarci, che avrei dovuto affrontare il mio più grande trauma passato. Fu esattamente su questa parola che mi focalizzai durante il tragitto, dovevo convincermi che appartenendo al mio passato, quel ragazzo, non potesse più distruggermi, dovevo farlo per non cadere nuovamente nell'abisso dei miei sentimenti neri e rossi. 

L'ufficio era troppo vuoto perché questa giornata potesse iniziare nel verso giusto; infatti, senza nemmeno il tempo di imprecare, Ethan mi si presentò davanti con il suo solito sorriso finto e pieno di cattiveria. 

-Ciao Alec, come stai oggi? - 

-Peggio ora che ti ho davanti. Vedo che anche stamattina non ti sei strozzato con la colazione, peccato. - 

-Il tuo sarcasmo pungente mi stimola solo di più Alexander, non giocare con il fuoco o finirai per bruciarti molto presto. - Ora si metteva anche a minacciarmi? Dovrei mandarlo in cura dal mio vecchio psicologo, anche se non credo basterebbe. 

-Senti, Ethan, mi stai davvero stancando e voglio mettere una pietra sopra a questa storia una volta per tutte. Mi faresti il favore di seguirmi fuori? Non vorrei dare spettacolo. - si limitò a fare un cenno con la testa e a seguirmi fuori dal nostro ufficio e, di conseguenza, dall'intero stabilimento. Una volta fuori e faccia a faccia, un sorriso per nulla rassicurante prese posto sul suo volto e io iniziai inesorabilmente a sudare. 

-Dimmi Alec, cosa cerchi di risolvere precisamente? - 

-Non riesci a rendertene conto tu stesso? - 

-Se te l'ho chiesto, evidentemente, non ne sono in grado. - iniziava già ad innervosirmi e non avevamo nemmeno iniziato il vero discorso. 

-Mi hai distrutto psicologicamente quel giorno. Avevo solo diciannove anni e tu hai ben pensato di fregartene di me e dei miei sentimenti, usandomi in quel modo violento e degradante. Sei una persona orrenda, mi fai schifo su qualsiasi lato io ti guardi. Ormai la paura che mi procurava anche il solo pensarti sta svanendo, ma la rabbia e il disgusto sono vividi nella mia mente che, purtroppo, si ricorda tutto di quel giorno maledetto in cui hai deciso di rovinarmi la vita. Ti odio per questo e non voglio davvero più vederti. - La sua faccia era palesemente sorpresa, era ovvio non si aspettasse una mia presa di posizione: era convinto fossi rimasto il ragazzino dell'epoca, quello che poteva manipolare a suo piacimento. Sapevo, però, che non avrebbe capito né mollato facilmente e io speravo di riuscire a mantenere i nervi saldi per tutto il tempo necessario. 

Teacher||MALECDove le storie prendono vita. Scoprilo ora