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Revisione fatta

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Il fatidico giorno che aspettavo con ansia era finalmente arrivato: era il giorno della mia partenza. L'acqua scorre sulla superficie del mio corpo addolorato, stanco e stressato; una giovane e ossuta ragazza che aveva passato le pene dell'inferno, questa è la descrizione adatta.

Mi chiamo Alyssa Martens e sono una giovane ragazza di diciotto anni che ha appena concluso la sua esperienza liceale e che sta per intraprendere quella del college alla University of Portland, negli Stati Uniti. Vivo in una piccola cittadina del nord Italia, precisamente a Milano, con i miei genitori e Julie, la mia sorellina di tredici anni. Non avevo mai pensato, fino a tre mesi fa, di trasferirmi a una così giovane età all'estero, questo implicava ovviamente in me un grandissimo sforzo, sarei finita dall'altra parte del mondo e in un paese che non sapeva un bel niente dell'italiano ma avrei fatto di tutto pur di lasciare la mia vita per cominciarne una nuova.

Meno di un anno fa litigai con il mio ragazzo, o meglio ex ragazzo, con cui non mi sentivo pronta ad intraprendere quel passo ma lui ad una festa, mezzo ubriaco e violento cercò di forzare la cosa ma fortunatamente Sara, la mia migliore amica, ci addocchiò subito e vedendo le sue mani su di me lo spinse subito via. Successivamente, Marco cercò di interagire con me alla festa per scusarsi, ricordo che discutemmo molto quella sera ma nonostante ciò insistette per riaccompagnarmi a casa, nella via del ritorno ero pronta a lasciarlo ma una macchina ci venne addosso e l'ultima cosa che ricordo di quella sera era il buio che vidi subito dopo che la macchina di Marco volò fuori dalla corsia.

Da quella sera i miei sogni sono tormentati, ogni giorno mi ritornano a mente le mie parole che furono "Io penso di amarti ma dobbiamo lasciarci, dopo questa sera non riesco più a fidarmi di te, mi fai paura". I mesi successivi sono stati i più duri, l'incidente, le mie parole, il funerale e guardare negli occhi la famiglia di Marco non mi aiutò affatto. I suoi genitori avevano perso il loro unico figlio e io avevo deciso di rendere la sua fine una fine che nessuno dovrebbe provar. Il mio cuore è come in un loop dove esso viene spezzato dalle mie stesse mani: nessuno dovrebbe morire in quel modo, bisognerebbe sentirsi amati. I miei genitori, Sara e la mia sorellina cercarono migliaia di volte di aiutarmi ma senza successo.

Non ebbi mai il coraggio di ammettere i miei peccati, forse per vergogna o forse perchè non volevo confermare il fatto che io fossi davvero una brutta persona.

Molto spesso ho pensato di non potercela fare, il ragazzo che muore ed io no, per questo voglio scappare, scappare da questa vita per iniziarne una nuova.

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