Il giorno seguente, Ornella era alla scrivania annoiata e piuttosto sfiduciata. Aveva controllato l'indirizzo del fornitore sospetto, ma corrispondeva all'appartamento che aveva visitato.
Cos'altro poteva fare, se non lasciare perdere? Quando fu sul punto di accantonare i suoi intenti investigativi, ecco l'illuminazione: l'archivio!
Il vecchio le aveva detto che avevano cambiato nome da poco, valeva la pena fare un controllo sul passato dell'agenzia. Doveva tuttavia essere veloce e non dare nell'occhio.
Cercò i faldoni degli anni precedenti e le fatture di SoloEventi srl. Ne trovò parecchie, anche se meno regolari rispetto a quelle emesse da #Promuoviamo.
Avrebbe dovuto fare una copia di tutti i documenti e rimettere le fatture al loro posto. Ma sentiva di doversi sbrigare prima che qualche collega s'incuriosisse e le chiedesse spiegazioni.
Dopo circa dieci minuti, come previsto, Lucia cominciò a guardarla con tutta l'aria di voler capire a cosa stesse lavorando, ma Ornella finse indifferenza.
«Oggi vai in palestra?» le chiese per spezzare il silenzio.
«Penso di sì» Lucia si tirò indietro una ciocca di capelli. «Ho proprio bisogno di sfogarmi, oggi.»
«Oh, cara. Ma che cosa è successo? Ultimamente ti vedo stanca.» le disse, fingendo di essere preoccupata che il suo mondo dorato potesse creparsi all'improvviso.
«Come hai ragione, Ornella. Sai è proprio un periodo duro e...»
Ornella la lasciò parlare. Bastava metterci in mezzo qualche Ah-Ah e annuire comprensiva. Lucia era un fiume in piena, e pensò quanto fosse facile distrarre le persone egocentriche portando l'attenzione sul loro argomento preferito: se stesse.
Ornella infilò tutte le copie delle fatture in borsa e si rimise al lavoro. Se non voleva attirare ulteriori attenzioni, doveva essere impeccabile nelle sue mansioni.
Poi appena prima di pranzo spuntò Paola.
«Ragazze, scusate ma sono stata in riunione fino ad ora.» entrò a passo svelto, con la sua solita camminata da passerella «Schizzo a pranzo. Ci vediamo dopo, pasticcini.»
Ornella avvertì l'inconfondibile stimolo di vomitare. Com'era possibile che una così facesse carriera? Poi le venne un'altra idea.
«Anche io vado a pranzo.» annunciò.
Finì di allacciarsi la giacca in ascensore, mentre pensava a come fare per non farsi scoprire.
Uscita dal palazzo decise di prendere la via a destra.
Poi individuò il suo capo. Paola era molto visibile anche da lontano: la chioma bionda e il cappotto rosso la rendevano appariscente come l'unica rosa in un prato senza fiori. Non era difficile starle dietro.
La seguì per qualche centinaio di metri, chiedendosi perché diavolo la stesse seguendo. Forse questa cosa dell'investigare le stava dando alla testa.
Poi Paola si fermò davanti all'ingresso dell'Hotel Visconti. Prima di entrare, si guardò intorno. Ornella si abbassò dietro un'auto parcheggiata un attimo prima che Paola guardasse proprio nella sua direzione. Poi, furtiva, si avvicinò all'entrata dell'albergo. La grossa vetrata le dava una perfetta visuale sulla hall.
Paola non era sola. Un uomo le era accanto. Ornella pensò che probabilmente fosse l'ennesimo incontro di lavoro.
Poi l'uomo le appoggiò disinvolto una mano intorno alla vita, che lentamente fece scivolare sulla natica sinistra di Paola, la quale non accennò a reagire.
Appena la donna alla reception consegnò le chiavi, la coppia si diresse verso l'ascensore. Le chiavi caddero a terra e l'uomo si chinò a raccoglierle. Nel tirarsi sù, si voltò leggermente nella sua direzione e per un breve istante Ornella lo vide in faccia.
Il cuore cominciò a galopparle in petto e le mancò il fiato. Aveva tra le mani il gossip più piccante dell'anno: Paola se la faceva con Fabio Trespoli.
«Cosa stiamo guardando?» Ornella si girò e trovò Marco accucciato al suo fianco.
Per poco non urlò dalla spavento. Guardò dentro l'hotel e i due amanti erano già spariti dentro l'ascensore.
«Mi hai fatto prendere un colpo!»
Marco non sembrava dispiaciuto e indossò il tipico sorrisetto furbo di chi sapeva di averla combinata. «Allora, me lo dici chi stavi spiando?»
«Spiando? Io? Niente affatto.» Ornella negò quella che doveva sembrargli semplice evidenza e cercò di inventarsi una scusa credibile. «Sai, ho un profilo di Instagram. Stavo cercando un'angolazione per una foto dell'albergo. È uno dei più antichi della città, lo sapevi?»
«Fotografia, eh?»
«Ehm. Sì. Più che altro è un progetto.»
Ornella sperava che se la fosse bevuta e Marco non fece ulteriori commenti.
«Tu, piuttosto. Che ci fai qui? Non dovresti essere in palestra?»
«Giorno libero.» disse Marco, alzando le mani in segno di resa, per poi infilarle prontamente nelle tasche della giacca di pelle.
«Quindi passavi qui per caso? Proprio come ieri sera?»
«Già.» Marco allargò le braccia, ma senza togliere le mani dalle tasche «Senti. Perché non andiamo a pranzo insieme?»
Ornella non riuscì a trovare scuse per rifiutare anche quell'invito. E in ogni caso, non avrebbe tirato fino a sera a stomaco vuoto.
Il pranzo fu molto piacevole e parlarono senza sosta. Scoprirono di avere un sacco di gusti in comune sul cibo, sui film, sulla musica, sui libri.
«No, ma dai. Non puoi dare tutta questa importanza a Nelle terre estreme. Il libro è di una noia mortale.» Ornella si stava davvero divertendo.
«Ma il film è molto bello, non puoi negarlo.»
«Sì, ma se proprio vuoi leggere un libro di ribellione, buttati sul Giovane Holden. Quello si che è un libro con le palle.»
Marco per poco non si strozzò con l'acqua che stava bevendo.
«Un libro con le palle? Pensavo fossi più un tipo da Cime tempestose.»
Risero. Parlarono. E i minuti volarono. Per Ornella era ora di rientrare in ufficio.
Marco si offrì di accompagnarla e Ornella non ebbe nulla da obiettare.
«Hai poi risolto il mistero di ieri sera?»
«Ah. Quello.» che peccato finire così. Non voleva mentire ancora, ma non aveva nessuna intenzione di coinvolgere Marco, quindi non ebbe altra scelta. «Ho lasciato perdere.»
Marco scosse la testa con decisione. «Mmh. Non mi sembri il tipo.»
«E che ne sai, tu? Mi conosci da circa cinque minuti.»
«Sì, ma ho già capito che non sei una di quelle persone che fanno spallucce e si girano dall'altra parte. Sono certo che tu ne voglia sapere di più.»
«Forse.» Ornella si chiese se fosse così dannatamente trasparente. «Ma è un vicolo cieco. Non vale la pena perderci tempo.»
«Se lo dici tu.» Marco non sembrava convinto, ma cambiò discorso. «Possiamo vederci domani?»
«Certo! Domani vengo in palestra.»
«Ma io non intendevo...»
Ornella non gli lasciò finire la frase «Allora, ciao!» e puntò la porta degli uffici, quando Marco la sorprese ancora una volta quando aggiunse: «Io controllerei la banca.»
«Eh?»
«Il tuo vicolo cieco.»
Ornella lo salutò, ma le rotelle del suo cervello avevano già cominciato a girare, grate di avere un'altra pista da seguire.
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Soci alla pari
Aktuelle LiteraturOrnella è una giovane impiegata in una società di consulenza. Lavora in centro città, nel reparto amministrazione. Una ragazze come tante, Ornella non è né bella, né particolarmente brillante e giorno dopo giorno si sente risucchiare dal buco nero d...