XXI

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Flores.

Alma non aveva pensato di chiudere la porta con il chiavistello, prima di fare ciò che aveva fatto. Non aveva nemmeno considerato l'evenienza che uno dei suoi altri coinquilini tornasse a casa prima del tempo.

Cazzo.

"Svelta" le sussurrò Él, vedendola paralizzata, seduta sul divano come una statua di cera. "Svelta, strappagli il crocefisso dal collo".

"Cosa?"

"Il crocefisso, Alma! Strappagli quella collana dal collo. Muoviti!"

"Alma, ci sei?" domandò di nuovo la ragazza appena arrivata, avanzando nel corridoio.

Alma scattò: si lanciò dal divano verso il pavimento, nascondendosi dietro il tavolo e raggiungendo gattonando il corpo senza vita di Julio. Con un movimento secco e disperato gli strappò la collana che portava al collo e, senza pensarci, cacciò il crocefisso sotto il divano.

Quello che accadde dopo fu qualcosa che la destabilizzò del tutto: la sua Cattiva Coscienza l'afferrò per un braccio, la scansò e toccò il corpo del morto. No, toccare non era la parola corretta: ci scivolò dentro. Prima una mano, poi il braccio, poi tutto il resto.

In un secondo, Él era scomparso. E Julio scattò in piedi, un poco pallido ma ben vispo, con le pupille totalmente dilatate e un aspetto stralunato. Alma strisciò scioccata verso il divano e tornò seduta sullo stesso un secondo prima che Flores entrasse in salotto.

"Ehi, cosa..."

Le parole della ragazza più giovane la strozzarono, quando i suoi occhi si posarono su Julio.

"Ciao" disse, secca.

"Ciao, troietta" sogghignò l'altro. Alma sgranò gli occhi. Flores ricambiò lo sguardo con disgusto, poi tornò a guardare lei.

"Cosa succede?"

"Niente" rispose Alma, con la voce un po' troppo acuta. "Stavo guardando la TV".

"Assieme a lui?"

"Qualche problema, bellezza? Vorresti essere qui tu al suo posto?" la interruppe Julio – o la sua Cattiva Coscienza nel corpo di Julio, Alma non era affatto sicura di cosa diavolo stesse succedendo – facendosi incontro a lei. Flores fece un cauto passo indietro nel corridoio, squadrò il ragazzo dalla testa ai piedi e poi mormorò: "Di cosa ti sei fatto? Ti sei pisciato addosso? Davvero?"

"Una roba nuova" ridacchiò lui, mettendo i brividi a entrambe le presenti. "E Alma mi ha offerto la cena, vero, Alma?"

Flores tornò a guardarla, questa volta con molta preoccupazione. Alma decise che sarebbe stato meglio stare al gioco, così abbassò gli occhi, come se fosse spaventata. Julio cacciò una risata davvero inquietante e aggiunse: "Non ne vuoi provare un pochino anche tu, tesoro?"

"Io penso che dobbiamo chiamare qualcuno" mormorò la ragazza, sperando di stare nel copione.

"No!" ruggì l'altro. Si gettò su Flores e prima che queste potesse fare qualcosa, la agguantò per le braccia e la scaraventò sul divano, contro Alma. Dopodiché la porta del salotto fu chiusa e la chiave sparì nella tasca dei suoi jeans.

"Julio! Cosa stai facendo!" squittì Flores.

"Non andrete da nessuna parte" ringhiò. Alma iniziò a capire cosa stesse succedendo nel momento in cui notò un occhiolino, che sicuramente all'altra ragazza parve un tic nevrotico. In un impeto teatrale, strinse Flores, che tremava e singhiozzava, tra le braccia.

"Non le farai nulla, schifoso".

"Zitta, troia. Tu e io abbiamo appena iniziato".

Julio venne loro incontro. Flores iniziò a gridare, ma Alma la spinse verso l'altro poggiolo e si drizzò in piedi, fronteggiandolo. Gli diede una spinta, ma lui l'afferrò per i capelli, proprio come il vero Julio aveva fatto in cucina nemmeno un'ora prima e Alma urlò dal dolore, un po' per davvero e un po' per finta.

"Lasciala andare!" strillò l'altra ragazza, lanciandosi verso di lui e appendendosi all'altro suo braccio. Lui se la scrollò di dosso come se fosse una pulce e iniziò a marciare verso la porta del balcone. La spalancò con un calcio.

"Cosa vuoi fare?" esclamò Alma, facendo la terrorizzata. Lui le strappò un grido di sorpresa dalla bocca quando la spinse contro il balcone di ferro, che le arrivava al seno. Si piegò su di lei e le sussurrò, vicino alla bocca: "Chissà se le puttane come te sanno volare, Alma".

Flores dietro di loro urlò di nuovo. Alma la vide aprire la finestra a fianco e iniziare a chiedere aiuto. Nemmeno a lei piaceva quel gioco, però voleva fidarsi di Él. Fissò il suo aggressore negli occhi e, all'improvviso, gli tirò una testata.

Julio ruggì, togliendole all'improvviso le mani di dosso. Alma tentò di scappare verso Flores e il salotto, ma lui la riacchiappò per i fianchi. Con grande – sincero – orrore della ragazza, Julio le stritolò un polso e, strattonandola, si issò sul parapetto.

"Andiamo, Alma" gridò a squarciagola, nell'aria fredda della notte. "Vieni anche tu!"

"Flores" implorò lei, tendendo un braccio nella sua direzione. La ragazza sgranò gli occhi e si slanciò verso Alma, afferrando la mano tesa. Diede uno strattone nella direzione da cui era venuta e Alma capì nello stesso esatto istante quello che sarebbe successo.

Julio lasciò improvvisamente il suo polso e, dopo aver traballato pericolosamente per qualche istante all'apparenza infinito, perse l'equilibrio verso il vuoto. Flores lanciò un grido disumano e, mentre le luci di molte finestre dei condomini circostanti si accendevano, il corpo senza vita del ragazzo precipitò dall'ottavo piano, facendo scattare l'allarme dell'automobile su cui atterrò.

Ma non tutto cadde nel vuoto con Julio.

Él era rimasto sul parapetto.

"Julio!" gridò Flores, sporgendosi dal medesimo. L'uomo si voltò e sorrise ad Alma che, pallida e scapigliata, si era appoggiata al muro, tremando. Scese con grazia dal balcone e, divertito, commentò: "È stata un'esperienza... irripetibile. Penso di aver preso almeno cinque malattie veneree stando in quel corpo".

Nonostante tutto, Alma sorrise.

In lontananza si udivano già le prime sirene d'emergenza e il vociare allarmato delle persone scese in strada a vedere cosa fosse successo, Flores compresa, mentre Alma abbracciava la sua Cattiva Coscienza.      

Hotel Alboraya - Piccola storia di cattive coscienze, bus notturni e velenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora