Capitolo 2

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JAMES

Gli piacevano i momenti di quiete

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Gli piacevano i momenti di quiete. Era quando James non si trovava in mezzo alla confusione, quand'era in preda agli spasmi di una pasticca di troppo che la dolce voglia di uccidere lo assaliva.

Quiete. Silenzio. Buio.

Una vittima giovane. Un'adolescente innocente. Un pianoforte alla parete richiuso ai piedi del letto di lei.

Era così che James sceglieva le sue vittime. Non si accontentava di una ragazza qualunque. La voleva istruita, la voleva musicale, di bell'aspetto, fragile...

E non amava gli spargimenti di sangue, no. Dovevano essere gli incubi a consumare quell'anima. Doveva essere la propria musica, la colonna sonora di quella morte.

Con passo felpato il demone si accostò al letto della giovane. Un sorriso pacato sconvolse per qualche secondo la serietà della sua espressione.

Allungò una mano ad accarezzare la tempia rilassata della dormiente, in un estremo e tenero saluto, prima di avvicinarsi silenzioso al pianoforte richiuso.

Aveva sentito quella ragazzina suonare quel pomeriggio, tutto il tempo. Era rimasto in estasi sotto la sua finestra ad ascoltarla. Sì, lei... era perfetta.

Con uno sguardo dolce quanto letale accarezzò piano quella tastiera bianca, vivida nell'oscurità della camera.

Uno a uno, nella loro consistenza, premette quei tasti, e la musica riempì l'ambiente.

Chopin.

Il sonno della giovane divenne agitato, i respiri affannosi.

Il ghigno tornò sul volto di James mentre delle lame invisibili dilaniavano il corpo della vittima, nei suoi incubi peggiori. Lui era là, in un angolo della sua mente, ad assistere alla scena mentre le proprie dita si muovevano sicure e reali sulla tastiera.

Le lenzuola precipitarono dal letto scomposte. La giovane continuò a dimenarsi, a piangere con gli occhi ancora serrati, mentre James le dava le spalle.

Infine un ultimo grido, più forte, si confuse con la melodia dolce e straziante del brano... poi più nulla.

Nella stanza non riecheggiarono che le dolci note di un pianoforte fino alla chiusura sfumata e vibrante del pezzo.

Quando il demone si voltò, gli occhi sbarrati della sua vittima erano senza vita, vacui e perduti nel vuoto. Pietrificati in un'espressione di puro terrore.

Un rivolo di sangue scorreva silenzioso dall'angolo delle labbra. L'unghia spezzata aveva scalfito la seta del suo cuscino.

James assaporò il profumo della morte tra quelle lenzuola. Sfiorò con un indice quel rivolo di sangue che macchiava il guanciale e con estrema lentezza scostò da esso un ciuffo di capelli che vi si era impigliato, liberando con nauseante premura il viso cereo della giovane vittima.

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