Scar
Alla fine ero riuscito a dormire qualche ora, anche se continuavo a svegliarmi ad intervalli di trenta minuti per controllare il telefono. In quei brevi attimi di dormiveglia mi ero maledetto per esser stato tanto stupido da non chiedere il numero ad Ella, piuttosto che lasciargli il mio. E poi mi ero domandato cosa sarebbe successo se lo avessi avuto. L'avrei chiamata? E per dirle cosa?
Quel senso di colpa stava iniziando a farmi sentire davvero un coglione, ma non riuscivo ad evitare di farmi le croci al ricordo di quei vetri rotti, dei cuscini macchiati di sangue e dell'umore nero in cui avevo trovato il Secco.
Con il passare delle ore mi ero messo ad analizzare quell'atteggiamento in maniera più distaccata, arrivando a chiedermi se si fosse drogato in quel modo per sopportare il peso delle pene inflitte alla sorella.
Ma poi mi sembrava assurdo pensare che uno come lui avesse conservato una coscienza. Non avrei mai neanche immaginato che sarei finito su quel maledetto divano ad ascoltare i deliri di un alcolizzato che aveva assistito al declino della sua famiglia lasciandosi trasformare in una sorta di maniaco del controllo.
Tra quei pensieri permisi al ricordo delle parole dello sbirro di incupirmi. Sostenendo che quella situazione avrebbe risolto i miei problemi togliendomi di torno la feccia del quartiere aveva sottovalutato il fatto che ormai ne facevo così tanto parte che non si riusciva più a distinguere la linea di confine che ci separava.
E poi la mia teoria confutava la sua, perché secondo me tutta quella merda di situazione mi aveva solo logorato, spezzando la monotonia delle giornate sterili che ero riuscito ricreare con quel casino di emozioni che ora ero costretto a rivivere. Alla fine il tentativo di seppellire il passato era risultato vano, da quando Ella l'aveva fatto riemergere. Vederla era un flashback continuo, frequentarla era addirittura peggio.
Il giorno seguente mi ero armato d'indifferenza per andarla a prendere al solito orario allo scopo di portarla a scuola. Ma una volta arrivato avevo ricevuto soltanto una porta in faccia. Nick era apparso sulla soglia a petto nudo, con indosso soltanto un paio di pantaloncini sgualciti.
"Walt ha detto che oggi Ella non si sente bene... E potrebbe durare per tutto il resto della settimana." Insospettito da quella risposta, mi ero allungato per scrutare dietro la sua sagoma, ma lui aveva accostato la porta per impedirmi di vedere.
"Che ha?" Mi ero impicciato.
"Sono cazzi suoi, okay? Torna a fare quello che facevi prima di conoscerla."
La sua risposta mi aveva seccato, perché ogni volta che pensavo di aver fatto passi avanti nel conquistare un briciolo di fiducia, mi ritrovavo a farne altrettanti indietro.
"Walt è in casa?" Al suono di quella domanda, Nick mi aveva posato una mano sulla spalla osservandomi con irritazione.
"Senti," aveva detto torvo "te lo dico da amico... Lascia perdere per oggi, non è un buon momento." Poi mi aveva sbattuto la porta in faccia.
Col cazzo che avrei lasciato perdere.
Mi ero appoggiato al fianco della moto per chiamare il Secco, ma lui aveva risposto mugolando qualche verso indecifrabile.
"Chi cazzo è a quest'ora?" Il suo tono, snervato e arrochito dal sonno, mi aveva fatto pensare che la mia telefonata gli avesse fatto da sveglia.
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La carta vincente
RomanceScar è uno spacciatore del South Side, marchiato dalle cicatrici di un passato che, oltre a rovinargli la pelle, gli ha anche portato via l'unica persona che abbia mai amato: sua madre. Ella si trascina sulle spalle i suoi diciassette anni insieme a...