Prologo

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OK, ok, lo so... Sembra una cosa terribilmente stupida scrivere su un diario. Riesco quasi già a sentire le risate dei miei compagni di classe. Fa molto "bambina di otto anni" e proprio per questo nessuno deve trovare questo quaderno.

Non so perché io, ragazzo di sedici anni, sia qui, seduto alla scrivania della mia camera, alle dieci di sera, dopo una cena mezza bruciata perché sono solo a casa, a confidare i miei pensieri ad un ammasso di fibre vegetali che una volta era una foresta. Mi piace pensare a tutto quello che deve aver visto questo pezzo di carta. Ma sto divagando.

Visto che comunque ormai il danno è fatto e il diario lo sto scrivendo, sarà meglio andare con ordine.

Mi chiamo Frank Zhang, ho sedici anni. Non ho fratelli e sorelle, ma ho un cane, di nome Bob, che in questo momento sta dormendo sul mio letto.

La storia della mia vita è un po' incasinata. Mio padre, Marte, è andato via di casa quando mia madre è rimasta incinta. Ho vissuto con mamma, Emily, e mia nonna, per quattordici anni. Poi mamma è partita per la guerra. E non è più tornata. Morta per salvare gli altri. Avevo quattordici anni. Ho vissuto con mia nonna due mesi, poi mio padre, che fino a quel momento non si era fatto sentire neanche a Natale, è tornato, con moglie, Elena, ma senza figli, e, dopo un discorsetto del tipo: "Mi dispiace tanto. Ero giovane e avventato." aveva deciso che sarei andato a vivere con loro.

Forse è una cosa ingiusta da parte mia, ma io non provo niente verso loro. Conviviamo, e la cosa finisce lì. E anche loro mi lasciano stare. Mi manca ancora mamma, da morire.

Comunque la famiglia dalla parte di mia mamma è originaria della Cina. Mia nonna continua a dire che abbiamo origini nobili e guerriere, me lo ripete fino allo sfinimento, ma nonna è una un po' strana. Comunque sia, questo mi dà solo un'altra caratteristica che mi distingue dai compagni. I miei lineamenti asiatici.

Frequento il liceo scientifico. Non ho amici. Penso che sia perché sono terribilmente timido e impacciato, non dico mai la cosa giusta e riesco a combinare disastri ovunque. "Nemici" sì. Sempre avuti. E non ho ancora capito cosa ho fatto per suscitare l'odio di così tanta gente. Tranne forse l'essere me. Ma intendiamoci, sono in classe con tipi come Dakota, che bevono bibite energetiche ventiquattr'ore su ventiquattro, odorano di big babol, sono iperattivi e lo stesso sono quello più preso di mira. Diciamo che il mio migliore amico è Bob.

Ho una passione per gli animali e la natura e per il tiro con l'arco. Non lo faccio come sport perché nella mia città non c'è, la mia solita sfiga, ma ho un arco, frecce e un bersaglio e quando c'è una bella giornata, vado nel giardino condiviso del nostro condominio e mi alleno. Tanto ci vivono solo vecchietti. E noi.

Beh domani ho scuola, quindi sarà meglio che io vada a dormire...

Buona notte.

Frank appoggiò la penna al tavolo e sospirò. Lanciò un'occhiata alle foto della madre, sopra alla scrivania. Andando in bagno grattò Bob sulla testa. Sorrise tra sé e sé sentendolo russare. Un'altra giornata del cavolo era finita. L'indomani ne sarebbe incominciata un'altra, ma almeno adesso aveva nove ore di stacco totale.

"Forza e coraggio." Sussurrò al proprio riflesso, dandosi mentalmente dell'idiota per un'infinità di motivi, tra cui il parlare allo specchio era solo uno dei meno gravi.

𝙾𝚑𝚊𝚗𝚊 ~ 𝙵𝚛𝚊𝚣𝚎𝚕// 𝚂𝙾𝚂𝙿𝙴𝚂𝙰Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora