Battaglie perse

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Le canzoni continuavano ad andare avanti avvolgendomi, nascondendomi dai drammi della vita; ma non era così semplice. Le lacrime scorrevano goccia dopo goccia mentre il pullman si arrampicava per la stradina tortuosa verso casa.
Mi aveva fatto male, non solo fisicamente. Mi ero sentita una nullitá, come quando mio padre mi picchiava. Io incollata al muro o al pavimento, che soffrivo in silenzio, stanca della solita routine.
Mi aveva ferita. Mi aveva salvata, illusa ed infine aveva tirato l'ultimo colpo, quello decisivo.
Non l'avrei più superato.
L'ultima frase che avevo detto prima dell'oblio era stata " tu sei come mio padre invece..."
Credevo di sbagliarmi, ma forse quelle parole erano fin troppo vere.
Nei suoi occhi follia pura mentre con un braccio teneva strette le mie mani alzate sulla testa e continuava a baciarmi, come se fosse stata l'ultima cosa che avrebbe voluto fare.
"Da te voglio tutto il tuo amore"
"Magari esistono altri modi per esprimerlo"
"Si anche.....però...."
"Tu vuoi fare solo queste cose con me"
"Non è vero e lo sai"
Ed io ci avevo creduto. Ci credo anche ora. Però c'era qualcosa di strano in tutto questo. Perché non sapevo fermarlo ma continuavo a dire "no, non farlo. Non mi va." Quasi con dolcezza.
Lui era lì, dietro o sopra di me, pronto a riprovarci una seconda, terza volta, anche se da tentare non c'era più nulla.
I miei occhi lucidi di lacrime lo guardavano impotenti, già avevano vissuto quella situazione, anche se in altro modo. Piangere sarebbe stato inutile.
La sua mano si impossessò di me, ma davanti al mio sguardo spento il suo, da folle che era, divenne per un secondo vuoto. La mano si ritrasse, lui si alzò come se non fosse successo nulla, però, prima di arrivare al tavolo, rimase in ginocchio a guardarmi, e sulla punta delle sue labbra affioró uno "Scusami mi dispiace tantissimo."
Io ero lì, seduta e cosciente, lo sapevo; ma avrei preferito non esserlo, per dimenticare tutto il prima possibile.
Non sarebbe mai successo.
"Mi odi? Sei arrabbiata con me?"
"Dai amore, ti amo. Non stare così. Ci sto male anche io. Te lo giuro. Mi vergogno...."
Non sapevo che dire. Non sapevo come comportarmi. Repressi le lacrime.
"Si..ti amo..." Il mio corpo mi aveva tradito. Avevo mosso impercettibilmente la testa, come se stessi per dire di no. Non gli sfuggì.
"È una bugia. Hai fatto di no col capo"
Ma io lo amavo, e lo amo ancora. Però il mio corpo si rifiutava di ammetterlo, era stato violato.
Stringendomi le gambe al petto mi diedi la forza necessaria per allontanarmi da lui ed allo stesso tempo non crollare proprio in quel momento.
Faceva male, troppo male.

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