Capitolo 2: Cicatrici

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"Grazie" disse Jean sedendosi sul suo letto.
Thomas e Sarah l'avevano accompagnato a casa dopo ciò che era accaduto a scuola.
"Di niente" rispose Sarah sedendosi al lato destro di Jean, per poi stendersi e stirandosi le braccia.
"È stato proprio stronzo" disse Jean, mentre Thomas  si sedeva al suo lato sinistro, circondandogli le spalle con un braccio e stringendolo a sè. Jean appoggia la sua testa sulla sua spalla.
"Lascialo perdere" disse Thomas strofinandogli lentamente il braccio.
"Infatti" disse Sarah alzandosi con il busto e rimettendosi seduta.
"Non me ne va bene mai una" disse Jean.
"Il problema sono gli altri non tu" rispose Sarah strofinandogli i capelli, arrufandoglieli.
Il telefono di Jean vibra.
Si rimette dritto e prende il telefono.
Thomas gli leva il braccio dalle spalle.
"Che palle" disse Jean leggendo sullo schermo del telefono.
"Che è successo?" Chiesero Sarah e Thomas all'unisono.
"Devo andare a lavoro. Devo sostituire un mio collega" Jean si alza e apre l'armadio, prendendo la divisa con il logo del supermercato e poggiandolo sul letto, mentre Thomas e Sarah si erano già alzati.
Scendono e vanno all'ingresso. Jean li apre la porta.
"Grazie a tutti e due" disse abbracciandogli insieme.
"Di niente" rispose Sarah.
"Ci vediamo domani" disse Thomas uscendo.
"Ciao" disse Sarah.
"Ciao" rispose Jean chiudendosi la porta alle spalle e prendendo un gran respiro e tornando sopra per prepararsi.

Luke bussa alla porta della camera di Zack.
"Chi è?"
"Sono io" rispose Luke.
Zack riconosce la voce di suo fratello e gira la chiave nella maniglia, aprendo la porta e riandando a buttarsi sul letto, abbracciando un cuscino e vedendo verso la finestra.
La pioggia bagnava il vetro e centinaia di goccioline scivolavano giù tutte a velocità diverse.
Alcuni lampi illuminavano le nuvole nere.
Luke si siede accanto a zack, mettendogli una mano sul braccio.
"Zack" lo chiama, accarezzandogli un po' il braccio.
"Quando torni da scuola non puoi stare sempre rinchiuso qua dentro"
Non risponde, continuando a guardare le goccioline che scivolavano giù.
"Mi dici cosa hai? È per quella operazione?"
Zack non risponde.
"È importante per te?"
Non riceve risposta.
Luke lo aspetta finche non avrebbe risposto.
"Si, molto".
Il rumore della pioggia riecheggiava.
"Non mi sento me stesso al cento per cento. So di essere nato femmina ma non sto bene con me stesso. Questo è quello che mamma non capisce"
"È preoccupata. Sai che rischi di mor...."
"So di rischiare di morire!" Urlò Zack, facendo spaventare Luke "a me non interessa vivere se non riesco ad essere me stesso. Questo è quello che voi non capite, porca puttana"
Luke si alza e va alla porta. In questi momenti non ragionava e l'avrebbe solo trattato male.
Zack comincia a piangere e mette la testa nel cuscino.
La pioggia si faceva sempre più intensa.
Luke si chiude la porta alle spalle,andandosene.

Jean cercava di mettere un barattolo su uno dei tanti scaffali del supermercato.
Si mette sulla punta dei piedi,arrivandoci.
"Da quanto tempo" disse una voce dal suo lato sinistro.
Jean si gira,trovandosi davanti Nolan.
"Ciao" rispose rigirandosi subito.
"Come va?" Chiese mentre faceva finta di sistemare delle cose.
"Non è il tuo reparto questo"
"Lo so" rispose sorridendo e passandosi una mano sul ciuffo.
"Allora che ci fai qui?"
"Niente...girano delle voci" disse Nolan guardando verso Jean.
"Quali voci?"
"Che Stan ha sbroccato di brutto oggi a scuola"
"Wow, le notizie girano in fretta"
"Chi gliel'ha detto?" Pensò Jean " è successo oggi e già lo sa"
"Beh, avere delle amicizie a scuola ha un suo vantaggio" disse Nolan "soprattutto quando ti fanno da informatori"
"Mi controlli per caso?" Chiese Jean girandosi completamente e inarcando un sopracciglio.
"Se la mettiamo così..." rispose alzando le spalle.
"Si...abbiamo litigato. Cioè, in realtà ha fatto tutto lui. Io parlavo in modo calmo e civilmente. Lui è scoppiato"
Nolan si avvicina di più a lui, standogli di fronte.
"Senti, volevo dirti una cosa" disse nolan.
"Cosa?" Chiese Jean rigirandosi verso scaffale e facendo finta di sistemarlo.
"Volevo scusarmi...ho avuto dei comportamenti da ragazzino viziato"
"Già. Anzi, da bambino viziato direi e credevi che l'avere i soldi fosse un buon motivo per scegliere te  a posto di Stan"
"Lo so, ma ero geloso e non volevo lasciarti andare con quello"
Jean si rigira guardandolo negli occhi.
"Ok. Accetto le tue scuse"
"Bene"
"Quindi?"
"Quindi cosa?" Chiese Nolan alzando un sopracciglio.
"Cosa vuoi?"
"Non voglio niente...solo dirti questo"
"Ok" rispose Jean girandosi e andandosene, ma viene bloccato di nuovo dalla voce di Nolan.
"In realtà qualcosa volevo dirtela"
Jean fa un sospiro guardando verso il cielo e girandosi di nuovo verso di lui.
"Che c'è?"
"Stavo pensando...che ne dici di venire a cena a casa mia?"
"A cena a casa tua?" Disse incredulo Jean.
"Si. Visto che sei di nuovo single, da quel che ho sentito, sei libero ora"
Jean sospira, grattandosi gli occhi con le dita.
"Prenderò in considerazione l'invito. L'unica cosa che voglio ora è un po' di spazio per me stesso" rispose Jean incrociando le braccia al petto.
"Va benissimo. Il mio numero tanto ce l'hai. Aspetterò una tua risposta. Ciao" disse infine Nolan girandosi ed andandosene.
Jean lo vede andarsene, sospirando di nuovo, e girandosi per andarsene anche lui.

Just Two Satellites (boyxboy)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora