Seimilacinquecentonovantottesimo giorno- ventisei gioni dopo

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Mi sveglio sudata e tremante.

È la prima volta che riesco a dormire dopo tanto ma avrei preferito non farlo...
Troppe immagini, troppi ricordi.

Vado in bagno e mi faccio una doccia.
Non lo la minima idea di che ore siano ma poco importa,l'avrei fatta anche alle due di notte.

Torno in camera a passo svelto, voglio assolutamente fumare fuori dalla finestra.

Rientro in camera con lo sguardo fisso verso la borsa e rischio quasi di non notare la figura che ormai ogni giorno si stanzia in camera mia la notte.

Due pozze zaffiro incontrano le mie nocciola, le conosco talmente bene che ormai potrei descrivere ogni sua minima rigatura d'oro.
Il capello Ricci lunghi come l'ultima volta è una piccola cicatrice non ancora rimarginata che gli ricopre la fronte sudata.

Sempre la stessa maglietta bianca aderente, sempre i soliti blue jeans.

"Ei..." sussurra appena incrocio il suo sguardo.

Non posso ascoltarlo, so che se lo facessi ci ricascherei di nuovo.

Frugo nella borsa e trovo il pacchetto che ho comprato nel pomeriggio insieme all'accendino.

Lo apro e afferro la prima sulla destra per poi scaraventare il pacchetto vicino al mio incubo e accendere l'unica rimasta nella mia mano.

"Non dovresti fumare così tanto... odio vederti così " mi ammonisce con sguardo colpevole e triste.

Alzo un sopracciglio "puoi sempre andartene, nessuno ti obbliga a rimanere"

"Noa non è colpa tua"

Ecco, lo sapevo, non poteva dire altro...

"Ah no? E sentiamo... sarebbe forse colpa tua?"alzo il tono di voce iniziando ad irritarmi.

"Non è compa di nessuno piccola... devi solo smetterla di pensarci e andare avanti." usa il tono più dolce possibile.

I miei occhi cominciano ad appannarsi, perché sono così fragile?

Butto il mozzicone il pattumiera e mi appoggio contro il muro, non so per quanto a lungo ancora mi reggeranno le gambe.

"Come posso farlo se vieni a trovarmi ogni cazzo di notte?!" Urlo più forte possibile in modo che il messaggio riesca a penetrare.

Si zittisce, ogni suo sguardo vale più di mille parole.

"Me ne andrò solo quando sarai pronta" si avvicina di un passo " e nonostante tutto l'amore che provo per te tu non lo sei".

"Non è vero! Tu non mi ami cazzo.
Chi ami non ti abbandona, chi ami non torna riempiendomi di rimorsi e chiedendomi di dimenticare.
Non tormenti chi ami, non fai soffrire chi ami Juan!"

Le sue iridi si scuriscono sempre di più ma il suo tono resta calmo e saldo "io ti amo e proprio per quanto voglio che tu vada avanti..."

Non riesco più a ragionare in modo razionale.

"Allora vattene cazzo! Vattene e non tornare mai più!" Urlo con tutta la voce che mi rimane.
Con tutta l'aria presa dai miei polmoni oramai distrutti dal fumo e tutta la mia forza ormai infranta.

Abbasso la testa in modo da non poterlo più vedere.
I singhiozzi invadono il mio corpo e riesco a malapena a respirare.

"A quanto pare ti faccio più male di quanto pensassi, pensavo che infondo stare ancora un po' insieme avrebbe reso tutto più facile ma a quanto pare non è così. Non riesco più a vederti stare male per me, addio principessa."

Non faccio in tempo a realizzare che non sento più altro rumore oltre ai miei respiri affannati.

Non può essersene andato per davvero così.

Alzo la testa di botto ma non lo vedo da nessuna parte.

Corro in corridoio fino a raggiungere le scale e a quel punto salto tre gradini per volta in modo da scendere più velocemente.

"Juan! Ti prego non andartene così!" Non vedo nessuno e non sento nessuno se non il rimbombo della mia voce all'ingresso.

Apro la porta e corro fuori velocemente.
Arrivo in mezzo alla strada guardando a destra e a sinistra ma non lo vedo.

"Juan!" Urlo con le ultime forze che ho.

"Ti prego ti amo..."

Non riesco a formulare una frase di senso compiuto, fa tutto troppo male.

Mi lascio cadere in mezzo alla strada e lascio uscire le poche lacrime che mi rimangono.

Un corpo muscoloso mi abbraccia da dietro mentre una mano più fine ma comunque enorme si posa sul mio volto.

Alej e Fra sono con me, come sempre.

"Ei stellina abbiamo sentito le tue urla..." sussurra il mio gemello con un filo di voce.

La schiena appoggiata sul torace di Fra e i capelli tra le mani di Alej ultimamene sono la mia unica consolazione.

Alzo lo sguardo su di loro.

"Non tornerà più,vero?" Sussurro quasi impercettibilmente.

"No Noa, non tornerà" sussurra Fra come se potesse ustionarmi alzando la voce.

Ma tanto ormai che importa? Non si può bruciare ciò che è già in cenere.

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