[20.2]

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Un brivido le scese fin nelle ossa ed il respiro le si strozzò in gola. Il tono dolce e vellutato della Vastaya suonò minaccioso alle sue orecchie, un ultimo avvertimento che avrebbe dovuto seguire.

La donna si alzò lentamente, lasciandola libera. Non riuscì a muoversi, quelle parole le avevano reso il corpo pesante come un blocco di roccia.

Non voleva contraddirla, temeva una sua reazione. Sapeva quanto fosse potente ed ora sapeva che sapeva sfoderare un lato meno gentile e più cupo. Immaginava che si potesse arrabbiare, ma mai si sarebbe aspettata una minaccia così tagliente.

Era una sprovveduta nei confronti dei pericoli, ma sapeva come incutere timore.

Trovò finalmente la forza di voltarsi, attenta a non far rumore. Ahri stava avanzando lentamente verso i cacciatori, rapiti dalla sua apparizione. Non sembravano volerla attaccare, non l'avrebbero mai fatto: chiunque sarebbe rimasto inerme davanti alla sua bellezza, anche per pochi istanti.

« Non voglio farvi del male, sono solo di passaggio. »

La sua voce era nuovamente dolce e vellutata, con l'aggiunta di un pizzico di sensualità.

Non le erano ben chiare le due intenzioni e non riuscendo a vederla in volto doveva intuire le sue emozioni dal movimento delle sue code. Ed il fatto che stessero oscillando con calma la insospettiva.

Stava fingendo per poi attaccarli o li avrebbe lasciati andare inermi?

Era quasi tentata di uscire pure lei allo scoperto, ma le parole di Ahri le rimbombavano nelle orecchie. Non voleva contraddirla, non dopo che aveva usato un tono simile con lei.

I cacciatori non le risposero e restarono a guardarla ammutoliti, mentre si passava con grazia una mano tra i lunghi capelli blu notte.

« Quindi se ognuno va per la propria strada va bene, no? »

Si stava perdendo nel movimento ipnotico delle sue code, oscillavano come delle quiete creature che stavano aspettando il momento opportuno per attaccare la preda.

Ancora una volta si chiede se tutta quella gentilezza fosse solo una facciata, un espediente per ingannarli.

« Fai... fai uscire anche l'altro. » disse uno dei giovani, dopo essersi schiarito la gola.

« L'altro? » chiese Ahri, con finta innocenza.

« L'abbiamo visto il coltello, quello che ora è su quell'albero. » rispose lui, ottenendo l'assenso dei suoi compagni.

La Vastaya rise, un suono cristallino che riecheggiò nella foresta, finto e dagli echi quasi inquietanti.

I cacciatori la fissarono preoccupati, soprattutto l'arciere che tese ancor di più la sua freccia.

Minaccia o meno era pronta ad intervenire. Le sue buone maniere non sembravano aver sortito un grande effetto, le armi non le avevano riposte e non volevano accennare ad allontanarsi.

« Quello non era un coltello, era una piuma. » disse Ahri, divertita.

I ragazzi si guardarono perplessi ed increduli, convinti che ora si stesse prendendo gioco di loro.

Avrebbe tanto voluto mostrare loro quanto si stessero sbagliando, quanto avrebbero dovuto temere quell'oggetto all'apparenza innocuo.

« Se non ci credete ve lo dimostro. »

Dette quelle parole la Vastaya si voltò verso di lei e si accucciò con molta calma, attenta a non spaventare i giovani. Le allungò una mano e le fece cenno di prenderla, lanciando un rapido sguardo alle sue spalle.

Memorie di Xayah - Il passero sperduto e la volpe solitaria ( Original Version )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora