Amore Pericoloso

Capitolo 3

Nella mia vita tranquilla, non ci sono mai stati momenti o motivi per cui abbia messo in discussione il mio modo di essere. Non ho mai provato preoccupazione o ansia, nemmeno durante le interrogazioni a scuola, eppure da quando ho conosciuto Dylan, le cose in breve sono cambiate terribilmente. Mi sento diversa come se fossi incompleta e totalmente vuota. Il cibo è senza sapore e non riesco nemmeno di riposare. Il volto di lui mi tormenta in sogno, la sua voce provocatrice è sempre presente. Provo a dimenticarlo, distraendomi con mille pensieri negativi su di lui, ma mi sembra ugualmente di impazzire. Desidero rivederlo, anche solo per avere la prova che è stata tutta un'illusione, che ho solo immaginato quella fitta di allo stomaco. Sono sicura che questa passione sia nata in quel momento perchè ero sola, infreddolita e stanca. Non lo avrei mai guardato altrimenti e non sarei mai salita in macchina con lui. Dylan non si avvicina per niente alla mia idea di ragazzo perfetto, eppure è riuscito in qualche modo ad entrarmi sotto pelle. Forse perchè quella notte è stato così gentile con me, anche se non devo dimenticare che anche lui aveva uno scopo. "Ci sono altre camere", aveva detto. Certo voleva solo attirarmi nel suo letto. Vorrei essere rimasta a casa quel sabato sera, vorrei non essermi fatta convincere da Madi, vorrei non averlo incontrato, così tutto sarebbe rimasto normale, al suo posto e adesso sarei pronta per un nuovo giorno di scuola e non ancora nel letto a fantasticare.
Non mi piacciono queste crisi adolescenziali, che oltretutto sono una novità per me, e non so nemeno cosa fare per farle passare.

La sveglia suona impazzita e mi decido ad alzarmi. Lascio il letto per andare al bagno e iniziare a prepararmi. Sento il parquet freddo sotto i miei piedi nudi e ogni parte del mio corpo ne soffre. Fisso il mio riflesso nello specchio. La stessa ragazza banale, con i capelli biondi e con gli occhi grandi e blu, mi guarda rassegnata.

La doccia mi ricarica. Le carezze delle gocce calde d'acqua hanno sempre avuto un effetto rinvigorente su di me. Quando esco, mi avvolgo il corpo in un asciugamano bianco e mi dirigo verso l'armadio. La scelta dei vestiti non è mai stata un problema ma oggi non riesco a decidermi. Voglio sentirmi la più bella, voglio essere apprezzata come ragazza.
Mentre scelgo con cura ogni indumento, il pensiero che tra qualche mese andrò all'università mi riempie di felicità. Questo sì che riesce a distrarmi dalle aranoie degli ultimi giorni, anche se da qualche parte nel mio cuore fa capolino un po' di paura. Mi dispiace separarmi da alcuni miei compagni, ma soprattutto l'idea di allontanarmi dai miei genitori mi fa soffrire.

Dopo aver indossato un paio di jeans neri aderenti e una camicetta lilla, sento il clacson della macchina della mia amica che mi ricorda che devo sbrigarmi.
Le mie espadrillas color panna aspettano sul pavimento della stanza insieme al mio zaino quasi vuoto. Scendo le scale in fretta, chiudo la porta a chiave e raggiungo Madi che sta parlando al telefono mentre gesticola.

«Ci sarò sicuramente!», esclama entusiasta prima di chiudere la conversazione entusiasta.

«Sarai dove?», chiedo frugando nel mio zainetto, in cerca del mio telefono.

«Da Jo', stasera!» mi risponde velocemente, guardandomi con gli occhi che già mmi pregano in silenzio. Si morde il labbro per non gridare dalla gioia, e questa cosa mi lascia a bocca aperta. Questa volta non la capisco! Perché dovrebbe essere contenta che andrà in un posto in cui girano solo delinquenti?

Mette la macchina in moto e a stento guarda lo specchietto per partire. Spesso mi chiedo come ha fatto a superare la prova pratica dell'esame di guida e come io riesca ancora a fidarmi. L'unica risposta che ho è che Madi rimane la mia migliore amica.

«Cosa ti succede? Non hai un bel aspetto!», mi chiede dopo un po'.

La sua osservazione mi fa sorridere. Se sapesse che lei è in parte colpevole di quel mio nuovo malessere, smetterebbe di chiedermelo.