»capitolo quattordici.

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capitolo quattordici –stay with me...
words– 831

aprii la porta che separava me e il mio peggior nemico e sentii qualcuno richiuderla alle mie spalle.

mi gettai su Luke.
«tesoro! te l'avevo detto che saresti tornata, ma non mi aspettavo che lo facessi così presto.»

«TU, BRUTTO FIGLIO DI...»
«Hermes. si, è mio padre.»

sentivo la rabbia ribollirmi nelle vene, il sangue pulsare nella testa. tutto ciò che volevo era ficcargli quella brutta faccia su per il culo, solo per fargli capire il dolore che mi stava provocando. ma prima dovevo scoprire cosa mi aveva fatto.

tesi il braccio e lo sollevai, facendo toccare la sua schiena contro la parete di pietra.

«ascolta, brutto... non riesco nemmeno a trovare le parole per descriverti! ma ciò che voglio dirti, è che devo sapere ciò che mi hai fatto.»
lui cercò di parlare, ma fu impedito dai miei poteri che lo tenevano stretto alla gola.

ansimava, si toccava continuamente la gola.

lo feci cadere per terra, continuando a tenerlo stretto per il busto.
qualcosa dentro di me scattò. «DIMMELO!»

la mia voce rimbombò più di quanto avessi mai voluto che facesse. indietreggiai di qualche passo.
«TALIA!» urlò Will, ma ci vedevo offuscato e la mia mente era occupata da altre cose.

«veleno connettivo. crea una connessione con chi te lo inietta.» disse finalmente Luke, annaspando.

e così avevo una connessione con lui? ero il suo cane, ora?

«Talia, non...»

senza accorgermene mi voltai, gli occhi iniettati di sangue così come il cervello offuscato di rabbia. Will indietreggiò, fissandomi a occhi spalancati.
«Talia, i tuoi occhi...»
i miei occhi? che avevano i miei occhi?
«non sei in te in questo momento.» disse in tono duro.

«vai via.»
«che cosa?» chiese incredulo.
«VAI VIA!» la mia voce rimbombò ancora nello spazio come se avessi avuto un megafono che alterava la voce, rendendola più intimidatoria e profonda di quanto avessi voluto.

senza pensarci spostai il braccio dall'interno verso l'esterno e Will fece un volo di almeno tre metri.

all'improvviso, tutto si fermò. mi sentivo appesantita, come se un macigno mi schiacciasse. niente era più sicuro, niente andava bene. c'erano solo vita e morte, quelle di Will.

corsi verso di lui, lasciando Luke. non mi importava di lui, solo di Will.

«Will! cristo, cristo. sono mortificata. non volevo! scusami!» lo pregai.
mi guardò con un'espressione che non riuscivo a decifrare. «ora so di che parlavi. in estate, al Mall. credevi di star per perdere il controllo. invece non lo hai fatto. ma adesso, è successo.»
guardai per terra per tre secondi, poi spostai il mio sguardo sul suo. «è ancora okay? cioè, non mi odi?»
«no, non ti odio. non è colpa tua, volevi solo trovare Hopper e... OH MIO DIO, TALIA!»

non capii subito. si spostò, spingendomi via.
urlò di dolore, e solo dopo mi accorsi.

«WILL!» urlai, mentre mi guardava negli occhi.

mi alzai in piedi, guardando Luke con Vipera, la sua spada di bronzo celeste, tra le mani e con un'espressione seria. «no, Luke. questo non dovevi farlo. NON DOVEVI FARLO!»

mi guardò fintamente impaurito, poi rise.

non ci vidi più. lo scaraventai via, poi lo presi nuovamente per la gola. «ora non ridi più, eh? ORA RIDO IO!» dissi e lo guardai maniacalmente, facendo una risata folle.
lo strinsi talmente tanto che sulla sua pelle si formò una macchia violacea.
ansimava, e mi piaceva. mi piaceva da morire perchè soffriva, ed era questo che meritava. meritava di soffrire.
mi supplicò con lo sguardo di risparmiarlo, ma io avevo già deciso. se Will fosse morto, se solo ne avrebbe risentito per colpa sua, lui...

tirai un urlo spassionato e lo lanciai contro la parete, e poi l'altra parete, e poi l'altra, e e il soffitto, e il pavimento, e ancora e ancora...

«BASTA!» urlò Will. si mise in ginocchio, zoppicante. Luke gli aveva colpito la coscia. «se lo uccidi non sapremo mai dove si trova Hopper.»
aveva ragione. e se era ciò che desiderava...

«dove si trova Jim Hopper?» chiesi riluttante, prendendolo da sotto il mento.
«s-starcourt. tieni questo pass, e mostralo a tutti coloro che incontrerai nel tuo cammino. ci sono delle celle ad un certo punto, quella di Jim è la quinta.»
«che cosa stai combinando con quella scatola?» chiese Will stavolta, indicando lo strano rituale che stava compiendo poco prima.
«non sono fatti tuoi, ragazzino.»
«DIMMI COSA CAZZO STAI FACENDO CON QUELLA SCATOLA.» ripetei. lui deglutì.
«è un rituale per spezzare la nostra connessione. stavi scoprendo troppo su di me, e  non posso permetterlo.»
«è terminato?»
«non ti seguo, dolcezza.»
«è. terminato?» chiesi ancora, scandendo bene le parole.

«si, certo.» disse infine.

«ora posso ucciderlo?» chiesi.
«stai scherzando? no. devo farlo io.» rispose Will.

«non mi toglierai questa soddisfazione, Byers.» risposi, poi mi alzai in piedi e lanciai Luke nel calderone bollente, lasciando che cuocesse.

mi pulii del sangue dal naso -aspetta, cosa? sangue dal naso?- e uscii da quella casa abbandonata con il braccio di Will tra le spalle.

→we are the proof of love. •w. b,2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora