Marcus

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La luna era lugubre, quella notte. Nel cielo limpido, senza neppure una nuvola, le stelle impallidivano vicino a lei.
Le foglie frusciavano, mosse da una lieve brezza. Alle pendici degli alberi, due lupi avanzavano guardinghi. I nasi fremevano nell'aria, alla ricerca di odori che potessero aiutarli a trovare nel buio le loro prede. Erano più grossi dei normali lupi grigi. Gli arti e la muscolatura erano quasi il doppio di quelli di un lupo normale, con le zampe grosse due volte il pugno di un uomo robusto, eppure non emettevano suono mentre camminavano sul terreno coperto di foglie secche. Uno di loro aveva un folto mantello color argento, su cui spiccavano occhi dorati; l'altro era invece nero come la notte, con brillanti occhi azzurri.
Marcus avanzava dietro di loro. I suoi pesanti stivali sfioravano la terra quasi fosse un fantasma, il mantello che oscillava al ritmo dei suoi passi. Teneva la grossa balestra, carica e pronta, puntata verso il terreno, ma da sotto il cappuccio i suoi occhi azzurri guizzavano vigili. Seguiva i lupi affidandosi ai loro sensi sopraffini. Dovrebbe essere da queste parti... Avvertiva che anche Klaus e Hati fremevano inquieti. Erano vicini.
Proseguirono per ancora un tratto nella foresta. Poi, all'improvviso, Marcus ordinò loro di fermarsi. Sentiva il loro puzzo nauseabondo di sangue nell'aria.
Erano circondati.
Klaus emise un basso ringhio di gola e in un attimo quattro figure si scagliarono su di loro.
Marcus era pronto. Con un gesto fluido dettato dall'esperienza, mirò e fece scattare la balestra. Il dardo di puro e semplice legno di frassino colpì al cuore la donna, che stramazzò a terra, strillando di dolore. Si carbonizzò in pochi secondi. Sentì un ringhio e si voltò di scatto, ma una sagoma nera gli oscurò la visuale, balzandogli addosso. Venne atterrato da un uomo, che lo inchiodò a terra per le braccia. I suoi versi bestiali e famelici accompagnavano i suoi selvaggi tentativi di azzannarlo sul collo. Vedeva i suoi lunghi canini già lordi di sangue avventarsi sulla giugulare esposta. Marcus fu preso da un moto di rabbia: avevano già mangiato. Con una furibonda testata sul mento, lo allontanò da sé. L'uomo atterrò perfettamente in piedi, come se nulla lo avesse colpito, e soffiò contro di lui. Marcus ebbe qualche secondo per riprendere fiato e lo osservò.
Era un uomo sviluppato, con il fisico muscoloso e ben allenato. Dimostrava una ventina d'anni, ma Marcus sapeva che ne aveva come minimo il doppio. I corti capelli neri gli incorniciavano un volto deformato dalla cieca furia della fame di sangue. Gli occhi erano completamente neri, la sclera bianca segnalata solo da due puntini agli estremi angoli. Le labbra grondanti sangue spiccavano sul pallore mortale del volto e sul biancore dei canini, sottili e affilati. Le orecchie a punta facevano capolino da sotto i capelli. Le mani artigliate erano coperte di sangue fino ai polsi. Aveva i vestiti strappati e i piedi nudi, ma non se ne curava affatto. Snudò minacciosamente le zanne contro Marcus, prima di avventarsi su di lui, con uno scatto sovrumano. Lo afferrò per le spalle, senza vedere la sua mano correre verso la bisaccia ed estrarne un dardo. Marcus fu attirato verso la sua bocca avida, già spalancata, e ne approfittò per conficcargli il dardo dritto nel cuore. Il vampiro emise uno strillo acuto, scaraventando Marcus lontano da lui, contro un albero. La bestia ebbe solo il tempo di urlare al cielo la sua sofferenza, prima di morire velocemente, accartocciandosi su se stesso come una pianta bruciata. Infine giacque a terra, un corpo annerito e immobile.
Marcus, stordito dal colpo, si riprese a fatica, mettendo lentamente a fuoco la scena davanti a lui. Klaus aveva sventrato un ragazzo, che giaceva immobile sotto le sue enormi zampe. Lo squarcio si stava ricucendo lentamente per effetto del potere di guarigione di cui era dotato il corpo dei vampiri. Marcus afferrò un altro dardo dalla bisaccia e lo trafisse al cuore, uccidendolo istantaneamente prima che potesse riprendersi. Hati invece, con una ferita sul lato sinistro del grosso muso nero, ringhiava ferrigna contro l'uomo che le sibilava contro. Una potente zampata della lupa gli aveva squarciato il petto, ma non abbastanza, e il suo corpo stava guarendo velocemente. Non ebbe il tempo di scagliarsi contro la lupa, perché Marcus, dopo aver velocemente ricaricato la balestra, mirò al cuore e lo uccise a mezz'aria. Anche quella bestia cadde a terra immobile, quasi subito. I due lupi si avvicinarono al compagno, che carezzò amorevolmente la ferita di Hati. Prese dalla sua bisaccia una boccetta di unguento e lo fece annusare alla lupa, per rassicurarla, prima di spalmarglielo sulla ferita. Il taglio si rimarginò in pochi secondi, lasciandole il pelo lucido. I due animali si scrollarono i mantelli, per togliersi di dosso gli ultimi residui della battaglia, e Marcus si avvicinò al vampiro che aveva ucciso.
Sarebbe potuto passare per il cadavere di un uomo bruciato in un incendio. Nero come il carbone, con gli occhi disciolti nelle orbite e la bocca aperta in un muto urlo di sofferenza, i lunghi canini ancora sfoderati: era orribile e disgustoso. Il frassino aveva un effetto immediato sui loro corpi altrimenti invulnerabili. Ma il fatto che si fosse carbonizzato come un ciocco di legno, non poteva nascondere il sangue sulla sua bocca e sulle sue mani. Sì, avevano appena mangiato.  
Non ricordo villaggi in questa zona. Si guardò intorno: solo alberi a perdita d'occhio. Era assai improbabile che si fossero cibati di animali, erano rari i palati che si abbassavano ad accettare l'insipido sangue animale. Seguì le tracce lasciate dai Notturni, inoltrandosi nella foresta, seguito dai due lupi. Guidati dalle gocce di sangue che le bestie si erano lasciate dietro, dovettero addentrarsi per un bel po' nel folto, prima di trovare uno spiazzo erboso abbastanza largo da ospitare una casa di legno. Piccola e isolata, sembrava fuori luogo fra gli alberi, le cui ombre inquietanti potevano celare senza problemi orde di Notturni affamati. Così vicina alle montagne... ma che gli diceva il cervello? Marcus si avviò verso la casa, storcendo il naso al forte puzzo di sangue che emanava. Probabilmente era arrivato troppo tardi. Klaus e Hati lo precedettero, annusando il terreno in cerca di possibili minacce.
Il primo cadavere ad attirare la sua attenzione fu quello di una donna, al lato della casa. I vampiri le avevano dissanguato la giugulare e a tratti si erano nutriti della carne delle braccia e dei seni. Marcus si inginocchiò vicino al suo corpo martoriato. Riposa in pace, donna. 
Dopo un momento, si levò la voce dei due lupi. Marcus conosceva quel lamento: un canto funebre alla luna. Si diresse verso di loro, entrando in casa. Stavano seduti accanto ad altri due corpi, un uomo adulto supino sul proprio sangue, con un'ascia in mano, e un'anziana donna. Entrambi orribilmente mutilati. S'inginocchiò accanto a loro, per rendere l'ultimo saluto, mentre i due lupi continuavano a ululare la loro ode in onore delle vittime di quella strage.
Passeremo la notte qui.

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