VIII

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Jayson posò l'ultimo addobbo sull'albero di Natale del presente. Ogni albero aveva un certo tipo di addobbi, e un certo colore che potesse essere associato allo spazio temporale. Quel giorno, lui e Nathan avevano deciso di dedicarlo solo agli addobbi di casa. Nathan tornò con una tazza di caffè in mano, e osservò il ragazzo mentre si impegnava al massimo per rendere tutto meraviglioso e dovevano ammetterlo, stava venendo fuori un bel lavoro; tralasciando la modestia.
«Possiamo—»
«No» lo interruppe mettendo in alto, per quanto ci riuscisse, una stella verde. Si era spostato all'albero del futuro, e aveva deciso che gli addobbi sarebbero stati verdi e oro, perché verde? Perché secondo Jayson il futuro sa di speranza, speranza di poter cambiare alcune cose, speranza di poter trovare qualcosa di migliore, speranza di poter andare dove si vuole. Speranza che lui però non aveva più.
«Ma Jay—» insistette Nathan, non volendo lasciar perdere.
«Nathan, non è il momento» rispose sbuffando. Nathan lasciò la tazza sul tavolino, e si avvicinò a lui.
«Zio Jay!» urlò Loris, entrando nel grande salone. «Wow» esclamò ammirando tutti gli addobbi.
«Ti piacciono?» domandò sorridendo.
«Sono bellissime» ammise ricambiando il sorriso. «Ho finito i biscotti, e René vuole gli altri» asserì, mettendo il broncio.
«Più tardi usciamo per comprarli, ci stai? Dillo anche a tua sorella» il bimbo corse via, lasciando i due giovani di nuovo da soli.
«Non è il momento di parlare» disse rivolgendosi a Nathan, il quale, approfittando dell'assenza dei due bambini, si avvicinò ancora di più a Jayson.
«Per te non è mai il momento, ma adesso siamo soli quindi è l'occasione giusta» posò le mani sui suoi fianchi, facendolo sussultare.
«Smettila» mormorò a denti stretti. Nathan lo ignorò, e lo strinse a se, notando come il suo corpo si fosse rilassato, poggiandosi completamente a Nathan. Jayson chiuse gli occhi, arrendendosi - ancora una volta - a Nathan. Era qualcosa che andava contro se stesso, contro tutto quello in cui aveva creduto fino a quel momento, contro tutto quello che gli diceva suo padre, e quello che pensava Marcus. Nathan lo fece voltare, e fermò ogni sua protesta; baciarlo era l'unica soluzione, sapevano entrambi che sarebbe finita in quel modo, era impossibile per i due adesso riuscire a stare lontani senza toccarsi.
«Potremmo andare in camera tua» mormorò contro le sue labbra, una volta staccati.
«Non fare lo stupido» gli diede un bacio a stampo, poi si allontanò. «Ci sono i bambini» asserì con uno sguardo di rimprovero.
Nathan rise e lo tirò di nuovo a sé, un altro bacio e poi poteva lasciarlo andare. Forse.

Nel pomeriggio Jayson e Loris uscirono per prendere i biscotti e un po' di cioccolata calda mentre René dava una mano a Nathan per finire gli alberi di Natale, ormai mancava poco alla vigilia e per fortuna erano riusciti a fare tutto secondo i tempi. Quando rientrarono i bambini mangiarono i biscotti, finirono di addobbare tutti gli alberi, e poi Jayson li portò su a lavarli e mise il loro pigiamino, come si era raccomandata Morgan. Dopo cena, si sedettero tutti e quattro sul divano per guardare un film; ma a metà i due bambini si addormentarono così i due giovani li portarono nella stanza degli ospiti dove si trovavano momentaneamente insieme ai loro genitori.
Mentre stava imboccando le coperte a Loris, quest'ultimo aprì gli occhi e guardò lo zio.
«Zio, posso farti una domanda?» sussurrò per evitare di svegliare la sorella, che dormiva beatamente al suo fianco.
«Dimmi, tesoro»
«Devo baciare anche io un maschio da grande?» domandò con tutta la sua innocenza, lasciando Jayson per un momento senza parole.
Sorrise e prese ad accarezzare i capelli del piccolo. «Da grande potrai baciare chi vorrai. Che sia un ragazzo o una ragazza, la cosa importante è che ti faccia felice» Loris sorrise, e si accucciò. Jayson uscì dalla stanza, e raggiunse Nathan che si era appollaiato sul divano.
«Freddo eh?» si sedette accanto a lui. In poco tempo, si addormentarono anche loro, un film - di cui avevano già dimenticato il nome - in sottofondo, le luci degli alberi di Natale che facevano da sfumatura dolce per tutta la casa, senza nemmeno avere la necessità di avere le luci delle stanze, si era creta l'atmosfera perfetta per addormentarsi beatamente su un divano, che di certo non era comodo per dormire, ma erano così stanchi che nemmeno se ne accorsero.
Jayson fu svegliato da un forte scuotere, aprì gli occhi infastidito, pronto a dirgliene quattro a chiunque avesse osato svegliarlo in quel modo, ma appena incrociò gli occhi di Marcus, li spalancò facendoli quasi uscire dalle orbite.
«Marcus ma—» si mise seduto, mettendo meglio a fuoco la figura del compagno, che lo guardava con un cipiglio per nulla amichevole. «Cosa— Cosa ci fai qui?»
«È questa l'unica cosa che sai dire?» domandò ironico, lanciando un'occhiata a Nathan che dormiva beatamente, incurante di ciò che stava succedendo.
«Marcus, ti posso spiegare, io— non ti aspettavo così presto» aveva la testa confusa, si sentiva frastornato da ciò che stava accadendo davanti ai suoi occhi, che non sapeva bene cosa dire.
«Certo, ti ho tolto del tempo da passare con il tuo amante»
«Ma cosa dici?» esclamò, alzandosi di scatto e seguendo il compagno che aveva raggiunto la cucina, prendendo da bere dal mini bar posizionato all'angolo. «Marcus, davvero, non è come credi» disse cercando di avvicinarsi.
«Ironia della sorte, eh» mormorò sferzante bevendo un sorso di whisky, la prima cosa che aveva trovato.
«Non ti permettere» gli puntò un dito contro. «Io ti ho beccato in flagrante. Nathan è solo il ragazzo che mi sta aiutando ad organizzare la festa di Natale, l'hai conosciuto il primo giorno, stavamo guardando un film e ci siamo addormentati» spiegò, cercando di non far tremare la propria voce. «Non è successo niente di quello che pensi» disse e mentre lo diceva si sentiva il peggiore dei bugiardi, lui non le sapeva dire le bugie - tutti lo sapevano - ma sperò che almeno un minimo Marcus gli credette. Vide le spalle del compagno rilassarsi, e fare dei passi verso di lui, poi puntò lo sguardo alle sue spalle e si allontanò di nuovo, versandosi un altro bicchiere di whisky. Jayson si voltò e incrociò lo sguardo assonnato e confuso di Nathan - il mondo doveva avercela con lui, era per forza quello il motivo.
«Ehm, scusate. Ho interrotto qualcosa?» domandò non capendo il perché Jayson avesse uno sguardo quasi spaventato.
«No, bello. Sei solo in casa mia che dormivi con il mio fidanzato attaccato alla tua spalla» rispose ironicamente Marcus, poggiandosi al piano della cucina. «E non credo che questo rientri nel tuo lavoro». Ancora mezzo addormentato, Nathan riuscì a captare le parole dell'altro.
«Abbiamo lavorato fino a tardi, stavamo guardando un film e ci siamo addormentati. Non è successo niente» si ritrovò a dire.
«Complimenti, avete fatto un ottimo lavoro» disse ma si sentiva che il suo tono era sarcastico.
«Spero che ti piaccia come sia venuto, Jayson ci teneva che tutto fosse finito prima del tuo ritorno, direi che ci siamo riusciti» disse guardando per un attimo Jayson, il quale sembrava aver perso l'uso della parola. Nessuno dei due rispose, e Nathan si avvicinò alla porta per recuperare la sua giacca.
«Beh, io vado. Scusate per questo inconveniente, ci vediamo alla festa il 21» sorrise un po' forzatamente - un po' tanto - e senza aspettare risposta dai due, uscì di casa e raggiunse la sua auto. Una volta solo, sospirò. Fino a quel momento non aveva pensato al ritorno di Marcus, aveva completamente trascurato l'idea che una volta tornato, Jayson si sarebbe trovato di fronte ad una scelta e lui poteva essere scartato. Le possibilità era alte, altissime, ma ancora non voleva accettare quell'idea fino a quando non sarebbe stato il ragazzo stesso a dirgli che non voleva più vederlo, e che avrebbe scelto il compagno. Mise in moto e partì, non era l'ideale restare lì fuori; meglio tornare a casa, al resto poteva pensarci dopo.

Morgan e Mitch entrarono in casa ridendo, euforici per la giornata appena trascorsa ma cambiarono espressione quando si accorsero dei due in cucina, non con delle belle espressioni in viso.
«Ciao Marcus, bentornato» disse Mitch, rivolgendosi al cognato.
«Certo, proprio bentornato» asserì salendo in camera, sbattendola subito dopo. Jayson sospirò.
«Cosa è successo?» domandò subito Mitch.
«Marcus è tornato, e ha trovato me e Nathan che dormivamo sul divano. Ti giuro, non è successo nulla Mitch»
«Ti credo» disse senza battere ciglio, il fratello. Jayson raggiunse subito il compagno al piano di sopra, e lo trovò che stava per entrare in doccia.
«Marcus, parliamone almeno»
«Ho bisogno di una doccia, dopo parliamo» asserì con tono calmo, in netto contrasto con il tono distaccato usato precedentemente. Jayson aspettò pazientemente che l'altro finisse di lavarsi, e poi fu raggiunto proprio dal compagno, il quale si sedette accanto a lui.
«So cosa è successo, l'ho capito, non c'è bisogno che tu dica niente. E io so che dei momenti di debolezza possono capitare, ma Jay» gli prese entrambe le mani, in modo che l'altro potesse guardarlo negli occhi. «Sai che nessuno ti amerà come ti amo io, e che nessuno sarà quello che noi siamo insieme» disse dolcemente, un tono che non gli apparteneva per niente.
«Pensa a quanto potrebbe rimanerci male tuo padre nel sapere che si siamo lasciati» Jayson chiuse gli occhi, inglobando quelle parole che da sempre gli avevano martellato il cervello.
Nessuno ti amerà come ti amo io.
Forse Marcus aveva ragione, Nathan, così come i due ragazzi con cui Marcus lo aveva tradito, non significavano niente, erano dei momenti di debolezza, che avevano superato insieme e adesso l'unica cosa che contava erano loro due insieme, nonostante tutto, ancora una volta.
Jayson aprì gli occhi, e accennò un sorriso. Si avvicinò e lasciò un bacio sulle labbra di Marcus. Nella sua testa continua a martellare un'unica frase: è giusto così.

Under the Christmas lights Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora