PROLOGO

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"E ora mandiamo in radio il singolo Silver dei Black Leather Jackets, che dopo cinquantaseisettimane sul gradino più alto del podio, scendono al secondo posto. Peccato per questo promettentegruppo che..." 

Con un gesto di stizza, spensi la radio, facendo tacere la voce gracchiante dello speaker radiofonico. 

Volevo silenzio, volevo buio, volevo pace. 

Presi il mio quaderno dalla copertina in cuoio, le pagine ingiallite da lacrime e ricordi, e mi accomodaisul grande dondolo in giardino. 

Milo con un salto si accoccolò sulla mia pancia; accarezzai il suo lungopelo maculato, molto simile a quello di un ghepardo. Lui fece le fusa e si addormentò con unsospirone.Almeno uno di noi avrebbe dormito quella notte. 

La grande luna piena illuminava quella tiepida serata primaverile. 

Da lontano, le cicale cantavano unamelodia alienante. Tutto aveva un qualcosa di surreale e trascendentale. 

Presi la mia medicina e, con il batticuore, aprii il quaderno, mentre i ciondoli a forma di timone ebussola tintinnavano. 

Per l'ennesima volta, mi chiesi perché mi avessero convinto a fare una stronzatadel genere. 

"Devi scrivere per liberarti, affida tutto alla tua penna," mi tornarono alla mente le sue parole, che miaveva sussurrato in una notte molto simile a quella. 

Non so cosa mi abbia spinto, adesso, a prendere questa decisione. Forse la sciocca pretesa di sentirlovicino, se avessi ascoltato il suo consiglio. Forse il fatto che una volta toccato il fondo, non si può farealtro che risalire, in un modo o nell'altro. Forse il fatto che, ad un certo punto, si senta il bisogno disvuotarsi, di vomitare tutto: pensieri, parole, sensazioni, emozioni, e di affidarli a qualcuno che non cipossa giudicare. 

Perché, per quanto ci sforziamo, noi tendiamo sempre a giudicare; soprattutto se la persona davanti anoi è esposta, vulnerabile. 

Ci ergiamo su un piedistallo e snoccioliamo consigli non richiesti e giudiziperfidi.Perché ci si rende conto di essere vulnerabili nel momento in cui si soffre. 

O, forse, semplicemente, avevo bisogno di rivedere quelle immagini, di provare nuovamente quelleemozioni, di rivederlo di nuovo. 

Avevo bisogno di ricordarlo, di non dimenticarlo. Di fissarlo per benenella mia mente e di scolpirlo ulteriormente nel mio cuore.Avevo bisogno di sentirlo, in maniera tangibile, forte, in maniera profonda, viscerale. 

Sfilai la Marlboro dal pacchetto appoggiato sul tavolinetto in legno, l'accesi e mi riempii le narici e lagola di fumo, insicurezze e paranoie, chiedendomi se fossi pronta. 

Mi chiamo Serena, anche se ultimamente non so piùchi io sia, e voglio raccontarvi una storia.

 Una storia che è fatta di sogni infranti; promesse non mantenute, giuramenti spezzati. Una storiad'amore da film adolescenziale, una storia di amicizie profonde.Una storia.Sicuramente come tante. 

Sicuramente meno bella di altre, meno avvincente, meno profonda, meno diqualsiasi altra cosa. 

Ma è la mia. 

La mia e di un amore che, come tanti, cambia inevitabilmente tutto quello che di più profondo cipossa essere in una persona. Il suo essere sé stessa. 

Quindi mettetevi comodi, oppure no, come preferite. 

Fin dove volano gli aquiloni.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora