La colpa

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Ella si sedette sul letto, tremante di dolore e paura. L'uomo le tolse il mantello di dosso, lanciandolo sul letto, e si inginocchiò accanto a lei. La prese per il mento, costringendola a guardarlo in viso. Fu folgorato dai suoi occhi verdi.
«Spogliati» le intimò.La ragazza s'irrigidì, spaventata, ma lui continuò: «Devo controllare la ferita». Arrossendo di vergogna, obbedì docilmente. Si svestì, coprendosi il piccolo petto con un braccio, ma lui non sembrò far caso alle sue nudità mentre osservava l'ustione sulla sua spalla. La pelle della scapola sinistra era raggrinzita e rossastra, e al di sotto s'intravedeva la carne. Il sangue sgorgavacopiosamente, ma dopo un attimo, notò che stava già iniziando a guarire. Lentamente, il flusso di sangue si fermò e la pelle e la carne iniziarono a ricomporsi. «Sta già guarendo» commentò, distogliendo lo sguardo e permettendole di rivestirsi. La ragazza, senza più piangere, lo guardò con occhi pieni di gratitudine, come se lui avesse realmente fatto qualcosa per medicarla. Quegli occhi lo mettevano a disagio. Distolse lo sguardo, raccogliendo il mantello dal letto.
«Cosa... cosa è successo?»
Erano le prime parole che le sentiva dire. Aveva una voce ancora fanciullesca, titubante e spaventata.
«Non ricordi nulla?» fu la fredda risposta. Lei non sembrò farvi caso.
«Stavamo cenando... c'erano papà, mamma e la nonna con me... papà aveva cacciato un paio di conigli e la mamma li aveva cucinati quasi subito. Erano tre giorni che mangiavamo solo verdure...» La sua voce si spense per un attimo, poi riprese a parlare. «D'un tratto... sentii un forte rumore provenire dalla mia stanza. Mi avviai per andare a controllare ma mio padre mi bloccò per un braccio, aveva preso l'ascia...» La sua voce morì di nuovo.
«E poi sono arrivati i vampiri» concluse Marcus, stentoreo. Gli occhi di lei si riempirono di lacrime.
«Mi hanno sotterrata... mi sono svegliata sepolta viva... per la paura, non riuscivo neanche a pensare...» la vide rabbrividire. «Ho iniziato a smuovere la terra con disperazione... poi quando sono uscita, c'erano quei due lupi... mi si sono avventati addosso...» Le lacrime le scorrevano nuovamente sulle guance, silenziose. Marcus si alzò. La fissò dritto negli occhi, con tanta intensità che ella non riuscì a distogliere i propri.
«Eri morta quando ti ho trovata» disse. La ragazza sbiancò, incredula. Le lacrime smiserodi scorrere. «Eri coperta di legno e calcinacci. Ti ho seppellita io, insieme ai tuoi familiari. Sono arrivato troppo tardi per salvarli. Tu devi essere sopravvissuta al morso. E dovresti essere già mutata ormai.» Disse tutto con calma glaciale. La ragazza si portò istintivamente una mano al collo. Le orribili ferite che le avevano deturpato il ventre, la gamba e il collo erano scomparse, ma poté avvertire nitidamente i quattro fori provocati dai canini del vampiro. Prese a tremare di terrore. Quell'uomo diceva la verità. Non era semplicemente un incubo.
Rimase immobile come marmo sul letto, fissando il vuoto.
«Mi dispiace» borbottò Marcus. Uscì dalla stanza, chiudendosi la porta dietro le spalle. 

Ma cosa diavolo sto facendo? Tirò un forte pugno sulla parete della casa. Il sole era sorto, ormai, e il cielo era limpido e sereno. Marcus era in preda a una rabbia incontrollabile. Io uccido quelli come lei! Tirò anche l'altro pugno contro la parete, lasciando una concavità nel legno colpito. Rimase così, abbassando il capo, affannando. Il sole gli riscaldava il torso nudo, illuminando le cicatrici bianche, grondante sudore per gli esercizi mattutini a cui Marcus lo sottoponeva instancabilmente ogni mattina da trent'anni. Dalla scapola destra, occhieggiava il tatuaggio di un sole. Come ho potuto salvarla? Erano pensieri esasperanti, che non facevano che rinfocolare la rabbia che provava verso se stesso. Eppure, nel momento in cui si decideva a ucciderla, a caricare la balestra e puntarla contro di lei, lo fulminavano i suoi occhi verde smeraldo, che lo fissavano spaventati. A quel punto, la sua fermezza crollava. Dannazione, se la lascio viva è come se gliela servissi su un piatto d'argento. Era veramente molto tempo, che lui sapesse, che i vampiri non mutavano un essere umano. Dai tempi delle Dieci Notti Rosse, i discendenti di coloro che nei secoli sopravvissero, pareva si fossero andati sempre più indebolendo, senza riuscire a sopportare il germe e mutare. Quella ragazza doveva essere la prima da molti anni. Non si sarebbero lasciati sfuggire un nuovo, giovane e prezioso esemplare. L'unica era ucciderla. E di nuovo i suoi occhi verdi lo trafissero, e di nuovo la sua decisione vacillò. Sbatté la testa contro la parete, arrabbiato e colpevole con se stesso.In quel mentre sentì un confuso tramestio provenire dalla cucina, un grido e un ringhio basso. Entrò in casa: la ragazza era uscita dalla stanza ma Klaus le aveva sbarrato il passo, ringhiandole contro e facendola indietreggiare. Era avvolta nel mantello, con il cappuccio sollevato a nasconderle il viso, e tremava spaventata. Marcus lo carezzò sulla testa e il lupo indietreggiò riluttante per lasciarla passare. Lei sgattaiolò via, verso la cucina. Aprì gli sportelli e ne trasse pane e formaggio. Marcus la fissava, guardingo. Sapeva che i vampiri non si nutrivano di nient'altro che di sangue e carne umana. Infatti, poco dopo, la vide accasciarsi su se stessa, in preda a furiosi conati di vomito.«Aiuto...» mugolò, piangendo. Marcus ebbe una stretta al cuore, a vedere quella piccola figura incappucciata di nero gemere e piangere disperata. La tirò su afferrandola per le spalle, facendole scivolare il cappuccio dai capelli corti, che non sarebbero mai più ricresciuti, e la aiutò a sedersi.«Non sei più un'umana» esordì, con voce dura. «Il cibo cui eri abituata non fa più per te. Devi nutrirti diversamente.» Lei alzò lo sguardo spaventato su di lui. I suoi occhi verdi apparivano ancora più brillanti sul volto pallido che era andato formandosi in quelle poche ore. La mutazione si stava assestando e quindi aveva bisogno di cibo.«E come...?» domandò in un sussurro, temendo la risposta.«Hai bisogno di sangue.»Già. Quale altra risposta si aspettava? La ragazza riprese a piangere.«Non voglio... non voglio...» si abbracciò le spalle, col capo chino. «Perché? Perché mi hanno mutata?» urlò poi d'un tratto, dando sfogo alla sofferenza. Marcus non si scompose. Le diede le spalle per infilarsi la camicia e la casacca corta. Il tatuaggio del sole fu per un momento ben in vista e la ragazza sussultò di sorpresa. 

«Non credo si aspettassero di trasformarti. Il sangue umano si è molto indebolito in questi secoli e soccombe al germe del vampiro. Volevano semplicemente mangiare» disse, con la sua calma glaciale. Si allacciò la casacca, facendola aderire ai pettorali scolpiti. «Vado a prenderti da mangiare» disse poi, e la ragazza non ebbe il tempo di chiedere cosa intendesse che Marcus era già sparito fuori, sotto il sole.

Tela di Tenebre - ResurrezioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora