capitolo 2

552 22 75
                                    

- Ciao Eren- cominciò l'uomo sempre fissando il giovane negli occhi - io sono Levi e quello- si interruppe per indicare il pacco poggiato sul comodino - é mio, ora dimmi...perché eri in possesso del carico di un mafioso?- concluse con gli occhi praticamente neri dalla rabbia.

"ASPETTA COSA!? MAFIOSO!?" Pensò Eren in preda ad un'attacco di panico improvviso, probabilmente dato dalla situazione alquanto stressante

Levi, con un'espressione indecifrabile, nella sua seduta contraria, continuava a osservare gli occhi del ragazzo come per scrutarne un segreto, mentre, Eren, cercando di evitare il più possibile il contatto visivo con il criminale, li spostava da una parte all'altra nella stanza, come quando un bambino entra per la prima volta in una stanza di ospedale per il prelievo del sangue e non può fare a meno di controllare ogni singola cosa con abilità visive di prima qualità anche se divorati dalla paura; non poteva sopportare quella situazione, incatenato non avrebbe avuto alcuna possibilità di scappare, in più, come se non bastasse, il criminale lo stava fissando come per dire che se il  suo silenzio sarebbe stato perenne non ne sarebbe scaturito niente di buono.

Doveva dire qualcosa, spiegare la situazione, ma gli avrebbe creduto? Figuriamoci, i mafiosi non sono persone che credono a persone che dicono di non saperne niente, anzi, probabilmente, spiegare il tutto avrebbe aggravato la situazione, non poteva rischiare di morire....ma se non faceva niente l'avrebbero potuto uccidere....doveva parlare.

Provò a parlare incrociando gli occhi con il criminale, erano così belli, eppure così freddi, si incantò per un'attimo ma poi, riprendendo il controllo della sua mente, ricacciò lo sguardo in qualche angolino della stanza per paura di fare innalzare qualche cosa che avrebbe potuto fare irritare il suo rapitore, e le uniche "parole"  uscitogli fuori in quel momento furono -e-ehm-, troppo spaventato per parlare, per inventarsi una storia sul momento, e soprattutto, fissare quei diamanti color Spruce.

Provò a parlare incrociando gli occhi con il criminale, erano così belli, eppure così freddi, si incantò per un'attimo ma poi, riprendendo il controllo della sua mente, ricacciò lo sguardo in qualche angolino della stanza per paura di fare innalza...

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.




(Per chi non sapesse che colore é)

- allora? Vuoi rispondere o ti devo torturare?- a quella frase il cuore di Eren perse un battito, "essere torturato? Chi arriverebbe a così tanto per un pacco!? É forse pazzo!?" Pensò Eren mentre il criminale continuava a tenere il completo contatto visivo su di lui, ma questa volta con fare molto più irritato.

Basta, non poteva sopportarlo, doveva spiegare tutto, per quanto sembrava una cosa da cartoni animati doveva raccontare il perché era in possesso di tale carico;

Eren fece un respiro profondo, cercando anche di non darlo troppo a vedere per paura della reazione del suo rapitore.

- e-ecco, i-io sono a-andato a ritirare un pacco di m-mia sorella...e-e ha il c-cognome A-Ackerman c-così si saranno confusi...-

L'aveva detto, ormai era fatta, e i casi erano due:
1. Non gli crede e lo tortura
2. Gli crede, ma non sa che cosa ne sarebbe seguito.

dubitava che l'avrebbero lasciato libero con uno scusa e una richiesta di non dirlo alla polizia.

Un Piano PerfettoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora