11.

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* Spoiler : capitolo un po' smut
(Io vi ho avvertiti) *


-Joyyyyy-


- JOYYYYYY-

Odio questa voce. Specialmente di prima mattina.
Apro gli occhi e scosto le coperte incazzato.
Scendo sotto per fare colazione, mia mamma mi guarda male.

Respiro profondamente l'odore del caffè appena fatto e me ne frego.

- Farai tardi a scuola se non ti sbrighi - mi rimprovera.
- Sì sì ok - la ignoro e mentre prendo la tazzina sento un'altra voce.

- Joooy-
Questa è molto più piacevole e dolce di quella di mia madre.
Alzo lo sguardo verso la finestra e vedo Chèsil che mi aspetta là fuori.

Lascio perdere anche il caffè e mi precipito ad uscire, ma appena arrivo davanti alla porta mi fermo con orrore.

Mia sorella Lizzie è accasciata lì per terra, sangue scorre tra i suoi capelli biondi.

No. No no no.

Mentre sto per urlare....
....mi sveglio.


Il cuore mi batte fortissimo e sono tutto sudato. Mi guardo intorno in preda al panico e Chèsil è qui davanti a me.
Ha tra le mani una tazza di cappuccino fumante e mi guarda perplesso.

- Hai fatto un incubo? - mi legge in faccia come sempre.
Cerco di respirare profondamente per riprendere il controllo di me. Annuisco piano. Mi guardo, sono svestito, ho solo le mutande. Ma come.. è stato lui?

Non dice niente, non fa nessuna espressione, mi porge soltanto la tazza.

La prendo in mano. Questo vuol dire che è sceso sotto e poi è risalito. Che senso ha? Non poteva berla direttamente in mensa?
Oppure.... l'ha presa apposta per me?

Lo guardo, è vestito.
Qualcosa mi imbarazza e distolgo lo sguardo con la scusa di bere.
Come sapeva che mi piace il cappuccino?

Mentre lo finisco lui si guarda le dita e gioca con quel suo solito anello che porta sempre.

Ripenso al sogno assurdo di poco fa.. so che è per colpa della morte di Lidya se ogni tanto faccio questi incubi, ma di solito Chèsil non ne faceva mai parte.

Questa volta che ho dormito con lui invece sì. Che strano il subconscio umano.
Poso la tazza ormai vuota sul comodino.

Mi sento ancora scosso, ancora con una sensazione davvero amara dentro.

Senza pensarci mi avvicino a lui e lo stringo, appoggiando la testa sul suo petto.
Questa mossa ha un effetto di conforto immediato, lo sapevo.
Ma ancora più quando lui mi stringe a sua volta e mi accarezza i capelli.

- Grazie per la colazione - dico in un sussurro.
- Come ti senti ora? -
Forse si riferisce all'incubo.

Non rispondo subito, sospiro e i ricordi affiorano implacabili.

- È stata dura affrontarlo senza di te -
Lui annuisce.

- Non mi lasciavano tornare. Ma alla fine hanno scoperto qualcosa? -

Chi non lo lasciava tornare?

- Niente.. era morta da poche ore. Coltellate.. non hanno trovato l'arma del delitto. - dico rabbrividendo. Per qualche minuto cala il silenzio.

- E la stanza? -

Lo guardo perplesso.

- La n. 500 - specifica.

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