Capitolo 5. The Death

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Mi guardavano senza avvicinarsi e il mio stomaco si contorceva e ballava una danza tutta sua.

Si svuotava, come se inghiottito dal nulla e poi si riempiva come se dovesse riversare da un momento all'altro il suo contenuto sui miei jeans scuri, non poco fastidiosamente. Le loro espressioni erano incognite, un misto tra incertezza e impellenza, fumavano e facevano dondolare le gambe nell'aria seduti sul muretto, ma l'unico contatto che stabilivano con me era quello visivo.

Lynn me li fece notare entrambi e non sapevo se maledirla o ringraziarla, anche le mie emozioni erano contrastanti, tra disagio e curiosità.

Con lui ci ero stata più di sei mesi, prima che cause di forza maggiore chiamatesi miei problemi di natura psicologica lo avessero allontanato, creando in me la voragine di disappunto e depressione di cui abbiamo parlato nei precedenti quattro capitoli. La linea definita del suo viso, i capelli mossi color cioccolato, le sue labbra il modo in cui gli occhiali rotti gli cadevano storti sul naso, la figura slanciata, meno muscolosa di mesi fa e più magra, flaccida quasi. Il modo in cui non sapeva fumare, il suo senso dello stile così cacofonico...

Già.

All'improvviso, era tutto diventato così anticlimatico.

Tutto quello che mi faceva fermare il cuore e per cui il mio cuore si era fermato, non era diventato altro che quello che era in realtà

Comunissime caratteristiche umane, blande e senza personalità.

<<E vist?>> la sentii flebile, la gatta, nell'orecchio sinistro. <<Che te creriv? Che era il tuo unico signore e salvatore?>> Rise maternamente, facendomi venir voglia di ridere con lei <<Nennè, ne devi ancora vedere di dei, prima di sceglierne uno>> sparì.

La natura di quella sera, mi aveva immersa in un stato di tranquillità tale, forse anche in seguito alle vicende precendenti, che persino la visione di lei non mi aveva causato nessun disturbo.

Lara era la migliore amica di Matt da anni, molti e molti anni ancor prima di conoscerci. Lei era alla base dei nostri litigi, un po' a causa mia un po' a causa sua, la colonna portante del fiasco che era la nostra relazione, la musa ispiratrice del mio Diavolo, che non avevo mai visto in carne e ossa ma soltanto nei miei incubi e nella home dei social network che usavo. La mia mente le aveva dato una connotazione così negativa e continuava a macinare quei tratti somatici e quelle piccole incomprensioni sbiadendoli e mescolandoli così tanto alla mia paranoia che ormai era completamente diventata prodotto travisato della mia mente.

Essenzialmente, di lei conoscevo solo il nome, l'aspetto e che mi faceva rabbia e paura.

Conoscevo il Diavolo come il palmo della mia mano, ma io, di Lara, non sapevo assolutamente un cazzo.

La osservai, incrociando il suo sguardo, la guardai per dei secondi, comprendendo appieno questo concetto generato dallo shock subito dal mio cervello alla sua vista nella realtà tangibile e non più nello strato etereo e plasticoso delle mie visioni.

Questo deve averla scossa, quantomeno e attirata, perchè finalmente la vidi smuoversi e sinuosa e slanciata cominciò a camminare verso di me con una timidezza e una soggezione che non avevo mai visto il suo corpo mostrare e me la trovai finalmente davanti, i suoi capelli dorati coprivano un'espressione inetta e cadevano su una felpa viola, non più su un vestito bianco e rosso.

<<Piacere, sono Lara>>

La voce dolce, faceva a botte con tutti i ricordi che avevo del demonio, con tutte le volte che l'avevo sentito denigrarmi e insultarmi e minacciarmi di farmi cose indicibili.

Ma mi resi pienamente conto del fatto che lei era Lara e non il mio Diavolo, quando fece la cosa più patetica, per quanto genuina e gentile a cui avessi mai avuto il privilegio di assistere.

<<Mi dispiace per tutto quello che hai passato con Matt, sono venuta a scusarmi da parte di entrambi ma soprattutto da parte sua. Si rende conto che ha sbagliato a lasciarti e vorrebbe chiederti se sei disposta a riprovarci.>>

Fu strano, non perchè fossi colta da un'emozione piuttosto che un'altra, ma perchè non avevo la più pallida idea di come mi sentissi. Era come se fossi caduta per sbaglio in una sorta di tana del bianconiglio e mi fossi ritrovata in una realtà parallela. Non so bene cosa le dissi, non lo ricordo, credo di averlo rimosso in momento di confusione, le dissi semplicemente che accettavo le scuse, mi scusavo a mia volta, ma che non avevo interesse a ricominciare una relazione col ragazzo indolente che faceva tristemente finta di fumare senza nemmeno aspirare, in un angolo.

Risi un po', spero che non l'abbia notato, poi io e Lynn ci incamminammo verso un'altra meta.

Non so perchè reagii come avevo reagito, ma sentivo che in un certo senso ero stata guidata dall'istinto, dunque probabilmente avevo agito nella maniera più veritiera possibile e mi sava bene.

L'ho tralasciato, ma la mia amica aveva comprato da poco dei tarocchi, e quella mattina si era messa a giochicchiarci mescolandoli.

<<Come si usano?>>                                                                                                                                                 <<Non lo so... Te pesca una carta e vediamo che significa>>                                                                     <<Mi è uscita la carta della morte, devo crepare?>>                                                                                   <<Non per forza, in genere simboleggia il cambiamento>>.

Over The Wall - The Gray ChapterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora