Capitolo 2.

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Moltissime famiglie avevano visitato l'appartamento nel corso degli ultimi 387 giorni ma, ovviamente, non appena venivano a sapere del delitto, non si facevano più vedere, giustamente. Chi vorrebbe la casa di un apparente padre di famiglia, poi svelatosi appassionato omicida? Nessuno, appunto.

Blaw quel pomeriggio non si preoccupò molto dei capelli biondi che aveva visto attraverso lo spioncino, sapeva che non sarebbero tornati.

Il giorno seguente ripeté per l'infinitesima volta il suo rituale mattutino.

Le piaceva la scuola tutto sommato, studiava lingue e la cosa le riusciva. Pensava più in altre lingue che nella sua. Dopo il suo solito, ottimo, risultato nel test di inglese, riprese la sua routin, camminando verso casa con pochi residui di polvere in corpo.

Pensò che fossero quelli a causarle quella vista. Un camion da traslochi sostava sotto casa sua e ancora quei capelli biondi a cui non riusciva a dare un volto.

Fece finta di nulla, a volte la droga tagliata male aveva strani effetti.

Imboccò in fretta le scale, arrivando al suo appartamento senza incontri ravvicinati. Sua madre le aveva lasciato del cibo quindi fu costretta a mangiare controvoglia. I rumori dall'altro lato continuavano e ormai era certa che non fosse la droga quindi, decisa, chiamò Skyla. Era quasi una settimana che non la sentiva e iniziava a preoccuparsi anche per lei. Skyla era da tenere d'occhio, non ci sapeva fare con le dosi. Al settimo squillo finalmente rispose e dopo 10 minuti si trovava in camera sua. Entrò barcollando a causa di chissà quante sostanze diverse. -Oh ma chi è quel biondo la? È carino.- esordì Skyla, facendo capire a Blaw di non aver avuto una semplice allucinazione. Blaw scattò in piedi per sostenere l'amica barcollante e dopo averla fatta sedere controllò le sue reazioni agli stimoli fisici: lo aveva visto fare da un medico a un tossico in qualche scadente serie tv. Si affrettò alla porta. Silenziosamente si avvicinò allo spioncino e finalmente li vide. Quei laghi profondi. Smise di respirare per qualche istante e poi capì che lui, dall'altra parte l'aveva sentita. Si staccò rapidamente dalla porta con un'angoscia innaturale che non sapeva spiegare.  Si accasciò sulla parete, sconvolta da quegli occhi terribilmente simili ai suoi. Di quell'azzurro che nei suoi non vedeva da 387 giorni, a causa di quel grigio chiaro che le si era insinuato nelle iridi fino a dominare totalmente l'azzurro. E lui era arrivato così, ed era entrato nell'appartamento con una donna, presumibilmente sua madre, e aveva magari preso la stanza di Calum, facendone un posto suo.

Blaw si sentì partire un lieve torpore fino a sentire un sonno micidiale colpirle il cervello. Dopo essersi assicurata che Skyla stesse in piedi, la spedì a casa e si mise a letto, ma come suo solito non riuscì a dormire. Sentiva dentro una rabbia incondizionata per quel ragazzo,  nonostante non lo conoscesse e nonostante fosse meglio di un adone greco.

Sprofondò in un sonno agitato per essere poi risvegliata dal rumore di chiavi della madre, -deve essere circa mezz'anotte- dedusse Blaw, prima di ritornare nei suoi incubi che abitualmente la tormentavano. Si svegliò di soprassalto e si mise a pensare al nuovo biondo.

Decise di non calcolarlo, a meno che non l'avesse fatto lui. Dopo qualche minuto prese le cuffie, che ormai facevano parte del suo sistema, e fece partire Einaudi. Non la solita Fly. Voleva riviversi ogni aspetto di Calum in pochi minuti. Fu al terzo brano, Una Mattina, che non riuscì più a trattenere le lacrime. Il ricordo di lui, sul pavimento e tutto quel sangue era troppo vivido.

Decise di prendere una boccata d'aria nonostante fossero le 5 e mezza del mattino. Dopo essersi vestita più o meno a caso, prese le chiavi e uscì sul pianerottolo e si vide come riflessa in uno specchio, dall'altra parte. -Ciao, sono Luke. Tu sei?-

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