"dobbiamo parlare figliolo..."
Annuisco e le faccio cenno di sedersi accanto a me.
"So che hai sentito quello che dicevo al bar, non ho più un lavoro. Ma non è da poco. Sono 2 mesi che sono stata licenziata. E papà ultimamente faceva gli straordinari per mantenerci, faceva 12 ore al giorno, poi veniva a casa e continuava a lavorare... Riposava poco. Ed è colpa mia se ha fatto quel dannatissimo incidente...."
"No mamma. Non è colpa tua. È colpa di un figlio di troia. Non era nemmeno colpa di papà..."
La abbraccio e dopo vari singhiozzi mi dice "c'è un altra cosa che devi sapere...aspetto un bambino... Ma non so se lo terrò...come faccio senza tuo padre? Questo bambino è orfano ancora prima di nascere. "
"Tienilo. Papà lo vorrebbe tanto. Ma....lui lo sapeva?"
"Sì, ed era per questo che sono stata licenziata."
"Perché non me lo hai detto?"
"Non sapevo come dirtelo, soprattutto...in questo periodo."
"Mamma ci sono io con te, e cresceremo questo bimbo, che sarà fantastico come te e papà"Sono seduto in un tavolino e di fronte c'è l'uomo che sarà il mio capo.
È giovane, sulla trentina e ha i capelli corti e castani, si vede che è una brava persona.
"Guardi lei farà una settimana di prova a financo di uno dei nostri dipendenti migliori. Cosí impari le tecniche che utilizziamo. Poi avrai un turno di lavoro che andrà dalle 16 alle 20. Piú avanti, quando avrai imparato tutto il cocktail bar, farai qualche straordinario nei weekend, ma niente di impegnativo, chiaro?"
"Tutto chiaro, la ringrazio molto, a domani"
Non vedo l'ora di dirlo a mia mamma. Sarà felicissima e cresceremo il bambino.Il giorno dopo
La sveglia suona e come sempre mi alzo e vado a dare un bacio alla mamma, come sempre nell'ultima settimana. Preparo il caffè, metto l'acqua, inserisco l'imbuto, prendo il caffè in polvere dal mobiletto in alto, con il cucchiaino lo metto dentro all'imbuto, ma... Suonano il campanello e tutta la polvere va in giro per il piano della cucina. Dopo svariate bestemmie vado ad aprire e mi ritrovo un'Alexa mezza assonnata con il casco allacciato sul braccio sinistro.
"Ero di passaggio e magari ti andava di andare a scuola insieme" dice imbarazzata, probabilmente dalla mia faccia infastidita. Mi addolcisco, come faccio a trattarla male quando mi guarda con quegli occhioni?
Con la testa le faccio cenno di entrare, appena entra in cucina scoppia a ridere, la guardo male. "Oddio scusa, non volevo spaventar... AHAHAHA"
Continuo a guardarla storto e lei continua a ridere fino a quando non le tiro un piccolo pugno sul braccio. Si mette la mano sinistra sul braccio destro e mi dice con gli occhi sbarrati "non finisce qua"
Sorrido divertito e inizio a pulire il casino. Ma lei mi ferma e inizia a pulire
"Prepara il caffè prima che si svegli tua mamma"
Ma chi si crede di essere? Crede di sapere tutto sulla mia vita? O forse vuole sapere tutto? Beh non è cosí con me.
"So benissimo quello che devo fare."
Abbassa lo sguardo e continua a pulire, poi si gira e vede delle arance. Mi chiede solo "posso?" Annuisco. Cosí ne prende un po', prende i bicchieri dalla lavastoviglie e poi la vedo cercare qualcosa per tutta la cucina. Probabilmente cerca lo spremi agrumi, sorrido, non so perché, forse perché un po' impacciata. Appena si gira ci fissiamo. Sembra infastidita *ah l'orgoglio* mi avvicino a lei, appoggio le mani sull'isola della cucina e mi avvicino all'orecchio. Ha un profumo buonissimo, vorrei baciarla.
No. Non posso. Torno a pensare a quello che volevo dirle, cosí mi riavvicino al suo orecchio e le sussurro "lo spremiagrumi è dietro al tuo sedere"
Arrossisce e si gira, si abbassa per prenderlo e non posso fare a meno di guardarle il lato b. Ma la moka borbotta facendomi tornare alla realtà, cosí mi giro, spengo il fuoco e lo verso nelle tazzine. Dopo aver bevuto la mia, ne prendo un'altra e dopo aver aggiunto li zucchero di canna lo porto a mia mamma.Alexia's pov
Sono rimasta sola in cucina e dopo aver spremuto le arance pulisco tutto il piano in cui ho lavorato. Poi mi giro e DIO SANTO! sospiro e inizio a pulire tutto il caffè che era gocciolato dalla caffettiera, ha preparato una tazzina anche per me cosí la bevo e lavo entrambe le tazzine prima di metterle in lavastoviglie.
Sento dei passi e visibilmente in imbarazzo prendo il cellulare e controllo le notifiche, poi guardo l'ora e vedo che mancano 10 minuti all'inizio della scuola.
"Muoviti o faremo tardi"
Sua madre sorride e gli dice "dovresti sposarla questa ragazza", lui arrossisce e gli dice "ma' smettila". Lei alza le mani in segno di resa.
È una donna molto bella. Medio-alta, capelli biondi, quasi rossicci, con dei boccoli perfetti. Occhi grandi e verdi, ma tristi, quasi distrutti per perdita del marito. Ha il pigiama di seta un po' stropicciato e delle ciabatte rosa adorabili...
"Oddio scusa non volevo presentarmi cosí, ma mio figlio è di poche parole e non mi ha detto che c'eri anche tu"
"Oh nessun problema, non si preoccupi... Le ho preparato un po' di spremuta se non si offende.."
"Grazie cara, comunque mi offendo se mi dai ancora del lei, io sono Elena, piacere" allunga la mano e le porgo anche la mia con un piccolo sorriso timido.
Usciamo di casa e lo maledico
"Sei uno stronzo, orgoglioso, menefreghista e pure disordinato."
Lui ride e mi allaccia il casco avvicinandosi sempre piú a me.
"Io sono fatto cosí piccola"
Mi allontano. "E smettila di chiamarmi piccola."
Prima che possa rispondermi accendo la moto, metto la prima e aspetto che lui faccia lo stesso, dopo di che arriviamo a scuola.Sono ancora arrabbiata con lui, io cerco di essere gentile e lui mi tratta male. Capisco tutto, magari sono stata troppo apprensiva ma non volevo. Volevo solo aiutarlo.
Parcheggiamo le moto, e lui accende una sigaretta, si aspetta che io mi fermi e invece entro direttamente a scuola. Cammino velocemente per non farmi raggiungere, entro in bagno e mi sistemo i capelli.
Sento piangere, non so chi è ma questa ragazza sembra proprio distrutta.
Sento la porta aprirsi e faccio finta di niente, finché non vedo la mia migliore amica. Mi abbraccia e continua a piangere. Gli chiedo cosa succede ma non mi risponde ed esce dal bagno correndo.
Entro in bagno apro la finestra e mi accendo una sigaretta, la fumo facendo attenzione a non farmi beccare."Ragazzi potete andare a fare una pausa di 10 minuti, poi rientrate, pulite tutto e mangiamo"
Oggi lezione di cucina vegetariana. Mi piace.
Dopo aver tolto il cappello, infilo la felpa ed esco a fare la pausa.
Giulia spegne una sigaretta e ne sta per accendere un'altra, cosí glie la tolgo.
"Ehy, ehy che fai? Se hai bisogno di parlare sono qui."
"Lascia perdere Alexa... È tutto un casino"
"Problemi di cuore?"
"No, peggio. Credo... Che mi piacciano le ragazze. Mi piace una di questa scuola ma non so."
"E dove sta il problema? Se ti piace vai da lei e conoscila"
" E se lei fosse etero?"
"Boh, se non provi non saprai mai." Le faccio l'occhiolino e finiamo la sigaretta.Nicolas'pov
Dopo essere tornato da scuola spengo la moto,slaccio il casco e lo appoggio a terra, prima di aprire il garage. Do un'occhiata veloce prima di prendere l'olio per poter fare miscela, ma inciampo su qualcosa. "dannazione" impreco. Poi abbasso lo sguardo e vedo i cerchi in lega che papà aveva comprato.*Inizio flashback*
"Perché non li usi mai?" Dico indicando i cerchi che papà aveva comprato qualche mese fa.
"Non li uso perché in inverno il sale che mettono sull'asfalto li consumerebbe. E mi sono costati una fortuna, quindi questa primavera li metterò. Ti piacciono?"
Annuisco. Mi sono sempre piaciuti i motori e forse è perché lui mi ha trasmesso la passione, insegnandomi ogni piccola cosa.
"Allora, quando prenderai la patente te li regalerò."
"Grazie"
*Fine flashback*
"Cazzooo!" Urlo prima di tirare un pugno a quella ferraglia.
Il sangue cola sulle mie nocche. Mi siedo e inizio a piangere. È inevitabile. Mi manca da impazzire. E un giorno troverò chi lo ha ucciso. Quel gran pezzo di merda.
Tolgo la maglietta e cerco di pulirmi dal sangue, non smette di uscire.
Dopo varie imprecazioni decido di alzarmi e andare in casa per pulirmi.
Sento un motore arrivare e cerco di nascondermi per non mostrare le lacrime. Sbircio mettendomi dietro al muro che separa il garage dal giardino.
È Alexa. Cosa ci fa qui? Mi asciugo le lacrime ed esco.
"Perché sei qui? Dovresti andartene."
"Beh.. scusa, non volevo disturbare ma..."
"Ma?"
"Oddio, ma quello è sangue? Cos'è successo? Aspetta, che ti do una mano"
"Non mi serve, grazie. Ti ho fatto una domanda."
"Prima ti aiuto."Alexa's pov
"Beh.. scusa, non volevo disturbare ma.." lo vedo turbato. Io volevo soltanto, cazzo. Sta perdendo sangue dalla mano. Ora che ci faccio caso, ha gli occhi gonfi, come se avesse pianto.
"Ma?" La sua voce mi risveglia e decido di chiedergli cosa è successo, ma si comporta in modo strano. Come se volesse stare solo. Io lo capisco, ma prima vorrei aiutarlo.
Dopo aver insistito per piú di 5 minuti siamo saliti in casa, e lo faccio sedere sul bordo della vasca. Metto la maglietta nel cesto della biancheria, oddio! È senza maglia. Arrossisco, per non girarmi a guardarlo inizio a frugare, non so nemmeno io cosa cerco.
Lui ride. "Cosa cerchi?"
"Il disi.. disinfettante e.. e i cerotti"
Lui ride ancora e mi indica il mobiletto di fianco a me, lo guardo attraverso lo specchio e noto che mi sta osservando. Arrossisco, di nuovo cavolo.
Medico la ferita con cura, facendo attenzione a non fargli male.
"Ti sei tagliato bene eh"
" E tu sei proprio cocciuta."
Rido, ma lui sembra impassibile.
Mi fissa negli occhi, mi perdo nel suo sguardo fino a quando non mi chiede "perché mi stai aiutando?"
"Non lo so... Semplicemente sono fatta cosí."
"Ma ti ho trattato male per tutto il giorno"
Lo guardo, sembra deluso. Deluso da se stesso. Non so perché ma riesco a capirlo bene, solo guardandolo negli occhi.
"Vieni qui" sussurra
Mi siedo di fianco a lui e mi accarezza i capelli, spostandomi una ciocca dietro all'orecchio.
"Grazie piccola"
"Non chiamarmi piccola" stiamo sussurrando, c'è molta tensione nell'aria.
Si avvicina pericolosamente al mio orecchio e sussurra "perché ti fa impazzire, di la verità"
Arrossisco e ci guardiamo negli occhi. Sembra un tempo infinito, fino a quando non si avvicina alle mie labbra per baciarmi, cerco di respingerlo. Ma mi piace. La sua lingua si fa spazio tra le mie labbra, le schiudo e lo lascio passare.
Questo ragazzo incasinato, è cosí arrogante, a volte mi dà sui nervi. Ma credo che sia la mia droga. Anzi, la droga ti uccide piano piano, lui invece è una cura. La cura a tutte le cose che mi distruggono il cuore. In 30 secondi mi ha fatto dimenticare il resto del mondo.
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L'inizio di un sogno
RandomMai smettere di sognare! Questo è il motto della piccola Alexia, che ha un grande sogno a soli 14 anni. Vuole trovare se stessa grazie alle moto, non ha preferenze tra una moto da cross e una da strada. Ama l'adrenalina e non si arrende facilmente...