CAPITOLO 2 - SOGNO

9 4 0
                                        

"Buongiorno Jackson".

La voce di Jessica al mattino lo aveva sempre infastidito, forse perché erano sempre e solo le 6:30 di mattina e avrebbe voluto dormire di più.
Rispose con un rantolo simile ad un "buongiorno".

"Ti lascio la colazione qua".

Jessica posò un vassoio sulla scrivania davanti la finestra. Almeno quella si degnava di porgergliela di persona e non tramite lo "sportello".

Ogni tanto pensava di passare troppo tempo a lamentarsi, ma ammettiamolo, a 18 anni, cosa poteva esserci di peggio che non aver mai fatto esperienze di nessun tipo? Che ci poteva essere di positivo nel vivere rinchiuso in quelle mura? Non aveva mai provato il divertimento puro dell'uscire con un gruppo di amici, non aveva mai usufruito un mezzo pubblico, non aveva mai frequentato una vera e propria scuola superiore (vi erano dei professori che davano delle lezioni private ma sicuramente non era lo stesso che stare in classe con dei ragazzi), non aveva mai passato le festività a casa con i suoi genitori, non aveva mai avuto degli amici, non aveva mai avuto una cotta per una ragazza... c'erano così tante cose che non aveva mai fatto. Cose talmente banali.

Si alzò dal letto e si sedette sulla scrivania, pronto per la colazione. Caffè, qualche biscotto e un frutto. Sapeva che in meno di un'ora i morsi della fame lo avrebbero invaso, quella non poteva essere considerata una colazione dai. Probabilmente Jessica non era dell'umore giusto per fare il suo lavoro oppure nessuno dei dottori se l'era sbattuta. Chissà. Ogni tanto si sentivano grida per tutto il piano, magari convinta che le mura fossero insonorizzate.

Finita la colazione, si preparò per fare una passeggiata veloce. Come solito, passò a dare il buongiorno alla signora Laureen. Si stava giusto appunto riempiendo di quel profumo alla lavanda che per nulla gli dispiaceva, sembrava fosse stato fatto per lei. Aveva l'aria di una signora "da lavanda".

Lei lo salutò con un sorriso a denti ben stretti e gli offrì una caramella alla menta. "Alle ragazze non piace l'alito pesante" diceva sempre lei.

Ma chi mai se lo sarebbe baciato? Le ragazze del posto erano tutte abbastanza fuori di cotenna da dover restare rinchiuse nelle loro camere 24 ore su 24. A volte, tanto era l'esaurimento, che dovevano essere tenute e vestite di camice di forza. Perlopiù lui nemmeno sapeva come si faceva a baciare. Che vergogna.

Lui comunque accettava sempre la caramella dalla signora, gli piaceva avere l'alito fresco di menta.

C'era un'aria strana fuori, qualche temporale in arrivo? Jackson ci sperava sempre, adorava restare in camera sua e guardare fuori dalla finestra le moltitudini di gocce d'acqua cadere sulla città. Lampi, tuoni e fulmini? Tutti molto apprezzati, lo mettevano in pace con sé stesso ed il mondo intero.

In quei momenti addirittura poteva desiderare di abbracciare una persona, cosa che lui aveva sempre odiato, il contatto fisico non era per lui. Almeno, per ciò che concerne gli esseri umani perché quando Oscar gli saltava in braccio per le coccole, non rifiutava di certo.

Solita routine per il resto del giorno. Oscar era l'unico momento di gioia della giornata, come solito.

Arrivò la sera in un lampo, le giornate in inverno passavano più veloce del solito secondo Jackson; era già ora di mettersi a dormire. Quella sera non aveva letto Eragon, aveva fatto un disegno abbastanza pasticciato del suo Oscar. Non era male, aveva solo bisogno di essere meglio definito.

Spense le luci e si sdraiò a letto, fissando il soffitto. Il sonno lo prese in poco tempo, c'era qualcosa di strano.

Ma era sveglio? Aveva riaperto gli occhi ed era nel corridoio dell'ospedale.

Ma che diamine ci faceva lui là? Poco fa era nel suo letto, come era possibile? Era sdraiato e non ricordava di aver mosso un singolo muscolo.

Il primo istinto fu quello di tornare in camera sua, e così fece. La porta sembrava essere chiusa a chiave. Qualcuno o qualcosa gli stava giocando uno scherzo di pessimo gusto.

YOU AND MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora