Semilacinquecentoventunesumo giorno- quarantuno giorni prima (pomeriggio)

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Scendo lentamente i piccoli scalini di legno che oramai conosco a memoria.

Io, una AirPods nell'orecchio destro, il sole, il cielo e il mare cristallino...
Tutto ciò sta diventando un vizio.

La piccola baia che ho davanti ai miei occhi è meravigliosa.
Potrei stare qui ad osservarla tutto il giorno ma resterebbe comunque incredibilmente mozzafiato.

Non riesco a capire perché sia sempre vuota...
Perché sottrarsi ad una meraviglia del genere?
Perché  andare nelle spiagge affollate e perdersi le infinite sfumature delle onde a causa della stoppa gente d'intralcio?

Una volta toccata la sabbia percepisco ancora di più la brezza marina sulla mia pelle.
Un'ondata di freschezza pervade il mio corpo in modo talmente inaspettato da provocarmi un brivido.

Decido di legare i capelli in una treccia così che le ciocche non mi finiscano davanti agli occhi e non possa perdermi neanche un secondo della meraviglia a cui sto assistendo.

Sento un suono leggero, quasi paradisiaco arrivare da dietro di me. Volgo velocemente la testa verso di esso per capire da dove provenga...

Non sono sola stavolta.

C'è un ragazzo appoggiato con la schiena sulla roccia adiacente ai gradini che strimpella una chitarra leggermente scordata.

Decido di spegnere la musica e sentire questo piccolo concerto mentre continuo a camminare sul bagnasciuga...

Certo che è proprio bravo a suonare!
I movimenti fluidi delle corde causate dalla piccola carezza dei suoi polpastrelli mi porta in uno stato di trance.
Come si può attrarre così tanto l'orecchio con tanta semplicità?

Tutto ad un tratto il mio telefono comincia a squillare
Non ho bisogno di tirare fuori il cellulare dalla tasca per capire che è mio padre che mi cerca.
Accetto semplicemente la chiamata tramite l'AirPods che ancora si trova dentro il mio orecchio, non volevo far capire al ragazzo che lo stavo ascoltando per paura che smettesse...

"Dime papa"

Con mio padre sono stata abituata fin da piccola a parlare spagnolo.
I miei hanno sempre voluto che non perdessi la lingua d'origine di mio padre e li ho sempre assecondati in ciò.

"Mi hijo, dove sei?" Parla dall'altra parte della cornetta
"En ninguna parte papa, sto solo facendo un giro qua intorno" mento, non voglio che scopra di questo posto.

"Ok niña, ma vieni a casa il prima possibile, stasera voglio portarvi a cena da un mio vecchio amico" esclama eccitato.

Mio papà odia uscire con la maggior parte dei suoi amici americani, li definisce troppo viziati e seri...
Ma con questo suo amico sta avendo una reazione totalmente diversa.
Devono essere stati molto legati...

Era da tanto che non vedevo mio padre così felice come in questi giorni qui, la sua isola di origine.
Chissà quanto gli era mancata...

"Bien, tra poco torno a casa"
"Ok, despues"
"Despues papa" dico appendendo

Non ho voglia di andarmene, è da tanto che non mi sentivo così bene nella semplicità più totale.

Ma devo farlo.
Mio padre se lo merita.

Sto per incamminarmi quando una voce dietro di me mi ferma.
"Toglimi una curiosità"

Non ho bisogno di girarmi per capire da chi proviene la voce ma decido di farlo comunque per educazione.

A differenza mia il ragazzo tiene la testa bassa e continua a toccare lo strumento senza curarsi minimamente della mia presenza.

"Di dove cazzo sei?!"

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