My Dirty Girl ~ Negan

Fear

«Vieni qui, mi sono stancato di parlare» si passò una mano sul viso «tutto il fottutissimo giorno a ficcare un po' di buon senso in quei cazzoni, ora basta..» il suo sguardo si posò su di me e mi ricossi, alzandomi e raggiungendolo. Le palpitazioni che erano diminuite ripresero feroci avvicinandomi a Negan, notando quanto fosse alto rispetto a me, intravedendo i muscoli sotto la semplice maglia bianca. Mi fermai ad un paio di passi e il suo odore si fece più forte, così come la sua voce di cui quasi sentivo le vibrazioni profonde «bevi, ragazzina?»

Annuii, incapace di parlare davanti a lui. Non avevo mai amato gli alcolici, mi limitavo a berne quando sono con ero con amici, prima che il mondo entrasse nel caos, ma pensai che aiutasse a mandar giù il nodo che mi attanagliava lo stomaco. Mi passò un bicchiere osservandomi bere il liquido aspro e la piccola smorfia che feci quando mi invase la bocca. Sorrise e, anche se l'avrei fatto ridere di nuovo, bevetti un altro sorso, accogliendo il calore al petto che si diffondeva dalla trachea.

«Basta» disse prendendo il bicchiere «se non ti piace non berlo, non voglio farmi una ragazza ubriaca». Un altro brivido mi attraversò sentendogli dire così chiaramente cosa sarebbe accaduto. Lo sapevo, eppure quelle parole lo resero reale. Cercai di non pensarci e, grazie al coraggio che l'alcol mi aveva infuso, riuscii a porgli la domanda che poco prima lui stesso aveva creato in me, tornando ad una conversazione che non mi terrorizzasse.

«Cos'hanno i miei occhi?» domandai, anche se ciò non avrebbe fatto differenza. Non mi avrebbe aiutata, non mi avrebbe fatto fuggire scoprire il motivo della mia prigionia. Eppure, ero lì a guardarlo, in attesa di una risposta.

«Dicono molto di più delle tue parole» affermò serio, perdendo per un istante il lampo di divertimento che riempiva gli occhi. «Ragazzina se mi fai un'altra domanda farò in modo che tu non possa più parlare, intesi?» annuii, sconcertata dalla rapidità in cui aveva assunto quell'espressione minacciosa, tornando a vedere l'uomo che nella radura aveva ucciso i miei amici.

«Spogliati» ordinò. Non mi mossi, implorandolo con lo sguardo, trovando solo due occhi duri e inflessibili. «N-non posso..» sussurrai. Era vero, non riuscivo a muovermi, ero paralizzata dalla paura. La sua mano si posò con delicatezza sulla mia spalla nuda e sussultai a quel contatto. Sentivo il calore delle sue dita per la prima volta «stai tremando». Non era una domanda e non risposi, fissando un punto indistinto davanti a me.

Sospirò pesantemente «ascolta ragazzina, non voglio farti male ok?» annuii lievemente, poco convinta da quelle parole «cazzo..» espirò ancora, pensieroso «e va bene.. Facciamo così» si bloccò e non ne capii il motivo.

«Ehi. Ragazzina guardami» sollevai gli occhi lentamente. «Stasera non scoperemo, d'accordo?» lo fissai incredula «Cristo..» imprecò, passandosi la mano sulla barba grigia «prometto che terrò i pantaloni» si portò una mano al petto, come se stesse facendo una promessa solenne. Sperai che la rispettasse e riuscii in parte a ridurre la mia ansia, concentrandomi sul calore che mi trasmettevano le sue dita.

«Ora, spogliati» usò un tono duro che non ammetteva regole. Portai le mani sulla schiena per aprire la cerniera dell'abito e lo feci scivolare al suolo, producendo un lieve fruscio. Sentii il suo sguardo attento su di me, sul completo in pizzo nero che mi era stato dato. Le sue dita mi carezzarono il braccio con una delicatezza di cui non lo credevo possibile, provocandomi un brivido che, per quanto non volessi ammetterlo, non era dovuto alla paura.

Sollevai lo sguardo incrociando di nuovo i suoi occhi divertiti. Notai solo in quel momento che non erano scuri come credevo e che avevano una lieve sfumatura di verde. «Non sono così terribile se impari a conoscermi, le altre mogli non si sono mai lamentate..» la sua voce seguita da un sorriso sghembo mi riscosse da pensieri inappropriati sui suoi occhi, che trovavo magnetici.