4.1" Riprendersi"

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Lo ammetto: in questi ultimi anni ho letto poco.
Il mio rapporto con la scrittura e di conseguenza con la lettura, è qualcosa che non ho mai messo in discussione perché è sempre stato uno spazio comodo e sicuro per creare, imparare e immaginare.
E prometto, in questa breve ammissione di colpa, che non darò ( come solito fare) la colpa alla mancanza di tempo, ai pochi soldi, alla mancata ispirazione.
Ovviamente tutti fattori che hanno contribuito.
Ma in periodi di fatica, il costante remainder che tutto ciò che scrivevo faceva schifo, ha smussato la frenesia del " voglio sapere come va a finire".
Pur sapendo che fare schifo è fondamentale per imparare e che alla fine se si fa qualcosa e si arriva fino in fondo, non lo si fa per "essere bravi", almeno non solo.
Ma perché se ne sente il bisogno.
E questa necessità di congelare su carta i pensieri, delle immagini, dei dialoghi, lasciarli fluire ed estendersi su una pagina bianca, non è mai scomparso.
Ma la paura che l'unica cosa a cui teniamo così tanto possa essere un grande disastro mi fermava dalla voglia di continuare.
Non so, se sono la sola. Ma credo fermamente che sia difficile che solo una persona abbia provato questa cosa qui. È molto umano, avere paura, scappare. Rifugiarsi in qualcosa che non ci giudicherà.
E in realtà non c'è colpa.
Alla fine, come ci insegnano i romanzi, le storie travagliate sono sempre le più interessanti, giusto?
Ho atteso, pazientemente,
di ritrovarmi a mio agio d'avanti ad un libro. Ho riscoperto l'odore della carta appena stampata e di quella stantia. Ed ho permesso ad i miei occhi di scorrere tra quelle parole liberamente sapendo di conoscere 1% ( se vogliamo essere gentili) di quello che avrei dovuto/voluto conoscere.
Ed ho pian, piano ricordato il perché avessi iniziato a costruire storie, per me.
Non per essere letta.
Non per essere pubblicata.
Non per essere giudicata.
Semplicemente perché è quello che amo.

Parlando di scritturaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora