Fanculo, quando mi sono addormentata ho lasciato le griglie aperte, e ora mi stanno bruciando la fronte.
Mi alzo dal letto infreddolita e un pò incriccata: mi sono addormentata senza accorgermene sul letto di Jacob, con vestito, scarpe, faccia truccata e senza coperta.
Sono proprio stupida.
Mi stiracchio un pò, tolgo le scarpe che mi stanno distruggendo i piedi e prendo il telefono.
Sono le otto e venti del mattino: ho saltato la cena e ho dormito diciotto ore. Non l'avevo mai fatto prima d'ora, dovevo essere proprio stanca morta.
Liscio la coperta e salgo con la borsetta e le scarpe in mano fino alla mia stanza.
Mi strucco, mi metto la crema, infilo dei jeans neri e una felpa con il collo alto rossa che infilo nei pantaloni.
Sulla faccia ho il segno del cuscino.
Prendo la cintura e la lascio sulla scrivania, accanto alla borsa in cui ho infilato il necessario per andare in biblioteca.
Scendo in cucina, dove la cuoca sta cucinando.
"Buongiorno Abigail, come stai? Ieri sera non ti abbiamo vista?"
"Stavo dormendo. Oggi sto meglio rispetto a ieri e ieri è stata proprio una brutta giornata."
"Mi dispiace, tesoro."
"Tu hai visto qualcosa di sospetto il giorno dell'assassinio?"
"No, ma Jacob mi ha parlato di un ricco affare, con cui avrebbe incastrato un uomo misterioso."
"Cosa ti ha detto di preciso."
"Non ricordo molto bene, ma qualcosa tipo 'buongiorno signora Kayla, come sta?' Io gli ho detto che stavo bene e gli ho fatto la stessa domanda, quindi mi ha risposto 'benissimo. Oggi chiudo un importante affare e riesco finalmente ad incastrare il tizio che mi' - Kayla si ferma per riflettere - poi è arrivato il signor Philip e Jacob si è interrotto."
"Grazie mille, Kayla. Sei fantastica."
Prendo un tovagliolo e una penna per annotare quello che mi ha detto. Penso che sia importante.
"Ed ecco qui i tuoi pancakes. Vuoi una marmellata?"
"Crema di nocciole, per favore."
"Sempre la solita."
Entrambe ridiamo.
"Grazie mille."
"È un piacere. Sei la più gentile qui. Anche Jacob era gentile, era proprio una bella persona. Ma immagino che tu lo sapessi più di noialtri."
Io annuisco e ingoio un boccone amaro.
"Scusami, tesoro. Non avrei dovuto."
"Figurati, non fa nulla."
Finisco di mangiare in silenzio mentre lei prepara le elaborate colazioni dei miei famigliari e poi la saluto con un bacio sulla guancia per poi andare in bagno.
Mi sistemo, infilo la cintura, prendo la borsa, la giacca e salgo in macchina.
Oggi è una giornata fredda e nuvolosa, al contrario di ieri in cui l'aria era gelida ma il sole riscaldava.
Mio padre prima di morire diceva sempre che uscire con un tempo del genere senza giacca era il metodo giusto per ammalarsi.
Guardo il telefono: ho venticinque minuti per trovare la biblioteca, quindi imposto il navigatore, dato che non ci ero mai andata prima.
In passato quando dovevo prendere dei libri per la scuola li compravo e basta.
È il ventisette ottobre.
Jacob è stato ucciso il venticinque.
Alle dieci meno cinque minuti arrivo alla biblioteca e parcheggio, uscendo poi dalla macchina. Sto per entrare nell'edificio quando sento una macchina sgommare, quindi mi volto. È una Ford nera: la portiera del passeggero si spalanca e ne esce Cody, che urla contro il guidatore.
"Ti ho detto che è soltanto per questa volta! Non voglio entrare in affari con te."
Al volante c'è un uomo di mezza età davvero davvero affascinante.
Se non fossi una persona diversa da quella che ero solo tre giorni fa avrei fatto di tutto per portarlo a letto. Ma ora come ora quell'uomo dal ciuffetto mosso e brizzolato, la barba e i baffi curati, gli occhi ammalianti uguali a quelli di Cody e le labbra più belle di questo pianeta è il padre di Cody, quindi Abigail, no.
"Sei uno sciocco! Non capisci che finirai ammazzato se continui così?"
"Senti chi parla! Papà, io devo andare. Forse ci vediamo dopo, dipende da quanto sono arrabbiato."
Sbatte la portiera, preme tra l'indice e il pollice il setto nasale e poi si volta verso di me, cambiando totalmente espressione.
Ora sembra felice di vedermi, bene.
"Ciao Abby! Scusami per la scenata. Mio padre oggi è in vena di ramanzine."
"Tranquillo Cody, non c'è nessun problema. Anzi, é stato piuttosto interessante vederti interagire con tuo padre."
Il ragazzo scuote la testa ridendo e grattandosi la nuca, imbarazzato, poi mi guarda serio.
"Come stai?"
"Potrei stare meglio."
Si avvicina a me e mi abbraccia forte, appoggiando il mento sulla mia spalla.
Ricambio l'abbraccio e lui fa scorrere la mano sulla mia schiena, su e giù, per confortarmi.
Dopo un lasso di tempo troppo breve per i miei gusti ci separiamo.
"Tu invece come stai?"
"Ieri sera ho guadagnato ben settemila dollari! Grazie a Fernando, perché io non ho fatto assolutamente niente. E ora mio padre è arrabbiato perché mi aveva detto di non spacciare più perché non sono capace, quindi vuole farmi entrare nel suo giro così sono un pò più protetto. Ma questa è l'ultima volta, l'ho giurato a me stesso."
"Per fortuna, non voglio che tu sia in pericolo."
"Credimi, neanche io. Entriamo?"
"Va bene."
Apre il portone della biblioteca e mi fa entrare per prima.
Da fuori sembrava molto più grande. Gli scaffali sono pochi e con pochi libri. E i tavolini sono solo quattro.
"Lo so, non è niente di che. Ma andrà bene. Con questi settemila dollari comprerò i tavoli e le sedie per il ristorante così potremo incontrarci lì."
"Davvero? Bello!"
Lui mi sorride e mi fa strada verso il tavolino più lontano.
Ci sediamo, togliamo le giacche e mi guarda curioso.
"Quindi?"
Tiro fuori dalla borsa il plico che hanno dato ieri a mia madre.
"Suicidio."
Lo faccio scivolare davanti a Cody.
"Come? Non è possibile."
"Infatti."
Il ragazzo prende dallo zainetto una custodia degli occhiali e un evidenziatore azzurro.
Si infila gli occhiali grandi e neri e inizia a leggere, mentre dei riccioli ribelli gli cadono sulla fronte.
Ogni tanto evidenzia delle parole chiave.
Arriva all'ultima pagina e poi mi guarda.
"Tu lo hai letto tutto?"
"Se devo essere sincera, no. Non ce l'ho fatta. Mi hanno detto il succo mia madre e mia sorella. E anche Philip."
"Okay. Dicono che, non essendo state rilevate delle tracce di alcun tipo, non c'è nessun sospettato, quindi hanno pensato all'ipotesi del suicidio, che é plausibile in quanto la vita amorosa della vittima non era pienamente appagata. Si devono escludere ipotesi riguardo all'affare a cui ha accennato perché si è sparato ed è stato trovato prima che l'acquirente si presentasse. Questo lo hanno capito perché non ci sono impronte."
"Okay, tutto questo potrebbe avere senso, se non si considerasse il fatto che l'assassino ha avuto ogni possibilità di pulire la scena e che spararsi da soli al petto è difficile!"
"Concordo. Avete chiesto di riaprire il caso? Perché è indecente."
"Philip lo ha fatto, ma gli hanno detto un no categorico."
"Quindi vuol dire che sono stati corrotti."
"E che non è stato Philip."
"Non direi. Magari era nei piani: io vi chiedo di riaprire il caso, voi mi dite di no, così sono tutti con il cuore in pace e non sono stato io."
"E il fatto che avesse in mano il fazzoletto spiega come mai non ci fossero impronte sulla pistola."
"Giusto. E qui c'è un'immagine che dice dove è stato colpito. Secondo me sono troppo bassi perché li abbia sparati lui."
Si mette le mani chiuse in un pugno sul petto dove ci sono i segni dei proiettile sul foglio.
"È troppo in basso. E poi perché tre? Dopo uno non hai più forze. E i colpi sono troppo distanziati tra loro."
"Quindi come facciamo a capire da che altezza sono stati sparati?"
"Se ti va possiamo chiedere ad un esperto. Sinceramente a me non va, ma per te lo farei."
"Perché?"
"Perché quell'esperto è mio padre."
"Sarebbe fantastico!"
Oh no, Abigail, calma.
Cody ride e scuote il capo.
"Va bene. Ti do una mano e tu ti prendi il braccio, vedo."
Anche io rido.
"Grazie mille Cody."
Mi restituisce il plico e lo infilo nella borsa per poi tirare fuori il tovagliolo.
"Questo è quello che mi ha detto la cuoca questa mattina. Dobbiamo scoprire chi è che ha incastrato Jacob. L'assassino dovrebbe essere lui."
"Secondo me dobbiamo stravolgere la situazione."
"Cioè?"
"Philip ha mai incastrato Jacob?"
"Mi piace come pensi."
Entrambi ridiamo.
Infilo il tovagliolo nella borsa e ci alziamo.
Lui si toglie gli occhiali e li ripone nella custodia, che butta con l'evidenziatore nello zaino.
"Vicino a casa mia non ci sono parcheggi, a parte uno all'isolato precedente, quindi direi di andare là."
"Sei tu l'esperto del ghetto."
Saliamo in macchina e andiamo all'altro parcheggio.
"Seguimi. La strada non è bellissima, ma è la più veloce."
Attraversiamo un parco, poi imbuchiamo una stradina in cui ci passiamo uno per volta, dove un uomo ispanico in canottiera e mutande che fuma un sigaro mi saluta con sguardo maniacale.
"Hola, hermosa."
"Buongiorno Alvaro!"
"Ciao anche a te Cody."
Usciamo dalla stradina, torniamo nella strada principale e dopo poco giungiamo a casa sua.
Cody apre lo zaino e prende le chiavi.
"Papà sono io."
"La bella ragazza ti ha già scaricato?"
La sua voce proviene da destra.
"Oh Signore aiutami. No, è qui!"
Si sente una sedia sposarsi e poi dei passi.
L'uomo che ho intravisto prima al volante è ora davanti a me. È alto poco più di Cody, molto simile a lui e davvero attraente. Ha un non so che di intrigante.
Mi porge una mano e io gliela stringo.
"Ma ciao, bambolina."
"Papà ti prego."
"Piacere, Abigail."
"Io sono Robert. Ma aspetta... sei Abigail Victoria Hoffman?"
"Ehm, esatto."
"Ti ho vista sulla copertina di una rivista dal barbiere. Davvero attraente."
Cavolo. Grazie, anche tu.
"Grazie, è troppo gentile."
"Papà non siamo venuti qui affinché tu ci provassi con lei."
"Sei geloso per caso? Pensi che il tuo vecchio potrebbe rubarti la ragazza? È la tua ragazza o no?"
"Due giorni fa è morto il suo falso fidanzato... sai, cose da ricchi. E i poliziotti dicono che è stato un suicidio, ma non è così, palesemente."
"Intrigante. Sono stati corrotti. È facile farlo in questa città."
"Lo abbiamo capito da soli, grazie. Più che altro volevamo chiederti da che angolo vengono i proiettili."
Tiro fuori il plico e gli porgo la pagina con il disegno.
"Andiamo in cucina."
L'uomo fa strada e si siede prendendo degli occhiali, uguali a quelli di Cody.
Se li infila e studia il disegno.
"L'assassino è poco più basso del ragazzo. Il ragazzo quanto era alto?"
Si rivolge a me, guardandomi con i suoi occhi scuri e seri.
"Uno e novantatre."
"Okay."
Riflette e io guardo Cody, che è seduto in modo scomposto e ha il volto coperto dalle mani.
"È impossibile che lui si sia sparato da solo. L'assassino è alto tra l'uno e ottantacinque e l'uno e novanta. Conosci qualcuno?"
"Si. Philip."
Cody sembra ridestarsi.
"Bene!"
Prende una biro e scrive sul foglio ciò che ha appena detto il padre.
"Ora possiamo andare."
"La tua amichetta non vuole fermarsi per il pranzo?"
"Sono solo le undici e non vuole fermarsi."
"Ora parli per lei?"
"Smettila."
È ufficiale: li adoro.
"Non si può neanche fare una battuta con te, Cody. Sei pessimo. Abigail, ascoltami, non uscire con lui: è pessimo."
Cody sbuffa e alza gli occhi al cielo, facendomi ridacchiare.
"Non è così male, in verità."
Robert sorride e da una pacca sulla spalla del figlio.
"Lo sai che ti voglio bene anche se siamo cane e gatto vero?"
Cody annuisce facendo un sorrisino.
Vorrei avere una famiglia così. E invece ho mia madre e Philip. Almeno mia sorella è sopportabile.
Qualcuno bussa alla porta.
"Cody va a rispondere."
Il ragazzo si alza e rimango sola con Robert. Panico.
"Da quanto uscite?"
"Ci conosciamo da due giorni."
"E sei già qui? Devi essere importante. Non mi ha mai fatto conoscere nessuna delle ragazze con cui è uscito."
Mi sfugge un sorriso.
"Lo spero."
"Se le cose non vanno bene sappi che ci sono io. Conosco la tua reputazione, Abigail. Sono sempre qui. E se vuoi della droga chiedi pure a me e potrei farti uno sconticino."
Mi fa l'occhiolino.
Resisti.
"No, grazie, posso farne a meno."
Lui mi sorride.
"Mi piaci. Cody, chi era?"
Cody ritorna in cucina.
"Era Richard. Vuole per domani alle 14 due chili di cocaina."
"Sarà fatto."
Cody scuote la testa.
"Abigail, andiamo?"
"Va bene. È stato un piacere conoscerla."
"Chiamami Robert, ti prego."
"Okay, Robert."
Mi alzo e seguo Cody fuori dall'ingresso.
"Scusami. Mio padre è stra imbarazzante."
"È simpatico."
"Non per me."
"Quindi che si fa?"
"Volevo dirti una cosa."
"Spara."
Inizia a camminare in direzione della macchina e io lo seguo.
"Non ho niente da mettere al funerale perché voglio spendere i soldi per il ristorante, quindi non credo che verrò, scusa."
"Ma scherzi? A casa ho un sacco di vestiti. Di Jacob. Se non ti fa senso mettere quello che indossava te li posso regalare. Prima li facciamo stringere e poi te li regalo."
"Davvero? - i suoi occhi si illuminano - Ma in verità non penso che siano di mio gusto. Sono di un mondo diverso e..."
"Allora ti porto a casa mia così puoi scegliere tu quelli che ti piacciono."
"Wow. Abby, non devi."
"Voglio farlo. Non posso uscire viva dal funerale se tu non ci sei."
Lui mi sorride e si ferma: siamo al parco.
"Abigail cazzo io ci sto provando a non provare niente per te, ma se tu fai così é impossibile. Prima mi dici che non puoi uscire con uno come me per colpa di tua madre e poi mi tratti come se fossi l'unico con cui vuoi stare. E no, non sono arrabbiato anche se sto alzando la voce, ma sono confuso! Mi piaci e non so che cosa fare."
Non penso.
"Anche tu mi piaci. E anche io sono confusa."
Cody si passa una mano tra i capelli, arruffandoli, e ride, piegando il busto leggermente all'indietro.
"Lo speravo, ma sei così fuori dalla mia portata!"
"Cosa dici? Non è affatto vero."
Lui si avvicina a me e mi porta una mano dietro all'orecchio, mentre fa scorrere il pollice sulla mia guancia.
"Io non posso stare con te se tu non te ne freghi di quello che vuole tua madre, lo sai?"
Annuisco, mentre la sua mano mi scalda.
"E non posso neanche stare con te sapendo che dopo mi lascerai perché dovrai stare con un altro."
"Certo, Cody, capisco. E io non posso stare con te se spacci."
Lui mi sorride e annuisce.
"Quindi?"
"Quindi è meglio aspettare."
Il ragazzo stacca la mano dal mio viso e se la riporta in tasca, mentre il suo sguardo va a terra.
"Okay. Meglio che tu sia sicura."
Voglio baciarlo, ma devo aspettare, o tutto questo discorso perderebbe ogni senso e gli mancherei di rispetto.
Il fatto che abbia smesso di guardarmi mi uccide.
Scuote il capo e mi sorride nuovamente.
"Andiamo?"
"Certo. Ma dobbiamo fare attenzione: non ti deve vedere nessuno."
"Sono bravo a fare cose losche. -Saliamo entrambi in macchina e mi dirigo verso casa - tu devi solo entrare e aprire la porta, poi quando vedi che in atrio non c'è nessuno mi chiami e io sgattaiolo dentro."
"Ci sai fare."
Cody mi fa un occhiolino mentre sorride.
"Quindi il funerale è dopodomani?"
"Esatto."
"Cosa fai oggi?"
"A parte deprimermi non ho altri piani."
"Ti va di andare con me a scegliere le cose per il ristorante?"
Mi scappa un sorrisetto.
"Sarebbe fantastico. Però prima dobbiamo andare a farti stringere gli smokings. E a pranzo."
"Prima pranzo e poi gli abiti. Dove vuoi mangiare?"
"Possiamo andare ad un ristorante italiano se ti va. Pago io."
"Devi smetterla di pagarmi le cose, seriamente. Mi sento un mantenuto."
"I soldi escono da ogni poro del mio corpo, almeno così li spendo in modo utile."
"Ti ringrazio per la centesima volta."
"Non c'è di che."
"... ma tu non lavori mai?"
"Io disegno abiti, quindi quando ho un pò di progetti faccio una collezione. E ne ho appena messa sul mercato una, quindi me la prendo comoda per ora e aspetto l'ispirazione. Non ho ancora controllato quanto ci ho guadagnato, ma penso che le persone dopo l'assassinio si siano incuriosite e abbiano comprato di più."
"Funziona così?"
"Tra noi ricconi si. -alzo la voce e la faccio diventare nasale - 'guarda Cynthia, ho preso il nuovo vestito fatto da Abigail Victoria Hoffman. Si, quella a cui è stato ucciso il fidanzato. Lo sai che si è suicidato perché era gay?'"
"È un pò triste come cosa."
Faccio spallucce.
"Qui va così."
Entro nel viale della villa e parcheggio l'auto nel capannone.
"Tu devi rimanere dietro a quel cespuglio. Ti chiamo."
Lui mi alza il pollice.
Camminiamo velocemente fino al cespuglio, dietro al quale lui si nasconde, mentre io proseguo ed entro in casa. Non vedo nessuno, ma sento del vociare proveniente dalla cucina.
Apro la porta dell'ala di Jacob e vado a sedermi sul suo letto, quindi chiamo Cody.
Sento una voce sussurrare.
"Dove sei?"
"Sono qui."
Mi alzo dal letto e vado alla porta.
"Vieni qui e non alzare la voce, non voglio che ci sentano."
"Okay, capo."
Lo faccio entrare nella camera.
"Le pareti di questo colore sono inquietanti."
Le pareti sono rosso scuro.
"Era il suo colore preferito. Lo stesso della sua maglia di football."
Cody annuisce.
"Come mai questa camera è così spoglia?"
"Perché i suoi genitori hanno già preso quello a cui erano legati. Per esempio i suoi abiti migliori non ci sono più, ma sono tutti davvero eleganti e costosi, anche quelli rimasti."
"Mi fido."
Apro la sua cabina armadio, enorme.
"Wow. È più grande della mia stanza."
"Il mio armadio è una stanza."
Cody ridacchia piano.
"Vediamo questi abiti."
Ne tiro fuori alcuni, i miei preferiti tra quelli rimasti.
"Questo nero è sexy. Nero, con sotto la camicia nera."
Cody lo prende tra le mani.
"Sembra che lo abbiano fatto degli angeli tanto è morbido."
Ridacchio e gliene mostro un altro azzurro.
"Questo no. È troppo colorato per i miei gusti."
"Okay. Quello nero ti piace?"
"Molto."
"Va bene."
Lo ripongo delicatamente sul letto.
"Questo?"
Gliene porgo uno blu scuro.
"Mi piace. Questi due vanno bene."
"Sicuro di non volerne altri?"
"Sicuro. "
"Neanche questo?"
Mi riferisco ad uno smoking tradizionale con la camicia bianca.
"Okay, anche questo."
Cody ride e poi, accorgendosi di aver fatto troppo rumore, si porta le mani sulle labbra con occhi stupiti.
"Scusa."
"Non penso ti abbiano sentito."
"Lo spero."
"Bene, che ore sono?"
Tira fuori dalla tasca dei jeans il cellulare, che ha lo schermo completamente rigato.
"Quasi le undici e mezza."
"Okay, allora andiamo a farli stringere. Pronto a correre?"
"Oh oh. Prontissimo."
Ci chiudiamo l'armadio alle spalle, usciamo dalla camera e andiamo in atrio, quindi iniziamo a correre verso il capannone.
Cody si appoggia alla mia portiera, ansimando.
"Correre non fa per me."
Io rido e mi appoggio al cofano.
"Andiamo?"
"Certo."
Salgo in macchina e aspetto che anche lui si metta comodo.
Vado un'ombra camminare fuori dal capannone.
"Cazzo, Cody, nasconditi dietro."
"Cosa?"
"Vai dietro!"
Il ragazzo si lancia sui sedili posteriori e si rannicchia dietro il mio sedile.
Philip entra nel capannone, si avvicina alla macchina e bussa al mio finestrino. Lo abbasso contro voglia.
"Abigail, ti ho vista correre fuori, va tutto bene?"
"Certo. Mi sono solo accorta del fatto che se non parto esattamente ora non riesco ad arrivare in tempo al ristorante in cui ho fatto una prenotazione."
"Che ristorante è?"
"Ora devo proprio andare, scusami tanto."
Tiro su il finestrino ed esco dal capannone salutandolo sfacciatamente con la mano.
È abbastanza incazzato, ma non me ne frega proprio nulla.
Cody si rialza.
"Mi ha visto?"
"Non penso. Ci starebbe rincorrendo."
"Davvero?"
"Non lo so, è pazzo."
Il ragazzo ride e si siede con un pò di difficoltà nel sedile accanto al mio.
"Comunque... grazie per i vestiti. Grazie per avermi pagato il pranzo e per avermi dato dei soldi. Grazie di tutto. Sei un angelo."
Non riesco a trattenere un sorriso.
"Di nulla, ma devi smetterla di ringraziarmi. Anzi, dovrei ringraziarti io dato che mi stai salvando da stare in quella casa e piangere e basta."
"Quella non é una casa, è una villa."
Entrambi ridacchiamo e sento il suo sguardo su di me.
Dopo un pò di strada giungiamo dalla nostra sarta di fiducia, Maria.
"Eccoci, siamo arrivati."
Parcheggio nell'unico posto libero che trovo.
"Devo entrare anche io?"
"Come fa a farti i vestiti su misura se non entri?"
Cody ridacchia scuotendo la testa.
"Okay, mi tocca."
Scendiamo dall'auto ed entriamo nel negozio.
Ci accoglie un piacevole profumo di vaniglia, il negozio ha delle luci calde e soffuse, le pareti sono di legno e costellate da fotografie di abiti, che hanno come cornice delle piccole lucine.
Mi è sempre piaciuto quest'ambiente, è intimo, familiare, e Maria è una delle persone più dolci che io conosca.
"Abigail, tesoro!" - la donna mi si avvicina e mi stringe in un affettuoso abbraccio. - "Da quanto tempo non ti vedo!"
Ricambio l'abbraccio e il profumo di vaniglia si intensifica, dato che i suoi capelli castani ne sono carichi.
Si stacca dall'abbraccio e porta la mano sinistra sotto il mio mento, mentre con l'altra mi sistema i capelli dietro le orecchie.
"Sei bellissima, come al solito."
I suoi occhi del colore del miele si soffermano sui miei, che sono ancora leggermente gonfi, lo sento, ma fa finta di niente.
È sempre stata una maestra a rimanere neutrale ed affabile, senza toccare argomenti scottanti.
Mi posa un bacio sulla fronte e poi guarda Cody, che per tutto questo tempo e rimasto a guardarci in imbarazzo.
"È questo bel ragazzo chi è?"
"Sono un amico di Abigail. Mi chiamo Cody, piacere."
Lui le tende la mano, ma lei lo stringe in un abbraccio materno.
"Io sono Maria. È sempre un piacere vedere volti nuovi." - si volta verso di me.- "perchè siete qui?"
"Vorremmo farti stringere questi abiti su misura per Cody."
"Certamente. Seguitemi nel camerino."
Ci fa strada, anche se ormai sono un'abituèe.
Cody si fissa intorno, colpito da quanti vestiti sono appesi in giro.
Degli uomini di cui non distinguo i volti si stanno facendo lucidare le scarpe da Antoine, mentre due ragazze di spalle ridacchiano e ammirano i vestiti.
Maria ci porta fino ad uno dei camerini maschili.
"Cody, ora spogliati e poi indossa uno degli abiti. Ne basta uno solo."
"Okay."
Cody si toglie per prima cosa le scarpe.
"Vuoi che ti prenda anche delle scarpe eleganti?"
Mi fissa.
"Ah, pensavo di andare a prendere delle Stan Smith."
"Fuori discussione. Che numero hai?"
"No, non ti lascio prendere delle scarpe per me!"
Mi chino e rubo una delle scarpe logore che si è tolto.
"42."
"No! Sei perfida."
Entrambi ridiamo e poi prendo il completo nero.
L'occhio mi cade sull'etichetta: riporta il nome e il cognome di Jacob.
"Maria?"
"Si, tesoro?"
"Potresti anche togliere questa?"
Maria guarda l'etichetta e poi volge lo sguardo verso di me.
"Oh, tesoro, certo che posso farlo."
Il suo sguardo è carico di tristezza e rammarico.
Prende una forbicina e taglia il filo dorato con cui aveva scritto il nome di Jacob, poi lo sfila.
Jacob se n'è andato.
"Cody, qual'è il tuo cognome?"
"Greene."
Maria prende il filo dorato e scrive in un elegante corsivo Cody Greene, dove prima c'era il nome di Jacob.
Jacob se n'è andato, si, ma al suo posto ora ho Cody.
Guardo il ragazzo, che è rimasto solo in mutande e maglietta a maniche corte.
"Fatto. Ora metti la camicia."
Cody la indossa e Maria gli prende le misure.
"Ora i pantaloni."
Il ragazzo fa come dice e Maria si mette all'opera. Per finire gli passa anche la giacca.
È davvero bello ed elegante, penso ch potrei sciogliermi.
Anche lui si trova bello, infatti continua a guardarsi allo specchio.
"Abigail, bambina mia, tua madre mi ha chiesto di fare un vestito per te per il funerale di Jacob. Vuoi provarlo?"
"È finito?"
"Non ancora, ma entro questo pomeriggio potete tornare e avrò finito tutto."
"Va bene. A che ora?"
"Alle 18 sarebbe perfetto."
"Okay, ci vediamo alle 18 allora."
Cody si toglie con attenzione i vestiti e si rimette quelli di prima, poi salutiamo ed usciamo.
"Cazzo, hai visto quanto ero figo?"
"Impossibile resisterti."
Lui si volta verso di me sorridendo.
"Grazie, grazie. Andiamo a mangiare?"
"Yes. Dove?"
"Ristorante italiano, ti prego. Nel ghetto ce n'è uno fantastico."
"Va bene, tanto pago io."
"Uffa, impossibile resisterti."
Scoppiamo a ridere e saliamo in macchina.
"Devi dirmi dove si trova."
Il telefono di Cody squilla.
"È Fernando."
"Rispondi pure."
Cody risponde.
"Ciao Fernando...
in verità sto andando a pranzo con Abigail...
Smettila, non ti rispondo neanche...
Seriamente, basta prendermi in giro, tonto...
Si, ci vediamo questa sera, ciao."
Spegne la chiamata e sospira.
"Lo odio."
"Voleva andare a pranzo con te?"
"Si."
"E perchè ti prendeva in giro?"
"Per niente."
"C'entro io?"
"Mmm forse."
Ride e scuote la testa.
"Basta domande. Andiamo."
"Ne ho un'ultima."
"Spara."
"Cosa fate questa sera?"
"Niente di losco. C'è una festa questa sera nel ghetto. Ti inviterei ma non è proprio la tua scena."
"E se volessi venire."
"Lo faresti?"
"Ma si."
"Allora verresti con me alla festa?"
"È un appuntamento?"
Lui annuisce e mi guarda serio.
"Si, è un appuntamento."
"Certo."
Lui mi sorride e mi bacia la guancia.
"Cazzo, ora si che sono felice. Ho dei vestiti nuovi, ho un appuntamento con la ragazza dei miei sogni e lei si è dimenticata di prendermi le scarpe."
"No! È vero!"
Lui ride e mi volto a guardarlo.
"Attenta, guarda la strada o ti perderai nei miei occhi."
Ridacchio e torno a guardare la strada.
Vorrei baciarlo, ma sembrerei estremamente bipolare.
Ma mi piace così tanto!
Arriviamo nel ghetto e lui mi guida fino al ristorante, ma mi accorgo che qualcosa non va.
"Ti ho detto di svoltare a sinistra!"
"Aspetta. Conosci quella macchina?"
Svolto a destra e la macchina argentata e tutta scassata mi segue.
"No. E conosco tutte quelle del ghetto. Gira in tondo, così sappiamo se ci sta seguendo per davvero."
Giro ancora a destra, e ancora, ma la macchina continua a seguirmi.
"Cody, sto iniziando ad avere un pò ansia."
"Anche io. Guarda, ha i vetri oscurati, ed è una macchina scacciona. Qualcuno ti sta pedinando. O stanno pedinando me, il che è più probabile, ma come fanno a sapere che sono in questa macchina?"
"Cazzo, cosa faccio?"
"Gira ancora destra."
Giro a destra, la macchina mi sta tallonando.
"Nasconditi."
Cody si abbassa in modo da non farsi vedere.
"Ho un'idea. L'unico McDrive della città si trova qui, quindi tu vai e prendi cibo per uno. Poi torna a casa e io mi nascondo in qualche modo."
"Okay."
Le mani mi tremano, ma appena entro nel McDrive la macchina va avanti e scompare, senza lasciare traccia.
"Cody, è andata."
"Questo vuol dire che puoi prendere cibo per due."
Si rialza.
"Stai tremando."
Annuisco.
Lui mi abbraccia mentre stiamo in coda.
"Tranquilla. Va tutto bene."
Io annuisco tra le sue braccia, che mi confortano già da giorni.
"Grazie."
Inizio a tranquillizzarmi un pò.
"Non so perchè mi è venuta tutta questa ansia."
"Non devi vergognartene, è naturale."
Mi coccola ancora un pò, fino a quando la macchina davanti a noi non finisce il suo ordine lunghissimo, quindi possiamo farlo noi.
Cody parla, ricordandosi cosa ho preso ieri.
È un tesoro, si ricorda persino cosa mi piace.
Andiamo avanti e ci viene dato il nostro cibo, quindi mi dice di andare al parco dove siamo passati ieri.
Parcheggio e ci andiamo sedere ad una panchina, tutto questo in un silenzio imbarazzante.
Sull'altra panchina del piccolo parco ci sono due ragazzi che si stanno scambiando dell'erba, fantastico.
Cody prende il suo panino tra le mani e mi sorride.
"Buon appetito, Abby."
"Grazie. Anche a te."
Dopo un primo morso si volta verso di me.
"Va meglio?"
"Si, il McDonald's aiuta molto."
Sorride.
"Vero. Quando è morta mia madre, mio padre mi ha preso McDonald's per una settimana intera."
Questa volta gli sorrido io.
"Dopo la morte di mio padre, mia madre ha smesso di mangiare. E quando lo faceva mangiava insalata, quindi per un pò siamo stati tutti a dieta, ma ogni tanto Jacob mi portava delle caramelle."
"Doveva essere davvero un bravo ragazzo. Perché qualcuno avrà voluto fargli del male? È una cosa così insensata."
Alzo le spalle.
"Si è disposti a fare di tutto per avere successo."
"Ti va se parliamo di altro?"
"Tipo cosa?"
"Tipo... qual è il tuo colore preferito?"
"Nero. Il tuo?"
"Come nero? Okay che ti vedo sempre vestita di nero, ma sei una persona solare!"
"É elegante e misterioso! È bellissimo."
"Il mio è il rosso. Come dovrebbe essere il rosso?"
"Sexy, vivace e attraente."
"Non male. Penso che andrò in giro vestito solo di rosso d'ora in poi."
Ridiamo e addentiamo i nostri panini, più felici e tranquilli rispetto a prima.
"Film preferito?"
"Il sesto senso."
"Wow. Stra bello. Dobbiamo vederlo assieme."
Annuisco.
"Il tuo, invece?"
"Il mio... penso che sia Una notte da leoni."
"No, davvero?"
Cody si infila in bocca una manciata di patatine e annuisce convinto.
"Amo i film stupidi."
Continuiamo a parlare ancora per un pò, fino a quando non finiamo di pranzare.
"Ti va di accompagnarmi a prendere dei tavoli e delle sedie per il ristorante?"
"Mi pare di aver già detto di si."
Lui mi sorride felice, poi il suo sguardo diventa sempre più dolce.
"Andiamo?"
"Andiamo."
Si alza e mi aiuta a sollevarmi dalla panchina porgendomi la mano, senza lasciarla mentre ci avviciniamo alla macchina.
È un sogno.
Nessuno lo aveva mai fatto, ed è strano perchè ho avuto molti ragazzi, ma nessuno come Cody.
Saliamo in macchina e andiamo al negozio dove compra sedie, tavoli e anche le posate, dato che erano avanzati abbastanza soldi.
Andiamo nel locale dove ci sarà il suo ristorante e con l'aiuto degli impiegati del negozio sistemiamo gli articoli che abbiamo comprato, fino alle cinque e mezza.
"Finito! Ora possiamo andare a prendere i vestiti."
"Si, ma sono stanchissima."
"Non sei abituata a fare così tanti sforzi, eh?"
Annuisco.
"Cavolo, ho bisogno di una lavata prima di andare alla festa questa sera."
"Puoi lavarti nella mia doccia. Non è molto, ma almeno così non devi fare avanti e indietro da casa tua."
"Non era una villa?"
"Si, scusa, talvolta tendo a dimenticare che non tutti vivono nel letame."
Ridacchio.
"All'inizio ti vergognavi di portarmi a casa tua e ora mi inviti pure?"
Cody sorride e alza le spalle, arrossendo leggermente.
"Che cosa posso dirti? La fiducia di acquista con il tempo."
"Va bene, ma non ho vestiti adatti."
"Stiamo per andare da una sarta. Avrà qualche vestito no?"
"Hai proprio ragione."
Così andiamo da Maria, che ci accoglie con la stessa allegria e dolcezza di questa mattina.
"Abigail, ecco qui io tuo vestito. Andiamo a vedere come ti sta.
Tu, Cody caro, provati un completo, così vediamo se è giusto, ma non dovrebbero esserci problemi."
Io e Cody andiamo in camerini vicini.
Mi spoglio e mi infilo un vestito nero molto fine: la gonna arriva poco sopra il ginocchio, le maniche sono a tre quarti, la scollatura a barchetta lascia vedere le mie clavicole e un filo di spalle.
Si vede che me l'ha ordinato mia madre, è molto simile a quelli che indossa lei di solito.
Maria apre la porticina e mi passa delle scarpe nere con il tacco dodici e un pleateau molto alto.
A quanto pare mia mamma mi vuole alta, regale e depressa.
"Poi tesoro ho anche questa spilla, che dovrai mettere proprio sopra l'orecchio."
Mi infila la spilla, che ritrae una rosa nera, e me la assicura bene tra i capelli.
Sono stupenda.
Peccato che il look sia per un avvenimento così spiacevole.
Cody esce dal suo camerino.
"Sono perfetto! Non sono mai stato così elegante."
È assurdamente bello.
"Maria, non è che avresti delle scarpe nere per il numero 42? E per caso non è che hai il numero 18 della mia collezione della mia taglia?"
"Controllo subito, amore."
Rimaniamo io e Cody, che si specchia raggiante.
"Wow. Sono senza parole. Non credevo di poter apparire così." - Si volta verso di me. - "E guardati. Sei incantevole."
Gli sorrido e prendo dalla mia borsetta i trucchi che tengo sempre.
"Mi trucco e ci facciamo una foto, okay?"
"Bell'idea, ma non devi truccarti per forza."
"Uffa, okay."
Prendo solo il rossetto e me lo metto velocemente, poi prendo il telefono e mi metto in posa.
Cody si stringe a me per entrare nell'inquadratura.
Posa una mano sulla mia vita, mentre mette l'altra in tasca.
"Cody, rilassa le spalle, o sembrerai fatto di gesso."
"Scusa, non sono abituato."
"Tre, due, uno..."
Ci mettiamo in posa facendo la nostra faccia migliore e scatto.
"Fa' vedere! Che fighi che siamo."
"Puoi dirlo forte. L'unica cosa che stona sono i tuoi calzini."
Cody ride e si stacca da me.
Strano, ma il suo contatto mi manca.
Il suo calore, la sua presenza.
"Adesso per colpa tua rimediamo."
Maria arriva con delle scarpe, che porge a Cody, e l'outfit 18 della mia collezione: una gonna rossa aderente di velluto a coste, un top nero di pizzi e una giacca di pelle.
"Li prendo."
"Certo, tesoro."
Io e Cody ci cambiamo e poi vado a pagare.
Quando usciamo con i nostri sacchetti in mano il ragazzo mi guarda.
"Non avevo mai fatto shopping così, mi sento come in un film."
"Beh, almeno ora siamo pronti per la festa."
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Two worlds apart
Mystery / ThrillerAbigail è la figlia di ricchi imprenditori, Cody è un ragazzaccio del ghetto che non riesce a tenere nemmeno un lavoro, ma la ricerca dell'assassino del fidanzato della ragazza li avvicina in un modo che non credevano fosse possibile. [In pausa]