XIII

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"Mi sembri preoccupata".

Alma non distolse lo sguardo dall'oscurità al di là del finestrino. Ignorò quel commento, come se non l'avesse udito a causa del cigolare continuo del tram.

"Oh sì, lo sei".

C'era un sorriso nella voce dell'uomo seduto al suo fianco, nella carrozza deserta. Faceva freddo quella sera, un freddo secco portato dal vento che proveniva dal continente. Alma tremava, era uscita con la sua solita felpa verde, senza nulla sopra. Il suo unico pensiero era quello di tornare a casa. Si chiedeva cosa sarebbe successo, era tutto il giorno che pensava ad Julio, alla caffeina, a Santi. Alla riunione.

Era ovvio che fosse preoccupata. Le sembrava sciocco anche solo pensare di dare una conferma vocale a quell'ovvietà.

"Alma..."

"Cosa?"

Alma si voltò di scatto e incrociò il sorriso della sua Cattiva Coscienza.

"Cosa ti avevo detto stamattina?"

"Non ricordo".

"Di prendere la giacca. Ma non mi hai ascoltato".

Alma si limitò a sbuffare. "Non ho bisogno di una madre con la barba".

"Sei preoccupata per la riunione, vero?"

"Ma se già lo sai, perché te lo devo dire?"

Él sorrise ancora di più e Alma si sentì idiota. Si stava lagnando come una bambina e tremava come una foglia. Non disse niente e non si mosse quando lui le cinse le spalle con un braccio. Non sapeva come fosse possibile, ma il suo corpo emanava calore. Accantonò per l'ennesima volta l'urgente domanda su cosa lui fosse e tentò di concentrarsi sul presente.

"Julio mi inquieta. Sicuramente si è bevuto la seconda lattina".

"Immagino di sì".

"Sarà completamente fuori di sé".

"Quello era l'obiettivo".

Alma rimase in silenzio, chiedendosi per la prima volta se fosse stata una buona idea. Gli aveva tolto il sonno, sicuramente. Ma non ci aveva comunque guadagnato nulla, no?

"Non mi piace quella faccia" commentò lui, dopo un attimo di silenzio scosso solo dallo sferragliare del tram.

"Mi chiedo solo a che serva" sospirò la ragazza, alzando gli occhi nei suoi. "Cosa voglio ottenere? Farlo ammattire? Farlo andare via da casa? Non penso se ne andrà... tenterà solo di rendermi la vita un inferno, più di prima. Quelli come lui non sono pronti a perdere".

Él si oscurò in viso a quel commento. Rimase in silenzio qualche istante, sostenendo lo sguardo tormentato di Alma, prima di mormorare a bassa voce: "Ci stiamo preparando a togliergli la cosa più importante che possiede".

La ragazza non si mosse e percepì un gelo infido morderle le mani, molto diverso dal freddo della notte.

"Cosa vuoi dire?"

"Lo puoi immaginare".

"No, non me lo immagino. Io non voglio immaginarmelo".

L'uomo non disse nulla. Distolse lo sguardo e tornò a guardare davanti a sé. Si aprì in un semplice, leggero sorriso.

"Gli toglieremo la vita, Alma".

"No".

Se altre persone fossero state presenti nel convoglio, avrebbero trasalito. Il monosillabo uscì dalle labbra della ragazza con un'intensità sbalorditiva, un'incredulità tradita.

"No" ripeté, scuotendo leggermente la testa e puntando con forza un gomito contro il finestrino. "Non lo farò".

"Lo farai, invece. Lo faremo. Tu e io".

"No. Io non sono un'assassina".

"Lui ha tentato di toglierti la vita, Alma".

C'era una durezza strana nella voce dell'uomo. Le parole rotolarono fuori dalla sua bocca come gocce d'acqua congelata, tintinnanti e fredde. Forse in un'altra occasione Alma avrebbe avuto paura di farlo arrabbiare, ma non in quel momento.

Non era mai stata una persona malvagia. Non lo sarebbe diventata a causa di Julio. Lui era un mostro, una creatura egoista e disgustosa, ma lei non sarebbe scesa al suo livello. Quel briciolo di autostima che brillava sotto le ceneri come un tizzone dimenticato parve riprendere forza, orgoglioso.

"Non ha tentato di uccidermi".

"Invece l'ha fatto. Non c'è bisogno che impugni il coltello, si può uccidere in molti modi diversi".

"Non importa. Non mi interessa. Io non sono come lui".

Alma schizzò in piedi nell'esatto istante in cui il tram frenava per l'ultima volta. La sua fermata era giunta e lei non aveva intenzione di ascoltare ancora quel richiamo di sirena malevola. Él si alzò con molta calma, dietro di lei. Si sistemò il pile grigio con tranquillità, intrecciò le mani dietro la schiena e si abbassò su Alma per sussurrarle, mentre le porte del tram si aprivano: "Tu sei molto meglio di lui, bambina mia. Per questo lo faremo".

La ragazza si slanciò fuori dal vagone e per la prima volta da quando quella strana creatura era entrata nella sua vita, desiderò che ne uscisse.

Subito. 

Hotel Alboraya - Piccola storia di cattive coscienze, bus notturni e velenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora