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La giornata cominciò come al solito. Frank si svegliò, mentre la casa era immersa nel silenzio. Appoggiò i piedi sul pavimento freddo e lo sbalzo termico gli fece quasi fare un infarto.

In cucina si mise ai fornelli, cercando di non combinare disastri. E, sì, riusciva a mettere in pericolo l'intero condominio ogni volta che metteva a scaldare il latte. Prima che accadesse qualcosa di serio entrò Elena che, dopo essere stata ad osservarlo un po', gli disse: "Faccio io." Frank odiava quel tono compassionevole.

N.B. non credo che Elena sia cattiva ma io proprio non riesco a volerle bene.

"Io e tuo padre dobbiamo darti un annuncio importante."

Disse poi lei.

Frank, che intanto stava cercando le gocciole, si bloccò con lo sportello della dispensa mezzo aperto, la bocca spalancata: "Che?"

"Oggi, dopo pranzo, scoprirai di che si tratta." accennò anche a un sorriso. Il che non prometteva niente di buono.

...

Il suo ingresso in classe venne accolto con uno dei soliti: "Ciao ciccione." di Ottaviano, seguito da risatine. Prese posto al suo banco, singolo perché in classe erano dispari, ignorando la confusione che andava aumentando man mano che si avvicinavano le otto. Passò la ricreazione chiuso in bagno, ma quando tornò scoprì che gli avevano nascosto i libri nell'armadio. Valdez gli aveva nascosto i libri nell'armadio, ne era sicuro. In mezzo a qualche risatina recuperò il tutto, rosso come un pomodoro. Stava tornando al posto quando inciampò su uno zaino e,  grazie alla sua goffaggine, Frank si ritrovò per terra.

...

Ogni due giornate schifose la vita te ne regala una di merda.

Venne interrotto da Marte, che lo chiamava. "Frank, vieni..."

Sospirò, pensando che peggio di così non sarebbe potuta andare e che la notizia non avrebbe potuto aumentare la merda, visto che era più che sicuro di aver superato i limiti di schifo.

"Arrivo pa'."

In cucina lo attendevano i suoi genitori, seduti a tavola da un lato.

Prese posto di fronte a loro cominciando a preoccuparsi.

"Non fatemi domande su come va con i compagni, non fatemi domande su come va con i compagni, non fatemi dom..." iniziò a pensare, ma venne interrotto da Elena.

"Frank, ti ricordi di quella mia amica che è stata uccisa l'anno scorso?"

Si bloccò, perplesso. Non si ricordava ma annuì, cautamente.

"Aveva due figli, ti ricordi?". No, ma continuò ad annuire.

"Il marito di lei è caduto in una brutta depressione, arrivando a drogarsi." Continuò lei "Il figlio più grande è fuggito di casa. Si chiama Nico, ha la tua età. La figlia è rimasta praticamente sola, padre assente, fratello sparito. Inoltre ha avuto una brutta esperienza che ha a che fare con l'assassinio. Non posso dirti di più, ma te lo dico perché tu capisca."

E io invece non ci stavo capendo proprio niente.

"Sono rimasta in contatto con la sua famiglia, la cosa ha cominciato a diventare seria, la ragazza ha iniziato a stare molto male. I servizi sociali sono stati d'accordo con lo psicologo a cui l'ho portata. Ha bisogno di cambiare aria. Anche il padre, che sta cercando di uscire dal giro della droga, l'ha ammesso."

"Continuo a non capire." man mano che Elena continuava a parlare le sopracciglia di Frank si aggrottavano sempre di più.

"Abbiamo deciso di prenderla in affido."

"Eh?" aveva sentito le parole ma il suo cervello non le connetteva.

"Verrà a stare da noi per circa un anno e mezzo, anche se ci saranno delle visite periodiche al padre."

Vedendo il suo sguardo, ancora perplesso, il padre tagliò corto: "Si chiama Hazel Levesque e per un po' sarà la tua nuova sorella."

La prima cosa che ho pensato è stata: "Haha, adesso si metteranno a ridere dicendo che è stato tutto uno scherzo, mi prenderanno un po' in giro per averci creduto e continueremo la nostra vita come è sempre stato. Da brava famiglia disastrata" Ho anche accennato una smorfia divertita ma Elena ha continuato a fissarmi, seria.

"Quanti anni ha?" chiese Frank, un po' per curiosità un po' per rompere l'imbarazzante silenzio che era andato a formarsi.

"Quattordici. È una ragazza molto allegra. Cioè era, ora si è buttata molto giù"

"Ah." Riuscì solo a dire.

Mi dispiace per lei. Certo, ovvio. Ma deve proprio venire a stare da noi? Come se la mia vita non fosse già abbastanza incasinata.

"Dovrai essere estremamente delicato con lei, non è giusto nei suoi confronti dirti le circostanze dell'omicidio ma quella ragazza le ha proprio passate tutte. Comunque sappiamo che sei un ragazzo fantastico e starà bene con te."

Si schiarì la voce: "Quando verrà a stare da noi?"

"Ieri siamo andati a parlarle. Fra una settimana mangeremo una pizza fuori insieme, poi verrà a stare qua durante le vacanze di Natale."

"Dove?"

"Dormirà nello studio, la stanza comunicante con la tua."

Grandioso. Pure vicino a camera mia ce l'ho.

"Hazel, quindi?" chiese alla fine, non sapendo più cosa dire.

La madre annuì, sorridendo.

"E come pensate di fare a gestirla che non riuscite neanche a gestire me? Non siamo neppure una vera famiglia." sputò le parole una dopo l'altra, con cattiveria. Poi uscì dalla cucina, si infilò il cappotto e se ne andò, incurante della pioggia che andava aumentando.

Aveva bisogno di fuggire.

𝙾𝚑𝚊𝚗𝚊 ~ 𝙵𝚛𝚊𝚣𝚎𝚕// 𝚂𝙾𝚂𝙿𝙴𝚂𝙰Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora